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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio Oliver Degenhardt, presi i tre colpevoli: erano fuggiti dall'Italia

Arrestata anche una quarta persona, un 44enne artista di strada, padre di uno tre. I tre catturati in Romania e Norvegia

Un incontro programmato via chat, forse per un rapporto sessuale, forse per una semplice chiacchiera. Poi la lite cruenta, degenerata in omicidio prima e rapina poi. Per  cancellare ogni traccia infine l'incendio. Tutto tra le 23.10 e le 24 del 6 novembre. Cinquanta minuti: tanto è servito a Laurentiu Dragan, a Costantin Andronache e a Sebastian Zamfir per mettere fine alla fine di Oliver Degenhardt, 49enne manager tedesco trovato morto lo scorso 6 novembre in un appartamento di via dei Volsci. Si è risaliti a loro al culmine di una complessa indagine che ha visto protagonisti i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma e le polizie di Romania e Norvegia, paesi scelti dai tre per nascondersi. Ora sono accusati di concorso in omicidio volontario. 

L'INCONTRO - Degenhardt conosceva Dragan. Sono i contatti via facebook e chat a a raccontarlo. Si erano sentiti già in passato. Ed è esaminando uno scambio tra i due che si è riusciti a capire che già alle 19 del 6 il manager tedesco aveva intenzione di fissare un incontro con Laurentiu e i suoi amici. Anche Zamfir era noto al 49enne, anche tra loro c'erano stati contatti. A fissare l'incontro è però Dragan. Alle 22.30, finita la cena con la collega, l'avviso. Alle 23.10 Degenhardt sale con i tre romeni in casa. Entrano quindi in casa invitati dal manager di Wiesbaden. Probabilmente viene consumato un rapporto sessuale. Poi però qualcosa scatena una lite. Forse i tre provano a portare via degli oggetti dall'appartamento di via dei Volsci, il manager reagisce e ne nasce una colluttazione. 

L'OMICIDIO - Degenhardt muore. L'autopsia dirà che a provocare la sua morte saranno delle lesioni al torace e al collo. I tre si rendono conto di aver ucciso il 49enne e decidono di dare fuoco a tutto. Prima però svaligiano l'appartamento, portando via cellulari e preziosi. Quindi l'incendio che anticipa la loro fuga. A mezzanotte arriva la chiamata ai vigili del fuoco che, domando il rogo, trovano il manager tedesco morto. 

I RILIEVI - La scena del crimine è compromessa e solo grazie al lavoro certosino dei carabinieri si riescono a individuare dettagli e prove poi decisive. "E' stato un lavoro complesso", spiega il colonnello Giuseppe Donnarumma comandante del Reparto Operativo dei Carabinieri di Roma. "Abbiamo refertato ogni minimo dettaglio ed abbiamo lavorato per dare un abito ad ogni dettaglio. Alla fine siamo riusciti ad incastrare tutti i pezzi del puzzle". 

I TABULATI - Il primo tassello è stata un'impronta lasciata da Costantin Andronache su una scatola di cellulare. Da lì si è riusciti a collocare il 23enne sulla scena del crimine.  L'esame dei tabulati (ulteriore tassello) del telefono di Degenhardt hanno mostrato i contatti del manager tedesco con Dragan, ma anche con un'utenza francese. Quest'ultima, all'inizio delle indagini, si pensava fosse in uso di Andronache. I successivi riscontri hanno evidenziato come la stessa fosse in realtà in uso a Zamfir. 

LA REFURTIVA - Le utenze in questione dalla notte dell'omicidio sono risultate spente. Impossibili individuarli. I tre avevano infatti deciso di darsi alla fuga, non prima però di aver consegnato la refurtiva al padre di Laurentiu Dragan, artista di strada dimorante in una baracca sotto il ponte della musica. Anche per questo Ionel Dragan è stato arrestato: per lui le accuse sono di favoreggiamento e ricettazione. 

LA FUGA - La fuga ha avuto inizio con un pullman preso a Tiburtina. I tre hanno raggiunto la Romania. Andronache si è poi diretto in Norvegia. Credevano di averla fatta franca, ma nel frattempo in questo mese di tempo i carabinieri sono riusciti a ricostruire quanto accaduto. Andronache e Dragan si trovavano alla stessa ora a San Lorenzo. La circostanza ha portato a collocarli entrambi sulla scena del crimine. L'impronta digitale dell'Andronache costituiva un'ulteriore prova. Il resto l'hanno fatto le intercettazioni.

LA COLLABORAZIONE DELLA POLIZIA ROMENA - "E' stato a questo punto", spiega Lorenzo D’Aloia, Comandante del Nucleo Investigativo di Roma, "che abbiamo allertato la polizia romena. Nonostante ci mancassero delle prove per poter far scattare l'arresto, gli agenti hanno attenzionato comunque i sospettati, evitando che si disperdessero ulteriormente". E' stata la perquisizione a casa di Dragan a far scattare l'arresto. Nei giorni successivi si è quindi risaliti anche a Zamfir che si poi scoperto essere il reale utilizzatore dell'utenza francese che ha contattato Degenhart.

E' stata un'indagine complessa e articolata con investigazioni tradizionali e moderne - ha detto nel corso della conferenza stampa il Comandante provinciale dei carabinieri Salvatore Luongo - che ha permesso di catturare pericolosi malviventi con precedenti. È stata importante anche la fattiva collaborazione della polizia romena".

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