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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

La droga dei Narcos per le piazze di Roma: così Casamonica trattava con il cartello colombiano

L'organizzazione criminale aveva organizzato il trasporto via aerea di 7 tonnellate di cocaina. Cinque le persone in manette

Cartelli colombiani, agenti sotto copertura, la collaborazione internazionale fra Guardia di Finanza, polizia svizzera e la DEA (la Drug Enforcement Administration) e soprattutto cocaina, cocaina purissima. Ben sette tonnellate (ovvero 7mila chili), in grado di saturare il mercato romano della polvere bianca ma non solo. Il tutto pagato con denaro contante, circa 10 milioni di Euro la stima del pagamento cash del carico destinato alla Capitale, e mai arrivato a destinazione dopo l'arresto, ad indagine in corso, di uno dei vertici dell'organizzazione criminale. Sono gli elementi che potrebbero condire una delle tante serie televisive sui narcos del Centro e Sud America, ma in questo caso la realtà supera la finzione. 

A decapitare l'organizzazione transnazionale di narcos nostrani l'operazione "Brasile Low Cost" che ha portato ad arrestare cinque persone ritenute a capo del sodalizio criminale. Fra loro Salvatore Casamonica, già in carcere al regime del 416 bis nell'ambito dell'Operazione Gramigna (qui il link all'operazione). Assieme a lui il suo luogotenente e due criminali di spicco, un albanese ed un montenegrino, a cui si aggiunge una quinta persona, un italiano,  destinatario della misura degli arresti domiciliari.

Ad essere raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere Salvatore Casamonica (43 anni), attualmente in carcere; Silvano Mandolesi (classe 1968), attualmente agli arresti domiciliari; Tomislav Pavlovic, montenegrino di 40 anni; Dorian Petoku, albanese di 31 anni, e Marcello Schiaffini, 52 anni, destinatario della misura degli arresti domiciliari. I cinque, al termine dell'Operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Roma, dovranno rispondere di traffico internazionale di cocaina. 

Nello specifico Salvatore Casamonica, membro apicale dell'omonimo clan, è ritenuto referente, per l'organizzazione criminale, delle importazioni di stupefacente del Sud America. Secondo quanto accertato dagli investigatori il 42enne "manteneva contatti diretti con i narcos colombiani, occupandosi del finanziamento dell'organizzazione e degli aspetti organizzativi connessi all'importazione della cocaina, poi destinata ai referenti di numerose piazze di spaccio di Roma e Napoli".

Sette tonnellete di cocaina dalla Colombia a Roma: il video 

Silvano Mandolesi è invece ritenuto il "luogotenente di Salvatore Casamonica". Nell'estate del 2018 è stato tratto in arresto perchè trovato in possesso, nel garage della propria villa ai Castelli Romani, di circa mezza tonnellata di hashish. "Braccio destro di Casamonica lo affiancava nella gestione dei rapporti con i fornitori e nella fase successiva all'arrivo dello stupefacente in territorio nazionale, coadiuvandolo nello smistamento della droga". 

Tomislav Pavlovic, montenegrino, classe 1979, ritenuto soggetto di "notevole spessore criminale", il 40enne risulta "legato ad una serie di pregiudicati dediti alla commissione di rapine, alla detenzione di armi ed al traffico di sostanze stupefacenti".  Secondo quanto accertato dagli investigatori "curava gli aspetti logistici connessi allo stoccaggio dello stupefacente ed al successivo caricamento a bordo di aeromobili, per la successiva importazione in Europa".

DEA ed agenti infiltrati: così è stata sgominata la banda di narcotrafficanti 

Nel corso delle indagini sono state riscontrati diversi viaggi dell'uomo in Brasile. Il nome di Pavlovic era stato ascoltato in alcune telefonate intercettate nell'ambito dell'Operazione Mondo di Mezzo (Mafia Capitale) in cui Brugia e Carminati parlavano di lui come di un "pericoloso criminale" che usava le armi per risolvere gli affari in corso. 

Dorian Petoku, è invece un "cittadino albanese emerso in numerose indagini antidroga per essere stato a lungo uno dei luogotenenti del noto narcotrafficante Arben Zogu (suo connazionale), attualmente ristretto presso il carcere di Spoleto". Al pari di Salvatore Casamonica "è emerso quale personaggio in diretto contatto con organizzazioni narcotrafficanti sudamericane, con cui si relazionava allo scopo di realizzare le importazioni di stupefacente dal Brasile all'Italia". 

A notificare un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del locale Tribunale a carico di 4 elementi di spicco dell’organizzazione e un fiancheggiatore del sodalizio i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza capitolina e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata. Due degli arrestati sono stati fermati a Tirana, in Albania, ed all'aeroporto di Ciampino, dove alle 11:00 di questa mattina il cittadino montenegrino doveva prendere un volo per Bogotà, in Colombia

Casamonica, Mandolesi, Pavlovic e Petoku, tutti pluripregiudicati, il primo recentemente colpito da un provvedimento coercitivo nell’ambito della nota operazione “Gramigna" per il delitto di associazione mafiosa – sono indagati, a vario titolo, per essersi fatti promotori di un “cartello” di gang operanti nel settore del narcotraffico, consorziatesi allo scopo di finanziare e organizzare l’acquisto di ingenti partite di droga, destinate ad alimentare le piazze di spaccio romana e napoletana.

In tale contesto, Salvatore Casamonica ha svolto un ruolo di primissimo piano, intrattenendo, con il contributo del suo luogotenente Silvano Mandolesi, contatti con narcos sudamericani, con i quali stringeva accordi per l’importazione in Italia dell’intera produzione annua di cocaina loro riferibile, stimata in circa 7 tonnellate.

I trasporti dei carichi di droga dovevano avvenire utilizzando un aereo privato, sul quale sarebbe stata stivata circa 1 tonnellata di droga per viaggio. Contemporaneamente, Petoku si relazionava con taluni narcotrafficanti brasiliani per reperire ulteriori quantitativi di stupefacenti, supportato dal sodale Pavlovic, il quale si recava, a più riprese in Brasile, nella città di San Paolo, per curare gli aspetti logistici dell’illecito traffico, adoperandosi – con l’ausilio di gruppi criminali autoctoni – nel tentativo di corrompere funzionari doganali in servizio presso lo scalo aeroportuale della metropoli brasiliana, allo scopo di eludere eventuali controlli.

Marcello Schiaffini risponde, invece, del reato di favoreggiamento personale, per essersi fatto latore, in più circostanze, di messaggi del Casamonica indirizzati agli altri sodali, onde evitare contatti diretti tra gli indagati e minimizzare, conseguentemente, il rischio di essere intercettati.

Le indagini di tipo “tradizionale” sono state accompagnate da una strutturata “operazione speciale”, avviata dagli investigatori del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria e dello S.C.I.C.O. attraverso l’infiltrazione nell’organizzazione criminale di agenti undercover (ovvero sotto copertura), che sono riusciti a entrare in contatto con Casamonica, conquistandone la fiducia e ottenendo dal pregiudicato compiti di assoluta delicatezza, fondamentali ai fini del perfezionamento delle importazioni di droga, fino al reclutamento del pilota e dell’aereo a bordo del quale sarebbe stata trasportata la droga. 

A tal fine, si è rivelata preziosa la collaborazione con la D.E.A. statunitense, che ha messo a disposizione dell’Autorità giudiziaria italiana un proprio agente e un aeromobile. Successivamente, considerato che gli indagati avevano mutato i propri progetti delittuosi, individuando nell’aeroporto della cittadina svizzera di Sion il luogo di arrivo in Europa dello stupefacente, veniva intrapresa, tramite la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, una proficua attività di cooperazione internazionale con la Polizia di Ginevra. 

Anche quest’ultima disponeva l’impiego di un proprio agente under cover, che si fingeva funzionario doganale in grado di garantire l’uscita “sicura” del narcotico.

L’importazione della cocaina – il cui quantitativo, già disponibile in Sud America, è stato stimato tra i 500 e i 1000 chili, a fronte di un “investimento” da parte dell’associazione per delinquere pari a circa 4,5 milioni di euro – non si concretizzava atteso che, nel luglio del 2018, Salvatore Casamonica veniva arrestato, in applicazione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Roma, all’esito della citata indagine “Gramigna”.

Tale circostanza determinava l’interruzione dei contatti tra gli indagati e gli agenti sotto copertura e, in definitiva, l’abbandono dell’ambiziosa iniziativa criminale, venuto meno il principale “promotore” e finanziatore. Ciò nonostante, le granitiche fonti di prova raccolte hanno consentito all’Autorità Giudiziaria di emettere l’odierno provvedimento di cattura.

L’operazione è in corso nel Lazio e in Toscana, nonché in territorio albanese, dove, in collaborazione con le locali autorità di polizia, attivate dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia del Ministero dell’Interno in sinergia con il II Reparto del Comando Generale della Guardia di Finanza, si è proceduto alla cattura di Dorian Petoku. 
 

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