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Cronaca Flaminio / Largo Maresciallo Diaz

Roma-Porto: tifosi non rispettano posto allo stadio, multe da 167 euro

I cinque spettatori a rischio Daspo qualora venissero ricolti in fallo nel corso di questa stagione. L'avvocato Contucci: "Tifosi di Roma e Lazio usati come cavie sacrificali"

Cinque multe da 167 euro ciascuna per "non aver rispettato il posto allo stadio in occasione della gara giocata allo Stadio Olimpico tra Roma e Porto". Cinque tifosi che rischiano, in caso commettessero la stessa infrazione nel corso della stagione calcistica appena cominciata, un Daspo, con tutto quello che questo comporta, quale possibile licenziamento dal posto di lavoro o impossibilità, nel caso si tratti per esempio di un imprenditore, di contrattare servizi e lavori con la pubblica amministrazione. Prosegue il pugno duro del Ministero dell'Interno e della Questura di Roma nei confronti dei "tifosi indisciplinati", immortalati dalle immagini di sicurezza nel Settore 20-21 Curva Sud dell'impianto sportivo del Foro Italico. Quello stesso cuore caldo del tifo già diviso in due dall'inizio della scorsa stagione calcistica e che ha portato migliaia di spettatori a disertare lo stadio.   A loro carico una multa, come detto da 167 euro, per non aver occupato il proprio posto e per aver sostato sulla balaustra "struttura non specificatamente destinata allo stazionamento del pubblico". 

ANNO NUOVO VECCHIE SANZIONI - Dunque proseguono le politiche di 'sicurezza' concentratesi dall'inizio della scorsa stagione calcistica solo ed esclusivamente allo Stadio Olimpico di Roma "usato come progetto pilota, in quanto nella Capitale del Paese, da esportare a tutti gli stadi d'Italia, utilizzando i tifosi di Roma e Lazio quali cavie sacrificali di questo esperimento". A spiegare come le politiche adottate dall'Osservatorio sulle Manifestazioni Sportive del Viminale e dalla Questura di Roma si siano rilevate "un fallimento su tutta la linea", l'avvocato Lorenzo Contucci, legale penalista del Foro Romano esperto delle politiche da stadio. 

OLTRE L'AVVERTIMENTO - "I risultati della strategia adottata all'Olimpico sono ben indicati nei dati di affluenza degli spettatori allo stadio - spiega Contucci a RomaToday -, in drastico calo non solamente a Roma ma in tutti gli impianti d'Italia. Da dieci anni parlano di riportare le famiglie allo stadio ma questa storiella che ci raccontano si è dimostrata ancora una volta un fallimento totale". L'ultimo caso riguarda proprio il match giocato allo stadio romano, "l'amichevole tra la Roma ed il San Lorenzo. Una festa per le famiglie, dove si sono presentate solamente 13mila persone (su uno stadio capace di contenere quasi 60mila spettatori ndr). Uno spettacolo a prezzi modici, cinque euro una Curva, che anche in questo caso ha dimostrato, se ancora ce ne fosse bisogno, il fallimento di questa storiella delle famiglie allo stadio, come dimostrano i tanti posti vuoti che avrebbero dovuto riempire padri, madri e figli". 

ALLO STADIO COME A DISNEYLAND - In particolare l'avvocato Contucci spiega come il tentativo di sostituire le famiglie agli Ultras, presi di mira con misure repressive atte a scoraggiare il loro modo di intendere il calcio e soprattutto la Curva, si stia rilevando sempre più un buco nell'acqua. "Portare una famiglia allo stadio composta da padre, madre e due figli, per fare un esempio, comporta una spesa di almeno 150 euro". Una somma considerevole, "se sommata magari a 19 partite solo per il campionato". Se poi "si tiene conto - prosegue l'avvocato Contucci - che chi va allo stadio non può più godere dello spettacolo degli spalti, si può comprendere come un intero nucleo familiare si voglia e si possa permettere poche uscite allo stadio", al pari quasi di "una gita a Disneyland pagata a caro prezzo e che, solitamente, una famiglia media si può concedere al massimo una volta all'anno, come le ferie". 

FAMIGLIE OCCASIONALI - Questo comporta un ricambio, seppur con numeri irrisori rispetto alla capienza dell'Olimpico, delle famiglie che si possono permettere "lo spettacolo dispendioso dello stadio". Uno sport che nasce come popolare e che si è trasformato con il passare degli anni in un evento elitario. "Se una partita allo stadio con controlli, limitazioni ed impossibilità di vedere il match in un impianto degno di questo nome costa più di un mese di abbonamento alla pay tv, è chiaro che un tifoso che non ha mai vissuto la Curva con la passione che contraddistingue gli ultras, tende ad optare per la seconda scelta, più comoda e meno prodiga di problemi". In questo modo si è creato il fenomeno delle "famiglie occasionali, che una volta all'anno possono permettersi una spesa di centinaia di euro per portare i figli allo stadio, così come al Luna Park o in altri luoghi dediti allo svago ed al divertimento".

DESERTIFICAZIONE DELLO STADIO - Una strategia che ha comportato "una desertificazione dello stadio" e che rappresenta, conclude l'avvocato penalista: "il fallimento delle politiche di presunta sicurezza che il Ministero dell'Interno e la Questura di Roma vogliono far passare come prioritarie per permettere alle persone per 'bene', di poter andare a spendere denari al soldo di quello che è oramai sempre più business e non più uno spettacolo popolare". Una passione che nel corso dei decenni ha portato centinaia di migliaia di Ultras, e non, a fare di tutto per poter far parte di uno spettacolo nello spettacolo, e che, anche quest'anno, rischia di essere sempre più un ricordo da raccontare ai propri figli. 

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