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Cronaca Grottaferrata / Via Anagnina

Botte e umiliazioni a minori disabili, 10 arresti nella clinica dell'orrore

Le indagini dei Nas hanno portato a smascherare un sistema di soprusi e violenze ai danni di pazienti in cura per problemi neuropsichiatrici

Nella migliore delle ipotesi vi era l'indifferenza, nella peggiore, che era la prassi, venivano invece trattati come oggetti, vittime di pesanti violenze fisiche, verbali e psicologiche. A rendere ancora più amara la situazione le vittime, disabili, perlopiù minorenni, in cura presso il Centro di Riabilitazione neuropsichiatrico dei Padri Camilliani di via Anagnina a Grottaferrata (Villaggio Eugenio Litta) Una indagine che ha portato i carabinieri del Nas, con la collaborazione fattiva del Centro, ad arrestare 10 persone, ritenute resposansbil di maltrattamenti pluriaggravati e sequestro di persona. Gli arresti (uno in carcere e nove ai domiciliari) alle prime luci dell'alba fra la Capitale, i Castelli Romani ed alcuni Comuni del litorale laziale nell'ambito della Operazione Orione. 

VIOLENZE E SOPRUSI COME PRASSI - A rendere ancora più amaro quanto scoperto dai Nas la consuetudine con le quali gli operatori e gli assistenti sociosanitari arrestati attuavano le 'prassi pedagogiche di educazione e percorso di riabilitazione' delle vittime. Uno stato di terrore ben espresso da alcuni immagini video che mostrano i pazienti alzare il braccio davanti al volto di riflesso in segno di difesa al solo passaggio dei 'mostri' che li trattavano come dei veri e propri oggetti. Per ottenere il loro silenzio vi erano poi violenze, schiaffi, pugni, calci, strattonamenti, urla contro il viso, imboccature del cibo con violenza e senza nessun rispetto per le vittime (16 ragazzi di età compresa fra gli 8 ed i 20 anni di cui 5 minori di 14 anni). 

GLI ARRESTATI - A mettere in atto il terrore nella clinica dei Castelli Romani 10 operatori (sei donne e quattro uomini) con altri cinque educatori oggetto ancora di indagine da parte dei carabinieri del Nas. A mettere il dubbio alla dirigenza sulle 'pratiche' attuate dagli arrestati le suore volontarie dei Camilliani. Seppur le violenze venivano commesse soltanto il loro assenza, il disprezzo e la mancanza di sensibilità nei confronti delle vittime era talmente assodato che in alcuni casi, durante le fasi di imboccamento del cibo, gli operatori, seppure non commettendo violenze, lo facevano con tale foga e disprezzo da portate le religiose a sospettare che ci fosse qualcosa di "strano". Poi la denuncia alla dirigenza, cambiata negli ultimi anni, a cui ha fatto seguito una indagine interna e la denuncia, da parte della stessa, alla Procura della Repubblica di Velletri

NUDI E UMILIATI - Fra i dieci arrestati, spicca la figura di un uomo, un 58enne romano (C.C. le sue iniziali), l'unico ristretto in carcere, colto in flagranza di reato dopo aver chiuso (e quindi sequestrato) una giovane paziente in camera al fine di poter andare a dormire senza preoccupazioni al piano inferiore. Maltrattamenti beceri documentati dai carabinieri dei Nas con la collaborazione dei militari del Gruppo di Frascati. Video crudi e amari, come quello in cui una giovane paziente viene spogliata con disprezzo e lasciata nuda al freddo in un corridoio, mentre uno degli arrestati provvedeva a preparare il bagno. Una situazione di massina umiliazione con la vittima poi schiaffeggiata, strattonata e trascinata nel bagno solamente per essersi lamentata dell'attesa. 

Grottaferrata: maltrattamenti contro minori disabili

PROVVEDIMENTI RESTRITTIVI - Ad avviare le indagini, come detto, i genitori delle vittime. Poi la segnalazione alla nuova dirigenza che ha denunciato le anomalie alla Procura della Repubblca di Velletri. Da qui le indagini, prottrattesi per diversi mesi, con i provvedimenti restrittivi  emessi dall’Ufficio GIP del Tribunale di Velletri, dottor Gisberto Muscolo, scaturiti appunti dalle risultanze investigative fatte emergere dal NAS e coordinate dalla Procura della Repubblica di Velletri (dottor Antonio Verdi) afferenti numerosi episodi di maltrattamenti subìti dagli ospiti disabili della struttura sanitaria, tutti affetti da patologie neuro-psichiatriche e motorie, ad opera dello stesso personale che li aveva in custodia, abusando dei poteri di assistenza e sorveglianza nell’espletamento di un pubblico servizio in convenzione con il Servizio Sanitario Regionale.

VITTIME DISABILI - L’indagine ha inizio da denunce presentate nei primi mesi del 2015 dai vertici della società gestore della struttura relative a sospetti episodi di coercizione e lesioni accaduti all’interno di un reparto, dove erano ospitati 16 ragazzi ambosessi, ricoverati stabilmente sulla base di un quadro clinico contrassegnato da ritardo mentale, epilessia e sindromi genetiche. Le attività investigative, protrattesi per circa tre mesi e supportate anche da intercettazioni audio/video, hanno consentito di cristallizzare significativi e reiterati episodi di rilevanza penale.

VIOLENZE RIPETUTE - In particolare, dalle riprese si evince il frequente ricorso, da parte degli operatori, a strattonamenti, percosse ed insulti, utilizzati come illecito strumento di disciplina e vigilanza sui giovani pazienti che, peraltro, venivano costretti ad alimentarsi celermente con rischio di soffocamento, determinando la vanificazione dell’attività riabilitativa.

SEQUESTRO DI PERSONA - Le principali figure coinvolte nella vicenda (un Educatore Professionale ed un Assistente Socio Sanitario con Funzioni Educative) si sono distinte per atteggiamenti particolarmente autoritari e violenti, tanto da creare un sistematico e diffuso clima di terrore nei giovani ospiti. Proprio uno di essi (il 58enne) destinatario della misura restrittiva in carcere poiché ritenuto responsabile anche del reato di sequestro di persona, per aver segregato tre pazienti disabili nelle rispettive stanze di degenza, impedendogli la possibilità di movimento. Nell’occasione, l’intervento notturno dei Carabinieri del NAS ha consentito di interrompere la condotta delittuosa ed ha determinato l’immediato allontanamento dell’operatore da parte dei vertici della struttura. 

CONSUETUDINE - Nel corso delle indagini sono stati documentati diversi episodi di maltrattamenti commessi dagli altri operatori che, sebbene con ruoli minori, sottoponevano i ragazzi a soprusi e violenza fisica e verbale, quasi da ipotizzare una “consuetudine repressiva” adottata dal personale addetto a quel reparto. Nel contesto investigativo, sono stati altresì deferite alla competente Autorità Giudiziaria ulteriori 6 persone resisi responsabili di analoghi comportamenti, le cui condotte sono al vaglio della Magistratura.

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