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Cronaca

‘Ndrangheta, la Santa investiva su Roma. Preso il figlio del boss

Due persone arrestate oggi a Roma, uno dei quali sembrerebbe essere il figlio di Nicola Alvaro, boss della cosca locale. Sequestrati anche due locali, intestati a soggetti di 'comodo'

La Santa, meglio nota come ‘ndrangheta, investiva da anni i suoi capitali, frutto di attività malavitose, anche nel circuito dell’economia romana. Situazione già nota al Ros, che nel 2009 segnò un colpo ai danni della cosca calabrese, sequestrando beni per un valore di 200 milioni di euro.

OPERAZIONE ‘RILANCIO’ - L’operazione ‘Rilancio’, avviata dal Ros nel 2007, ha condotto oggi a 2 nuovi arresti, mettendo sotto indagine 17 persone e sequestrando due locali. L’operazione ha "documentato - sottolineano gli investigatori - l'elevato livello di penetrazione raggiunto dalla cosca Alvaro nel tessuto economico capitolino, attraverso l'acquisizione di numerose attività commerciali e imprenditoriali con capitali illeciti, e ha individuato la fitta rete di prestanome, ben 27, utilizzati per aggirare le possibili iniziative giudiziarie". 
 
L’OPERAZIONE DI OGGI - Nell'ambito della stessa indagine sono stati sequestrati oggi altri due bar: 'Il Naturista', in via Salaria 121, e 'Pedone', in via Ponzio Comino 74, per un valore superiore ai due milioni di euro. Sono stati inoltre trattenuti, dai Carabinieri del Ros, due personaggi chiave della cosca Alvaro, a prova dell'elevato livello di penetrazione nel tessuto economico capitolino. L'operazione è scattata all'alba, quando i Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale, affiancati dal comando provinciale, hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Roma, su richiesta della Procura distrettuale antimafia.
 
PRESO IL FIGLIO DEL BOSS - Gli arrestati sono Vincenzo Alvaro, detto 'Beccauso', figlio del boss Nicola Alvaro di 84 anni e ritenuto capo cosca del 'locale'. Il secondo è Damiano Villari, considerato dagli investigatori un 'soggetto di elevato spessore delinquenziale''. Entrambi sono accusati di "intestazione fittizia di beni" con l'aggravante mafiosa. La stessa accusa è stata contestata a 17 indagati, ora a piede libero ma sottoposti a perquisizioni. 
 
LA COSCA DEGLI ALVARO - Secondo gli investigatori, i provvedimenti cautelari hanno colpito una costola laziale della cosca 'ndranghetista degli Alvaro. Originaria dei comuni di Sinopoli e Cosoleto (Reggio Calabria), l’organizzazione criminosa sarebbe, da anni, dedita al riciclaggio di capitali illeciti, attraverso l'acquisizione di attività commerciali su Roma. 
 
I PRIMI SEQUESTRI DEL 2009 - La storia si ripete. Già nel 2009 erano stati messi i sigilli al ‘Cafè de Paris’, culla della Roma bene negli anni della dolce vita. Furono sequestrati in quell’occasione anche il sofisticato ‘George’s’ di Via Marche e una decina di altri bar e ristoranti del centro storico di Roma, prova inconfutabile di un investimento di oltre 200 milioni di Euro sulla capitale, da parte della ‘ndrangheta. Un sequestro che però, secondo gli inquirenti, non ha fermato l'attività delinquenziale in questione, tanto che Alvaro avrebbe acquistato nuove attività commerciali, intestandole a soggetti di comodo "al fine - spiegano i Carabinieri - di occultarne la reale titolarità e 'oscurare' la sua presenza nella Capitale". Si tratta, in particolare, dei due bar sequestrati oggi a Roma.
La stessa indagine aveva portato all'arresto di 12 persone, accusate di associazione per delinquere finalizzata all'introduzione in Europa di "ingenti quantitativi di merce contraffatta proveniente dal Vietnam".
 
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