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Cronaca Ostia

Omicidio Ostia, per i medici era infarto e non aggressione. "Milon è stato ucciso due volte"

I due ventenni sono conosciuti nel quartiere. Davanti le telecamere Rai solidarizzarono con Roberto Spada. La Polizia indaga su espisodi analoghi

"Devono restare in carcere per sempre". Sono le parole di Shahin Ahamed, fratello di Milon Sayal il 33enne del Bangladesh morto dopo una rapina subita ad Ostia. Il messaggio è indirizzato a Niko Caldiero e Naomi Caruso, marito e moglie di 20 anni rispettivamente detenuti a Regina Coeli ed a Rebibbia perché gravemente indiziati di "concorso in omicidio e rapina". I due giovani sono stati arrestati dalla Polizia che, tuttavia, sta proseguendo le indagini sulla coppia. Secondo gli inquirenti, infatti, non sono escluse altre estorsioni a luci rosse. 

L'autopsia sbagliata su Milon Sayal 

"Mio fratello era una persona per bene, aveva la passione per il pattinaggio. Li vorrei vedere in faccia quei due e dirgli che devono restare in galera - racconta ancora Shahin a RomaToday -. Ad Ostia non c'era mai stato prima. All'inizio ci hanno detto che era morto perché beveva. Non ci abbiamo mai creduto anche perché era diventato musulmano praticante. Milon è stato ucciso due volte". Già perché, secondo il ragazzo del Bangladesh, c'è stata anche una poco limpida gestione medica del caso di Milon.

Il 33enne aggredito, a calci e pugni in via Enea Picchio, fu soccorso da alcuni passanti. Dopo un primo ricovero al Grassi di Ostia, il trasferimento al San Camillo dove è morto. "Ci hanno detto che la causa era un infarto", dice Shahin. Versione ribadita anche dall'avvocato Nicolino Sciarra che ora segue il caso e a RomaToday spiega: "La prima autopsia fatta sul corpo di Milon è stata eseguita superficialmente. Hanno riferito di aver 'sentito odore di alcol' e che il giovane fosse morto 'per un infarto', quindi per cause naturali".

Le indagini sulla morte di Milon Sayal 

La famiglia, però, non ci crede. Parenti e amici non si danno pace. La comunità bengalese, ad aprile, fa un sit in davanti al porto di Ostia per chiedere di conoscere la verità. Così viene eseguito un secondo esame autoptico. Qui si apre un nuovo scenario: nessuna traccia di alcol e la presenza di sangue in testa, verosimilmente una emorragia celebrale. "Abbiamo acquisito le cartelle cliniche", sottolinea l'avvocato Sciarra. 

A dare supporto alla battaglia per conoscere la verità sulla morte di Milon gli investigatori del commissariato del Lido. "Voglio ringraziare Fabio e Paolo, i due agenti di Ostia che ci hanno supportato", vuole ribadire a gran voce Shahin. 

Milon Sayal-2

Tra una autopsia e l'altra la famiglia bengalese cambia legale, poi tappezza la zona del lungomare con volantini con il viso di Milon Sayal. Le indagini prendono piede ed in 7 mesi si arriva all'arresto di Niko Caldiero e Naomi Caruso. Gli inquirenti ricostruiscono gli spostamenti di Milon, rintracciando anche l'iPhone comprato solo due settimane prima dal 33enne e che, nel frattempo, la coppia aveva venduto ad un altro ragazzo che a sua volta l'aveva ceduto a un suo conoscente.

Indagini su rapine ed estorsioni di Niko e Naomi

Quindi le intercettazioni con "parole inequivocabili" dette dai due ventenni di Ostia Nuova. Gli investigatori sospettano episodi simili. Una serie di trappole on line dal sistema collaudato. Naomi, che nelle chat si faceva chiamare 'Alessia', con falsi annunci prometteva incontri a luci rosse.

Sesso facile, mai consumato perché ad attendere la vittima c'era anche Niko. A quel punto scattava la rapina, violenta, o l'estorsione con ricatto. Così, secondo l'accusa, è successo anche a Milon. La Polizia indaga scandagliando anche altre denunce simili depositate ad Ostia. I sospetti ci sono. 

Niko Caldiero e Naomi Caruso-2

I due ventenni sono conosciuti nel quartiere che ospita anche i palazzi dove spadroneggiano i membri del clan Spada. Naomi e Niko furono intervistati su Rai 3, alle telecamere diedero la loro solidarietà a Roberto Spada ("una bravissima persona") dopo l'aggressione al giornalista di Nemo Daniele Piervincenzi. Raccontavano di "aver fatto qualche sciocchezza" quando erano giovani. Una intervista avvenuta un mese dopo l'aggressione mortale a Milon dove i due sottolineavano di volere "una vita normale".

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