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Cronaca Pomezia / Via Cesare Fiorucci

Maslah, il giovane rifugiato somalo morto impiccato: "Siamo tutti colpevoli"

Il corpo privo di vita del 19enne è stato scoperto all'alba del 15 marzo in un parco di Santa Palomba. Era stato ospite del Baobab alla stazione Tiburtina

Dalla Somalia alla Capitale, poi il viaggio per il Belgio da dove era stato rimandato in Italia. Qui, all'alba di ieri, ha trovato la morte dopo essersi impiccato ad un albero in un parco adiacente alla struttura di accoglienza di Santa Palomba,Pomezia, dove era ospite dal suo ritorno dal nord Europa. E' la storia di Maslah Maxamed, finita tragicamente in via Fiorucci con il rinvenimento del suo corpo privo di vita. 

DALLA SOMALIA A ROMA - A raccontare la vicenda di Maslah sono i volontari di Baobab Experience, un collettivo di liberi cittadini che spontaneamente hanno deciso di prestare il loro tempo ad accogliere migranti e rifugiati sul territorio romano. Tra gli ospiti del Baobax anche il 19enne somalo, trovato senza vita e privo di documenti nella mattinata di ieri a due passi dal Cas (Centro Accoglienza Straordinaria) che lo ospitava. Come raccontano i ragazzi di Baobab, Maslah era con loro la scorsa estate "quando eravamo in strada a via Cupa con le tende". 

DA ROMA AL BELGIO - Appena 19 anni, Maslah Maxamed, dopo essere andato via dal centro adiacente alla Stazione Tiburtina era partito e arrivato rapidamente in Belgio. Dal Nord Europa era stato "altrettanto rapidamente rispedito a gennaio in Italia, a Pomezia in un centro di accoglienza. Ci ha scritto - ricordano ancora i volontari di Baobab - e ci ha cercati moltissimo, il tempo lì passava troppo lentamente, "slow life, sister", diceva di volerci venire a trovare a piazzale Spadolini". "Ora si cerca di ricostruire l'accaduto facendo accertamenti sulla salma al Policlinico di Tor Vergata. Di nuovo si guarda al dito e non alla luna. Cos'è accaduto lo sappiamo già perché accade ogni giorno per migliaia di migranti".

IN FUGA DAI PAESI IN GUERRA - Come Maslah, sono migliaia i giovani che scappano dal loro Paese perchè la situazione è insopportabile. Centinaia di uomini e donne che ripetono storie che conoscono bene i volontari del Baobab Experience: "lasciano casa, affetti, radici, affrontano un viaggio terribile che li segna indelebilmente, se non li uccide, con il suo portato di violenza e disumanità. Arrivano in Europa, dove vengono identificati e chiusi in qualche centro ad aspettare, il più delle volte senza mediatori, senza assistenza legale e psicologica, mai guardati davvero. E allora scappano, raggiungono un altro paese straniero poco accogliente ma che comunque potrebbe essere la destinazione finale del loro viaggio, un nuovo posto dove piano piano ricostruirsi".

GLI ACCORDI DI DUBLINO - Molti di loro sono in Italia di passaggio, nel tentativo di raggiungere altri parenti, amici e conoscenti che già hanno affrontato il medesimo viaggio della speranza riuscendo a raggiungere le nazioni del Nord Europa, come aveva provato a fare Maslah. "Ma per gli accordi di Dublino - spiegano ancora dal Baobab Experience - vengono rispediti dove sono stati identificati la prima volta, in Italia, dove vengono alloggiati in un centro di accoglienza purchessia. Di nuovo mesi ad attendere, isolati e senza prospettive".

RESPONSABILI DELLA MORTE DI MASLAH - Dei sogni che si infrangono contro i muri della burocrazia e che, come nel caso del 19enne somalo, posso concludersi in maniera tragica: "Un'altra morte di cui siamo direttamente responsabili, noi Europa: dopo millenni di migrazioni, ancora non ci è chiaro che flussi del genere non si fermano con i blocchi navali, con l'apertura di nuovi CIE, con le espulsioni, che bisognerebbe legiferare per includere i migranti che arrivano, per rendere più semplice e sicuro il loro viaggio, perché siamo sempre tutti cittadini dello stesso mondo, anche quando non ci sono interessi economici di mezzo. Siamo colpevoli di questa morte come delle morti nelle prigioni libiche, nel deserto, durante le traversate in mare o mentre si cercano di varcare i confini. Perché - concludono i volontari del Baobab Experience - l'indifferenza può essere violentissima". 
 

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