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Cronaca

Non è Mafia Capitale, la sentenza del Mondo di Mezzo fa cadere l'accusa mafiosa

"Il reato di mafia è caduto per manifesta infondatezza", ha dichiarato l'avvocato Francesco Tagliaferri, difensore di Massimo Carminati

Non fu Mafia Capitale. La sentenza della Cassazione sul procedimento relativo all'inchiesta Mondo di Mezzo, infatti, ha fatto cadere l'accusa mafiosa, quella su cui si pesava gran parte del processo che ha scosso Roma negli ultimi anni.

I giudici della VI sezione penale della Cassazione, presieduta da Giorgio Fidelbo, dopo una lunga camera di consiglio hanno deciso che il sodalizio guidato dall'ex Nar Massimo Carminati e dall'ex Ras delle cooperative Salvatore Buzzi non si rispecchia nel 416bis, reato caduto in primo grado ma ammesso in Appello.

"Mondo di Mezzo non fu mafia"

Il verdetto dei giudici della Suprema Corte è arrivato alle 20 dopo tre giorni di udienze fiume con la requisitoria dei tre sostituti procuratori generali Luigi Birritteri, Luigi Orsi e Mariella De Masellis, terminata con la richiesta di conferma delle condanne dell'Appello, e le arringhe dei difensori.

Presente in aula anche Virginia Raggi. Con lei anche il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra. Lo scorso 11 settembre la corte aveva ribaltato la decisione presa in primo grado, riconosendo il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Ora quell'accusa di mafia cade, così come deciso dalla Cassazione. 

I commenti dei legali di Carminati e Buzzi

"Era una storia giuridicamente un po' forzata, per annullare senza rinvio vuol dire che la Cassazione l'ha ritenuta giuridicamente insostenibile", ha detto l'avvocato di Carminati, Cesare Placanica, commentando la lettura della sentenza della VI sezione penale della Corte di Cassazione.

"Con questa sentenza sicuramente la vita del mio assistito è cambiata. Ora è impossibile riquantificare le pene per ragioni tecniche, ma l'annullamento senza rinvio sul 416 bis significa che la Cassazione ha riconosciuto ciò che diciamo sin dall'inizio e cioè che c'era una corruzione, ma non la mafia. Salvatore Buzzi su mia indicazione ammise le corruzioni e segnalò che in Campidoglio c'era un sistema marcio e corrotto, lo abbiamo dimostrato sin dal primo grado, la Procura voleva dire che c'è un gruppo di imprenditori mafiosi, ma la Cassazione gli ha dato torto. Mi dispiace per il sindaco di Roma che questa sera c'è rimasta male, finalmente anche su questo abbiamo scritto una pagina di verità", ha commentato l'avvocato di Buzzi, Alessandro Diddi

Raggi: "Scritto un capitolo buio"

La sindaca Raggi, presente in aula, aveva infatti parlato di una giornata storica per la città e ha così commentato: "Questa sentenza conferma comunque il sodalizio criminale. E' stato scritto un capitolo buio della storia della nostra città. Noi stiamo lavorando per risorgere dalle macerie e ai cittadini onesti dico si va avanti a testa alta".

I commenti dei politici

Diversi, invece, i commenti dei politici. "Giustizia è fatta. Ho pianto a dirotto per la tensione e l'emozione. Forza Luca Gramazio, libero! Tiratelo fuori! Raggi dimettiti! No allo sciacallaggio politico", ha scritto in una nota Francesco Giro, senatore di Forza Italia. Matteo Salvini ha commentato la sentenza dagli studi di Porta a Porta: "Se non era mafia allora cosa era? Una associazione di volontariato?".

"Rispettiamo il parere dei giudici, anche se rimangono molti dubbi sulla vicenda. - dichiarano i parlamentari del MoVimento 5 Stelle della commissione parlamentare d'inchiesta Antimafia - Ricordiamo che si tratta di una grave vicenda, che ha inquinato la Capitale e rovinato la sua immagine per anni, a causa dell'intreccio tra criminalita' e politica. Per anni vecchi partiti e il malaffare si sono spartiti appalti per la gestione dell'accoglienza dei migranti, del verde pubblico e per la raccolta e smaltimento dei rifiuti. Per il MoVimento 5 Stelle la lotta alle mafie continua, e le istituzioni devono rimanere al fianco dei cittadini per prevenirla e combatterla", concludono i parlamentari pentastellati.

Il Mondo di Mezzo di Buzzi e Carminati

"Ci sono i vivi sopra e i morti sotto e noi in mezzo, un mondo in cui tutti si incontrano. Il mondo di mezzo è quello dove è anche possibile che io mi trovi a cena con Berlusconi". È da questa frase intercettata dal Ros che nasce l'inchiesta sul 'Mondo di Mezzo', mediaticamente più conosciuta come 'Mafia Capitale'. Un'indagine, firmata dalla procura guidata all'epoca da Giuseppe Pignatone, che il 2 dicembre del 2014 fa tremare Roma con decine di arresti e centinaia di indagati.

Per i pm, Carminari e Buzzi (i principali accusati) avrebbero messo in piedi un sodalizio criminoso che prendeva gli appalti (leciti e non) per la manutenzione urbana e per il sociale: una torta da milioni di euro ogni anno, coinvolgendo anche i vertici di Ama, l'azienda municipalizzata per i rifiuti.

In primo grado, dopo 240 udienze, il tribunale fece cadere l'accusa di associazione di stampo mafioso non riconoscendo l'aggravante del metodo mafioso. Per il collegio giudicante c'erano a Roma due associazioni per delinquere, una capeggiata da Carminati e l'altra dallo stesso ex militante di destra assieme a Buzzi. La Corte d'appello, invece, ribaltò tutto recependo l'impostazione originaria della procura. La Cassazione oggi ha ribaltato nuovamente lo scenario: non era mafia.

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