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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio Cafasso: Testini nega di aver ucciso il pusher

Incastrato dalla fidanzata di Cafasso, il trans Jennifer, Testini torna ad essere figura chiave nell'inchiesta sullo scandalo Marrazzo. Intanto è ancora in corso la ricerca del video integrale

Nicola Testini, il maresciallo coinvolto nello scandalo Marrazzo, indagato con l'accusa di aver ucciso il pusher Gianguerino Cafasso,  continua a dichiararsi innocente ed estraneo ai fatti.  Considerato secondo l'inchiesta "la mente" dell'illecita operazione “ricatto”, ha negato ogni cosa. "E' una cosa assurda - ha detto dopo aver letto la notizia sui giornali - non c'entro nulla con tutta questa storia. Non sono stato io, sono innocente".

Il carabiniere della Compagnia Trionfale è indagato dalla Procura di Roma con l'accusa di avere fornito al pusher il mix letale di droga. E su questa droga che si stanno incentrando le indagini per capire se la sostanza stupefacente non fosse una ricompensa per "favori" avuti e se non provenisse da partite sequestrate. Del resto lo stesso gip che tenne in carcere Testini, il primo ad essere poi scarcerato, ricordò nel provvedimento "la pluriennale amicizia" tra il militare e lo spacciatore.

Il Gip, Sante Spinaci, che confermò, inizialmente, la sua custodia cautelare in carcere, ne aveva sottolineato la pericolosità definendolo "l'organizzatore dell'illecita operazione", ovvero dell'irruzione nell'appartamento di via Gradoli e di tutto ciò che ne è conseguito. Testini fu poi rimesso in libertà dal Tribunale del Riesame ma, da ieri, sono cambiate le carte in tavola. E il maresciallo che pensava di essere fuori dall'incubo è ripiombato dentro con una posizione ancor più scomoda.

Dopo la scarcerazione preventiva, Testini stava cercando di ritrovare la normalità nella sua casa in Puglia, assieme a sua moglie e i suoi tre figli. Un uomo responsabile e maturo nel suo paesino, una mela marcia a Roma. I suoi compaesani pugliesi lo descrivono come un uomo dedito alla famiglia, stimato dai suoi conoscenti e discendente da una generazione di marescialli.

In via Due Ponti, intato, alcune trans che dicono di conoscere bene Testini hanno dichiarato che: "Se Nicola si trova in questa situazione è soprattutto a causa della trans Jennifer, con la quale il carabiniere aveva una storia. E' stata lei a convincere Nicola e gli altri a incastrare Marrazzo”. Oggetto del ricatto è il famoso video ancora ricercato dagli investigatori nella sua versione integrale.

"Quel video che ritrae Marrazzo insieme al trans Natalie l'ho girato io col mio collega Tagliente", ha rivelato il carabiniere Luciano Simeone, interrogato ieri a Regina Coeli.  Simeone e Tagliente sono gli unici due dei quattro militare a stare ancora in cella. Di quel filmato fu montato un promo di poco meno di tre minuti (già acquisito dagli inquirenti), mentre la versione completa, destinata alla commercializzazione, incisa su un cd, secondo Simeone, fu consegnata a Cafasso e successivamente distrutta quando i carabinieri infedeli ebbero il sospetto di essere pedinati.

Nelle scorse settimane gli investigatori hanno rinvenuto un cd spezzato il cui contenuto non è stato possibile individuare. Gli inquirenti, comunque, continuano a dare la caccia a quel video. Ieri i carabinieri del Ros hanno effettuato una perquisizione nello studio dell'avvocato Marco Cinquegrana, difensore di Gianguerino Cafasso. Nel corso della perquisizione hanno proceduto all'acquisizione dell'hard disk del computer dell'avvocato e hanno effettuato la copia della memoria del pc portatile. Cinquegrana è stato tirato in ballo nell'inchiesta sempre da Simeone che, nel corso di un interrogatorio, ha detto di sapere che Cafasso aveva consegnato a lui una copia o l'originale del video.

Secondo il carabiniere interrogato, Cafasso conservava il video in una pen-drive. L'avvocato ha confermato che il pusher gli chiese di aiutarlo a piazzare il video e in particolare di metterlo in contatto con qualche giornalista. L'interesse degli inquirenti per il recupero del video integrale che immortala Marrazzo assieme a Natalie è legato alla necessità di verificare se, oltre all'ex governatore, alla trans e ai carabinieri già noti, ci fossero altre persone nell'appartamento di via Gradoli e se la droga fosse già nell'abitazione.


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