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Cronaca

Omicidio Diabolik, patto tra i signori della droga dietro la morte di Piscitelli

L'omicidio, secondo la ricostruzione del pm Nadia Plastina, sarebbe così lo sbocco dei tanti sgarbi fatti ad altri pusher sulla piazza capitolina

Un patto tra i signori della droga di Roma per eliminare Diabolik dallo scacchiere criminale della Capitale. È lo scenario che emerge dalle indagini sull'omicidio di Fabrizio Piscitelli, il capo ultrà della Lazio ucciso mercoledì 7 agosto sera mentre si trovava su una panchina nel parco degli Acquedotti. La svolta al caso potrebbe quindi essere vicina.

La scalata di Fabrizio Piscitelli

Secondo chi indaga, Piscitelli forte del carisma guadagnato come capo degli Irriducibili e mosso dall'ambizione di scalare il mondo criminale, si sentiva intoccabile. Negli anni gli arresti eccellenti che hanno smantellato i clan Fasciani, Spada (sul litorale) e Casamonica (a Roma est), hanno rimescolato le carte. E così Diabolik aveva fiutato la possibilità di aumentare il suo livello delinquenziale.

Nel corso degli anni, secondo le indagini della Guardia di Finanza, è emerso come Fabrizio Piscitelli fosse in stretto contatto con personaggi di livello assoluto come Massimo Carminati e Michele Senese detto 'o pazzo. Insomma, un misto di ingredienti tra conoscenze, amici, aspirazione e desiderio di colmare il vuoto criminale che alcuni arresti eccellenti avevano determinato, sarebbero stato il motore per Diabolik che voleva sempre di più. 

Passi troppo lunghi, secondo qualcuno. Per gli inquirenti della Squadra Mobile, che hanno già hanno raccolto molti elementi sul caso, il 53enne leader degli Irriducibili avrebbe pagato il prezzo dell'eccessiva sicurezza in se stesso: si sentiva intoccabile e la modalità dell'omicidio, lo confermerebbe. 

Chi era Fabrizio Piscitelli, il Diabolik storico ultrà della Lazio

Patto tra clan per uccidere Diabolik

Ma chi voleva la sua morte? L'omicidio, secondo la ricostruzione del pm Nadia Plastina, sarebbe la conseguenza di una serie di sgarbi fatti ad altri pusher sulla piazza capitolina. Droga venduta invadendo spazi non di sua competenza, stecche richieste sullo spaccio di altri, debiti non saldati o crediti voluti tutti e subito.

Insomma, Diabolik si era allargato troppo e senza permessi o, comunque, senza accordi. Chi ha fatto fuoco avrebbe quindi agito su commissione. Il mandante, invece, potrebbe essere una persona, che però ha avuto l'ok da altri capi piazza.

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Due figure importanti sul caso Diabolik

L'attenzione degli investigatori, nelle ultime ore, si concentra ora su due nomi, non indagati e (al momento) non legati al delitto. Fabrizio Fabietti, anche lui precedenti per associazione e spaccio, che dopo l'omicidio risultava irreperibile e riapparso di fianco alla famiglia nei funerali di Diabolik: ascoltato come persona informata sui fatti ha negato di essere nelle vicinanze del Parco degli Acquedotti, ma i riscontri sui telefoni lo smentirebbero. 

L'altra persona è stata invece tirata in ballo da Rita Corazza, moglie di Diabolik. Si tratta di Alessandro Capriotti, 48 anni, trafficante detto 'Er Miliardero' per il suo stile di vita sfarzoso. Capriotti, anche lui non indagato, avrebbe negato di aver avuto un appuntamento in programma con Piscitelli. Entrambi sono già noti alle forze dell'ordine. Il cerchio si stringe sul caso dell'omicidio di Diabolik. 

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