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Cronaca

Morta in un gioco erotico: "Fu omicidio preterintenzionale"

E' la tesi del procuratore generale che ha chiesto 8 anni e 6 mesi per il romano Soter Mulè, condannato a 4 e 8 mesi in primo grado perché accusato di omicidio colposo di Paola Caputo, la 23enne salentina morta in un garage della Bufalotta

Approda dinanzi ai giudici della Corte d’assise d’appello di Roma il processo relativo alla morte di Paola Caputo, la ragazza di 23 anni (studentessa fuori sede all’università “La Sapienza”) originaria di Guagnano (in provincia di Lecce) deceduta a Roma la notte del 9 settembre del 2011 durante un gioco erotico messo in scena in un garage dell'Agenzia delle entrate del quartiere capitolino della Bufalotta, ferendo un’altra ragazza romana di 24 anni.

Il procuratore generale, così come la parte civile (la famiglia Caputo è assistita dagli avvocati Francesca Conte e Maria Calisse), hanno chiesto che l’imputato, Soter Mulè , sia condannato per omicidio preterintenzionale. Al termine della sua requisitoria il pg ha invocato una condanna a 8 anni e 6 mesi. In primo grado, al termine del giudizio con rito abbreviato, Mulè, ingegnere romano 46enne, appassionato di fotografia, era stato condannato a 4 anni e otto mesi per omicidio colposo.

In quella tragica notte di oltre tre anni fa, Mulè aveva partecipato in prima persona al gioco erotico, legando le due ragazze con la tecnica dello shibari, un’antica forma artistica di legatura giapponese divenuta col tempo una pratica sessuale estrema, che consiste nel legare più parti del corpo fino al collo. L’ingegnere romano, molto conosciuto nell’ambiente del bondage, era stato arrestato il pomeriggio dell’undici settembre con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale, poi derubricata in omicidio preterintenzionale.

Il 43enne aveva poi ottenuto gli arresti domiciliari, e l’ipotesi di reato nei suoi confronti era stata riformulata dal gip in omicidio colposo. Poi, era tornato in libertà per decorrenza dei termini: per l'omicidio colposo, infatti, la custodia cautelare è di tre mesi al massimo.

Nelle sette pagine di ordinanza con cui aveva convalidato l’arresto e disposto i domiciliari di Soter Mulè, il gip del Tribunale di Roma, Marco Mancinetti, aveva evidenziato che da parte di Mulè “non vi è stato alcun comportamento di prevaricazione, di minaccia o di costrizione per indurre le due vittime ad accettare di essere legate”. “In ogni caso – si leggeva nell’ordinanza – quella posta in essere dall'indagato è stata una gravissima imprudenza, contrassegnata dall'aver dato corso a una pratica in cui egli stesso si definisce poco esperto e che è oggettivamente rischiosa”.

Nei suoi confronti, però, il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e il sostituto Maria Letizia Golfieri avevano contestato i reati di omicidio preterintenzionale e lesioni dolose gravi, ignorando quanto stabilito dal gip e dal tribunale del Riesame che avevano qualificato come omicidio colposo il reato in virtù del consenso fornito dalle due ragazze alla pratica erotica. Per l'accusa, invece, l'ambito in cui è avvenuto il gioco tra i tre è stato in qualche modo illecito altrimenti non ci sarebbe stato bisogno di chiedere il consenso alle due ragazze e non sarebbe stata necessaria la presenza di strumenti per soccorrere i partecipanti al gioco, come il coltello, che l’ingegnere non ha tenuto accanto a sé.

Una tesi che il procuratore generale e la parte civile hanno risollevato in appello, evidenziando come si sia trattato di un gioco erotico pericoloso, in cui l’imputato ha accettato il rischio di provocare la morte dei protagonisti. “Esprimo, a nome della famiglia Caputo – il commento dell’avvocato Francesca Conte –, grandissima soddisfazione per questa decisione che consentirà nelle sedi competenti di riaffrontare la vicenda che ha condotto all'assurda morte di una ragazza di vent'anni”. (da LeccePrima)

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