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Cronaca

Mondo di mezzo, sentenza d'Appello: 14 anni a Carminati e 18 Buzzi. C'è aggravante mafiosa

L'aggravante mafiosa, decaduta con la sentenza di primo grado, è stata ora riconosciuta

Massimo Carminati condannato a 14 anni e sei mesi, 18 anni e 4 mesi a Salvatore Buzzi. Sono condanne in Appello al processo sull'indagine 'Mondo di Mezzo'. Pene ridotte ma con i giudici che hanno riconosciuto l'aggravante mafiosa che in primo grado era decaduta.

La terza sezione della Corte d'Appello di Roma, presieduta da Claudio Tortora, ha ribaltato la sentenza di primo grado del processo sull'indagine 'Mondo di Mezzo' riconoscendo l'associazione per delinquere di stampo mafioso, prevista dall'articolo 416 bis del codice penale, per alcuni degli imputati. 

Mondo di Mezzo: le condanne a Buzzi e Carminati

Tuttavia c'è stata una riduzione delle pene: Salvatore Buzzi dai 19 anni del primo grado è passato a 18 anni e 4 mesi. Ancora più corposa la riduzione per Massimo Carminati: nel caso dell'ex Nar si passa dai 20 anni del primo grado ai 14 anni e sei mesi dell'appello. 

La procura generale, nella requisitoria del marzo scorso, aveva chiesto condanne per 26 anni e mezzo nei confronti di Carminati e 25 anni e 9 mesi per Buzzi. In primo grado i due furono condannati rispettivamente a 20 e a 19 anni di carcere per associazione a delinquere e detenuti dal dicembre del 2014. E' quanto emerso oggi nell'aula bunker di Rebibbia dove era presente alla lettura della sentenza anche Virginia Raggi.  

Gli altri indagati per Mondo di Mezzo: per i giudici è mafia

I giudici della III corte d'Appello hanno riconosciuto l'associazione a delinquere di stampo mafioso, l'aggravante mafiosa o il concorso esterno, a vario titolo, oltre che a Carminati e Buzzi, anche per Claudio Bolla (4 anni e 5 mesi), Riccardo Brugia (11 anni e 4 mesi), Emanuela Bugitti (3 anni e 8 mesi), Claudio Caldarelli (9 anni e 4 mesi), Matteo Calvio (10 anni e 4 mesi). 

Sono stati condannati anche Paolo Di Ninno (6 anni e 3 mesi), Agostino Gaglianone (4 anni e 10 mesi), Alessandra Garrone (6 anni e 6 mesi), Luca Gramazio (8 anni e 8 mesi), Carlo Maria Guaranì (4 anni e 10 mesi), Giovanni Lacopo (5 anni e 4 masi), Roberto Lacopo (8 anni), Michele Nacamulli (3 anni e 11 mesi), Franco Panzironi (8 anni e 4 mesi), Carlo Pucci (7 anni e 8 mesi) e Fabrizio Franco Testa (9 anni e 4 mesi).

Condannati anche Tredicine e Coratti

Colpevoli anche i politici vicini al gruppo di Mafia Capitale. I giudici della III corte d'appello hanno condannato altre 13 persone per una serie di reati tra cui corruzione, turbativa d'asta e truffa. In particolare condannati Antonio Esposito (2 anni e un mese), Giovanni De Carlo (2 anni), Mirko Coratti (4 anni e sei mesi), Sandro Coltellaci (4 anni e sei mesi), Franco Figurelli (4 anni), Mario Cola (3 anni), Cristiano Guarnera (4 anni e 8 mesi), Guido Magrini (3 anni), Pier Paolo Pedetti (3 anni e due mesi), Mario Schina (4 anni), Angelo Scozzafava (2 anni e tre mesi), Giordano Tredicine (2 anni e 6 mesi), Tiziano Zuccolo (9 mesi).

Mondo di Mezzo: gli assolti 

Assolti Stefano Bravo, Pierina Chiaravalle, Giuseppe Ietto, Sergio Menichelli, Nadia Cerrito, Rocco Ruotolo e Salvatore Ruggiero. Hanno invece patteggiato la pena Luca Odevaine, ex componente del tavolo sull'Immigrazione condannato per corruzione a 5 anni e 2 mesi, e Claudio Turella, ex funzionario del Comune di Roma anche lui condannato per corruzione a 6 anni. 

La Procura di Roma: "Riconosciuta nostra tesi accusatoria"

"Abbiamo sempre detto che le sentenze vanno rispettate. Lo abbiamo fatto in primo grado e lo faremo anche adesso. La Corte d'Appello ha deciso che l'associazione criminale che avevamo portato in giudizio era di stampo mafioso e utilizzava il metodo mafioso. Era una questione di diritto, evidentemente i giudici hanno ritenuto che la tesi della Procura fosse fondata". Ha commentato il procuratore aggiunto di Roma Giuseppe Cascini, in aula assieme al pm Luca Tescaroli in applicazione ai sostituti procuratori generali Antonio Sensale e Pietro Catalani, dopo la sentenza sul processo 'Mondo di Mezzo'.

Quanto alle pene ridotte: "La legge che ha aumentato le pene per l'associazione di stampo mafioso è entrata in vigore dopo gli arresti immagino la Corte abbia ritenuto che gli arresti abbiano fatto cessare l'esistenza dell'associazione e la pena da applicare fosse quella predente alla riforma. Cosa che ha una sua ragionevolezza". 

Raggi: "Confermato sodalizio che ha devastato Roma"

"Questa sentenza conferma la gravità di come il sodalizio tra imprenditoria criminale e una parte della politica corrotta abbia devastato Roma. Conferma, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che bisogna tenere la barra dritta sulla legalita'. E' quello che stiamo facendo e continueremo a fare per questa città e i cittadini", ha commentato Raggi. 

La Sindaca, dopo aver salutato l'avvocato del Campidoglio Enrico Maggiore, si è seduta accanto a lui per ascoltare i giudici della terza sezione della Corte d'Appello."Oggi si scrive una pagina nuova della storia della nostra città. Grazie alla Procura di Roma e alle Forze di Polizia per l'impegno e il lavoro di questi anni. Noi continueremo senza sosta per affermare in ogni ambito la cultura della legalità", ha aggiunto in una nota il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.

Legale Carminati: "Sentenza influenzata da qualcosa di stravagante"

"L'insussistenza dell'associazione mafiosa mi sembrava inattaccabile, mi sbagliavo. Questo collegio ha invece riconosciuto la sussistenza della mafia. - ha commentato Giosuè Naso, legale di Massimo Carminati - Se anche questo collegio, che è uno dei migliori della Corte d'Appello, ha riconosciuto l'aggravante mafiosa e la mafiosità di questa associazione o io dopo 50 anni di attività professionale non conosco più nulla di diritto, il che ci può stare benissimo, oppure c'è qualcosa di stravagante che ha influito sulla sentenza". 

"Ormai il processo penale è diventato uno strumento di tutela sociale, attraverso questo la magistratura si arroga un compito, che non le compete, di moralizzare la società - ha aggiunto - Qualunque cosa avvenga, immediatamente si apre un'inchiesta della Procura di riferimento, questi mettono bocca su tutto e tutti. Sono accuse gravi e meditate, non le dico sull'onda della delusione. Viviamo in un paese dove i giudici comandano su tutto".

Naso ricorrerà in Cassazione: "E vorrei vedere - ha concluso - Tutto comincia dal venire meno della funzione di controllo del principio di legalità da parte della Cassazione. Purtroppo anche la Cassazione condivide questa impostazione che la magistratura debba svolgere un compito di moralizzazione della vita sociale".

Legale Buzzi: "Bruttissima pagina per giustizia"

Dello stesso avviso anche l'avvocato difensore di Salvatore Buzzi, Alessandro Diddi: "Quanto accaduto è grave, è un fatto assolutamente stigmatizzabile l'aver riconosciuto in questa roba la mafia. Vedo che per molti cittadini da oggi sia molto pericoloso vivere in Italia, è una bruttissima pagina per la giustizia del nostro Paese", ha detto parlando a margine della lettura del dispositivo della sentenza d'appello sull'inchiesta Mondo di mezzo. 

Il penalista Diddi ha poi aggiunto: "Il collegio ha riconosciuto l'associazione di stampo mafioso, ma ha ridotto il trattamento sanzionatorio che era stato applicato in primo grado. Noi abbiamo da sempre sostenuto che il tribunale fosse andato con la mano pesante su diverse condotte, 416 bis è d'altra parte una differente qualificazione di un reato associativo, già riconosciuto in primo grado".

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