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Cronaca

Il giro di spaccio e quel "regalo" da 70mila euro di Del Grosso a De Propris: cosa c'è dietro l'omicidio di Luca Sacchi

Le indagini raccontano come De Propris fosse un fornitore di sostanze stupefacenti e armi. Se Del Grosso è l'esecutore dell'omicidio, l'ombra del 22enne di San Basilio aleggia prepotentemente sul fatto

Nessuno potrà mai confermarlo con certezza ma la vita di Luca Sacchi potrebbe essere cambiata definitivamente il 13 giugno scorso. Forse quel giorno, mentre la polizia sequestrava oltre 70mila euro a due persone a bordo di una Smart, le linee del destino si sono mosse e le vite del 24enne personal trainer ucciso e quella di Marcello De Propris hanno iniziato a viaggiare verso la stessa direzione trovando in Valerio Del Grosso, esecutore dell'omicidio con la pistola prestata da De Propris, il fatale punto in comune.

70mila euro nel destino di De Propris, Sacchi e Del Grosso

Già, perché a bordo di quell'auto piena di soldi c'era proprio De Propris. Un bella cifra, sequestrata, che il 22enne di San Basilio immagina di poter avere di nuovo tra le mani quando Del Grosso, il 23 ottobre, lo ingolosisce: rapinare potenziali acquirenti di droga con cui aveva organizzato uno scambio, 15 chili di marijuana per 70mila euro. Il colpo gobbo però finisce in tragedia con la morte di Luca Sacchi, l'unico che secondo la Procura "non sapeva nulla del giro di droga". Venerdì De Propris è stato raggiunto da due distinte misure cautelari: una, quella relativa all'omicidio Sacchi, l'altra per spaccio di stupefacenti. 

La Coca Express di De Propris

Andiamo con ordine. Tredici giugno 2019. Durante un controllo stradale la polizia ferma una Smart: al volante un uomo, con lui c'è anche Marcello De Propris in possesso di una modifica quantità di sostanza stupefacente. All'interno dell'auto una busta, sul tappetino lato passeggero: ci sono oltre 70mila euro. Denaro sequestrato e che ha dato il via ad una attività di indagine.

Grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali è così emerso che quella somma sequestrata fosse frutto di una avviata attività di spaccio facente capo proprio a Marcello De Propris, gestore  di piazze di spaccio a Ponte di Nona (dove c'era anche il deposito della droga) e Tor Sapienza. Un sistema di vendite dello stupefacente (hashish e cocaina) che veniva fatto anche a domicilio come raccontato dagli inquirenti nell'operazione Coca Express.

Il gruppo criminale (oltre a Marcello De Propris sono stati raggiunti da misura cautelare anche il padre Armando, Marco M. e Fabio P.) generava un giro d'affari di decine di migliaia di euro. Un movimento di denaro ingente per la banda di De Propris che, tuttavia, doveva far i conti anche con i 70mila euro persi perché sequestrati dalla polizia a giugno.

Le intercettazioni e l'omicidio Sacchi

Ma cosa c'entra Marcello De Propris con l'omicidio di Luca Sacchi? E come viene collegato al caso?

A portare gli inquirenti sulle sue tracce sono le intercettazioni. Il lavoro dei carabinieri, rimettendo insieme i pezzi del puzzle dell'operazione Coca Express, ha permesso di delineare meglio il quadro dell'omicidio. Dopo l'arresto di Valerio Del Grosso (materiale esecutore del delitto) e di Paolo Pirino, suo complice, restavano infatti dei dubbi.

Il 24 ottobre, giorno dopo l'assassinio di Sacchi, in una intercettazione Fabio P. (spacciatore sodale di De Propris) parlando con la fidanzata fa riferimento a un "casino" successo il giorno prima "combinato" da Marcello.

"Non posso parlà per telefono. Sto cazzo de Marcello è un macello", dice. Cenno colto dalla fidanzata che risponde: "È lui che ha fatto i danni vè?". Gli articoli dei giornali, in quelle ore, avevano ormai fatto il giro del quartiere: a San Basilio e Casal Monastero la voce si era sparsa.

La notte dell'omicidio di Luca Sacchi: cosa è successo

Facciamo un passo indietro. 23 ottobre: Del Grosso ha tra le mani un affare. Lui, padre da poco e pasticcere, vuole un guadagno extra e lo spaccio gli assicura quella opzione. Giovanni Princi, amico di vecchia data di Luca Sacchi, lo contatta: vuole della droga. La trattativa si chiude: 15 chili di marijuana per 70 mila euro.

Prima però ci sono dei punti da limare. Due emissari di Del Grosso vengono mandati a Colli Albani per controllare che il denaro ci sia. C'è e lo tiene una ragazza bionda, Anastasia, in mazzette da 20 e 50 euro. Sono tanti quei soldi, fanno gola. E così in Del Grosso scatta qualcosa.

Chiama il fornitore, De Propris. Alle 21:20 i due si sentono. De Propris comunica a Del Grosso di aver dato disposizioni perché venisse preparato lo stupefacente. Alle 21:30 Del Grosso contatta ancora De Propris e gli comunica l'intenzione di cambiare programma: non più la compravendita ma la rapina.

L'orario della conversazione corrisponde infatti a quello in cui Del Grosso incontra Princi e gli acquirenti: ha appena visto lo zaino che porta Anastasia con i soldi e si è allontanato per andare a prendere lo stupefacente come concordato. In quel momento accade evidentemente qualcosa nella mente del Del Grosso, forse frutto di una riflessione fatta con Pirino, suo complice.

"Sentime, sto con un amico mio che conosci, bello fulminato! Lo conosci. Ma se invece io vengo a prendeme quella cosa che mi hai detto ieri (la pistola ndr) e glieli levo tutti e settanta? Vengo da te… te faccio un bel re... (regalo ndr)".

De Propris, che forse accarezza l'idea di recuperare quel denaro che la polizia gli aveva sequestrato il 13 giugno, lo incalza, lo stimola. Alle 22:48, telefona a Del Grosso che in quel momento è arrivato in via Licata.

"Non poi capì Marcè quanti so'... non poi capì... me sta a partì la brocca proprio de brutto...". De Propris, nella stessa conversazione, ridendo, dice: "Te stai a cagà sotto... te stai a cagà sotto eh" ed è a quel punto che Del Grosso replica: "io invece voglio fa un casino", comunicando al sodale di essere pronto all'azione. Quei 70mila euro Del Grosso, Pirino è De Propris li sentono già in tasca.

Poco dopo le 23 avviene la rapina, la colluttazione quindi la tragedia: Del Grosso spara e uccide Luca Sacchi.

Il giorno dopo l'omicidio

I contatti tra i due proseguiranno il giorno dopo l'omicidio quando De Propris, con tono comprensibilmente adirato, ha inviato a Del Grosso un sms per riavere la restituzione della "tuta" (la pistola ndr): "Mongoloide portame a tuta".

Non solo, è sempre De Propris a contattare più volte la fidanzata di Del Grosso per coordinare la ricerca di un posto dove nasconderlo, prima che la situazione precipiti. Fu poi la madre del killer ad aiutare gli inquirenti nella cattura del figlio.

D'altronde De Propris, secondo il gip Costantino Robbio, "ha mostrato di essere pronto con la stessa disinvoltura sia a fornire in breve tempo un ingente quantitativo di stupefacente (...) sia le armi per il compimento di rapine in danno di altri gruppi criminali".

Resta solo un (grande) interrogativo a cui dare risposta: che fine hanno fatto quei 70 mila euro custoditi nello zaino di Anastasia (ritrovato vuoto a Tor Bella Monaca) e rapinati da Pirino e Del Grosso?

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