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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Tivoli

Tivoli: malata di Sla parcheggiata per quattro giorni su una barella

La denuncia è dell'associazione “W la vita Onlus”. Racconta la figlia di Maria Graziella Virtuosi: “Lunedì hanno tenuto mia madre senza mangiare fin quando non siamo andati noi a prendere a casa la nutrizione artificiale”

Parcheggiata per quattro giorni al pronto soccorso su una barella, in mancanza di un posto letto. Casi di ordinaria malasanità che non fanno neanche più notizia, tanto sono penetrati nell’immaginario collettivo della sanità pubblica e delle sue magagne, dalle infinite liste d’attesa per  prestazioni ed esami diagnostici alla cronica penuria di posti letto nei reparti.

Ma stavolta a giacere su una barella del pronto soccorso dell’Ospedale di Tivoli, il San Giovanni Evangelista, in attesa di un legittimo ricovero, è una paziente dalle condizioni cliniche incompatibili con l’emergenza delle barelle bloccate nei corridoi dei nosocomi capitolini.
 
Maria Graziella Virtuosi, sessantenne, è affetta da Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), viene nutrita artificialmente attraverso la PEG e sottoposta a respirazione meccanica invasiva.
“Mia madre”, racconta la figlia Maria, “da un paio di giorni stava male, il battito cardiaco era bassissimo e si sono verificati frequenti episodi di apnea. Lunedì abbiamo chiamato il medico di base, che si è rifiutato di venire, così abbiamo chiamato il CAD (Centro Assistenza Domiciliare ndr), che ci ha intimato di chiamare il 118. Da lì l'inferno, che si ripete ogni volta che ci si avvicina ad un ospedale che non è assolutamente in grado di trattare un malato di SLA in condizioni avanzate come mia madre. E’stata parcheggiata fino a ieri al pronto soccorso dell'ospedale di Tivoli in attesa di una sistemazione adeguata. Se deve accadere questo, la prossima volta rimaniamo a casa e ci arrangiamo come sempre abbiamo fatto!” .

  Mia madre non può assolutamente stare da sola, non può parlare, è completamente immobile  
Il calvario della paziente e della sua famiglia inizia appunto lunedì, quando le viene diagnosticata un’infezione che necessita di un ricovero urgente ma il posto in ospedale purtroppo non c’è. Come di prassi, la malcapitata paziente viene lasciata sulla barella del servizio di emergenza sanitario e per giunta lasciata anche senza cibo ed adeguata  pulizia.
 
Secondo la testimonianza della figlia, “lunedì hanno tenuto mia madre senza mangiare fin quando non siamo andati noi a prendere a casa la nutrizione artificiale, non le hanno somministrato nemmeno la normale terapia ed è stata un giorno intero senza essere pulita. Non si sono curati nemmeno di darle da bere e così l’indomani l’ho trovata con una flebo perché, come mi hanno detto gli stessi medici, era disidratata”.

“Assisterla è stato difficile”, continua la figlia, “in pronto soccorso non sempre ci lasciavano entrare. Mia madre non può assolutamente stare da sola, non può parlare, è completamente immobile. Solo dietro mia sollecitudine il direttore generale mi aveva concesso uno speciale permesso per l’ingresso. Oggi finalmente è stata ricoverata al reparto di Medicina”.

E i consueti casi di malasanità, per giunta ai danni di pazienti già afflitti da malattie gravi che invece dovrebbero godere di un accesso privilegiato all’assistenza primaria, purtroppo non sono rari..

Secondo il presidente dell’associazione Viva la Vita Onlus (www.wlavita.org), Mauro Pichezzi: “Non è affatto raro, purtroppo, che ai malati di SLA sia riservato questo indegno trattamento. La signora Virtuosi è stata già vittima di malasanità in passato, abbiamo lottato insieme a lei per farle avere assistenza continuativa a casa giunta dopo circa un anno, tempo che la signora ha trascorso al S. Raffaele di Velletri in attesa che la ASL provvedesse a lei. E' inaccettabile che nel 2009 un malato in queste condizioni debba ancora rimanere parcheggiato in pronto soccorso: sono anni che ci battiamo per avere percorsi di accesso dedicati in caso di urgenza e soprattutto di emergenza, ma se non cambia la cultura e quindi l'approccio al malato cronico-critico, ogni sforzo diventa vano”.
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