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Cronaca Torrevecchia / Via Mattia Battistini

Pedoni investiti a Battistini, il padre del ricercato: "Ero ubriaco, guidavo io"

Le dichiarazioni di Bantho Halilovic riprese dal Tg5 dopo le parole della madre e della sorella dei ricercati: "Chiediamo scusa alle famiglie"

Si è presentato alle telecamere dei giornalisti davanti al suo modulo abitativo del campo rom de La Monachina: "Guidavo io l'auto, ero ubriaco". Ad accusarsi di essere il 'pirata' della strada che lo scorso mercoledì ha investito nove persone uccidendo una donna di 44 anni dopo un folle inseguimento per le strade di Primavalle, Battistini e Monte Spaccato, Bantho Halilovic, cittadino bosniaco e padre di uno dei due ricercati (nonché suocero della 17enne fermata dagli agenti di polizia dopo un tentativo di fuga a piedi). Le parole dell'uomo rilasciate al Tg5 ad Alessio Fusco e Francesca Pozzi.

"GUIDAVO IO" - Una autoaccusa chiara, con il cittadino bosniaco che ai microfoni del telegiornale di Mediaset afferma testualmente: "Ho visto la polizia ed ho cominciato a correre, ho sentito le sirene e mio figlio e mia nuora hanno cominciato a gridare 'fermati, fermati, fermati', poi ho fatto giro da Battistini come un matto".

INVESTIMENTO A BATTISTINI - Un racconto espresso in un italiano non perfetto, nel quale il padre del 17enne ricercato ricorda bene il momento della tragedia davanti alla fermata del bus della Metro Battistini: "Ho visto semaforo giallo e poi cominciava a rosso, stavo guardando gente che passavano a piedi sulle strisce. Ho preso una botta, non sapevo cosa era successo, morta o ferito. 'Oh Dio che ho fatto', ho detto ed ho continuato a correre con sirena che mi stava dietro".

UBRIACO E SENZA PATENTE - Una intervista nella quale Bantho Halilovic spiega i motivi della fuga: "Ero un pò bevuto, dico la verità. Io ho patente fotocopia e ce l'avevo con un tipo foglio rosa, me l'hanno tolta e mi hanno dato un foglio perchè ero alcolizzato".

SCUSA DELLA FAMIGLIA - Prima del padre dei ricercati, ai microfoni del TgCom avevano invece parlato la madre e la sorella (nonché suocera e cognata della 17enne fermata) che confermavano la versione del padre prima delle sue dichiarazioni: "Non so bene cosa sia accaduto, so solo che ieri (mercoledì ndr) da questo campo abbiamo visto uscire con quella maledetta auto mio marito che era alla guida, mio figlio e mia nuora – le parole della donna davanti ai microfoni – e poi è successo l'inferno. Ora mio figlio non so dove sia finito, mio marito è stato portato via dalla polizia e mia nuora è stata fermata già ieri sera (mercoledì ndr). Una vera tragedia".

LE SCUSE - Una donna che ha mostrato pentimento per il gesto dei propri familiari e la morte di Perez Adorno Corazon, la 44enne filippina deceduta dopo essere stata falciata in via Mattia Battistini dalla Lancia Lybra 'pirata': "Vogliamo chiedere scusa alla famiglia della vittima dell’incidente e a tutti i feriti. Se potessimo incontrare quelle persone, chiederemmo loro perdono".

LE INDAGINI - La versione dei fatti fornita dall'uomo non sembra però convincere gli investigatori che proseguono la caccia ai due ricercati. Uno è il figlio dell'uomo, un 17enne bosniaco, nonché marito e padre di una bambina avuta dalla ragazza di 17 anni fermata dalla polizia subito dopo l'investimento ed arrestata nella giornata di giovedì con l'accusa di "concorso in omicidio volontario". La giovane non avrebbe fornito indicazioni chiare agli inquirenti sulle altre due persone nella Lancia Lybra assieme a lei, anche se le forze dell'ordine sono da mercoledì sera alla ricerca di due minorenni che dovrebbero essere il figlio di Bantho e forse suo fratello. Intanto la Procura procede per "omicidio volontario" per l'autista dell'auto e "concorso in omicidio volontario per l'altro passeggero".

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