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Martedì, 16 Aprile 2024
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Malasanità, ospedali sotto accusa: serve riforma

Il caso dell'anziana morta dopo più di 20 ore di attesa all'ospedale San Camillo scuote le reazioni dell'Associazione Sindacale Medici Dirigenti e della Federazione Italiana Autonomi Lavoratori Sanità

Il caso dell'anziana morta il 16 luglio scorso al pronto soccorso dell'ospedale San Camillo di Roma, dopo più di 20 ore di attesa su una sedia a rotelle, continua a far discutere. Dopo l'esposto presentato dal Centro per i diritti del cittadino (Codici) arrivano le accuse di Cimo (Associazione Sindacale Medici Dirigenti) e Fials Confsal (Federazione Italiana Autonomi Lavoratori Sanità). Il Segretario Regionale Cimo-Lazio Giuseppe Lavra, in una nota denuncia la situzione degli ospedali: "I Pronto Soccorso in Italia sono diventati come gironi dell'Inferno dantesco, bisogna intervenire subito per evitare che non si ripetano più casi come quello del San Camillo. E' una situazione esasperante per i malati ma anche per i medici che ci lavorano in prima linea; il tempo medio per la visita di un paziente supera le quattro ore. La soluzione - conclude Lavra - potrebbe essere quella di utilizzare i medici della guardia medica del territorio per ridurre i tempi di attesa gestendo almeno i codici bianchi e potenziare i reparti specialistici di degenza ordinaria".

"L'amara e triste vicenda dell'ospedale San Camillo Forlanini deve fare riflettere profondamente. La Regione, si deve assumere totalmente le responsabilità di quanto accade nei pronti soccorso", ha dichiarato, in una nota, il segretario regionale della Fials Confsal Gianni Romano. "E' sconcertante che la Regione, dopo che la Nostra Organizzazione aveva richiesto a gran voce, in occasione delle riunioni per la stipula del protocollo sulla mobilità del personale e successivamente in audizione alla commissione sanità alla presenza del presidente Mandarelli, di concordare incarichi di lavoro del personale. Ma la nostra proposta è rimasta lettera morta. Mentre invece ora si tenta di addebitare il totale caos che regna negli ospedali alle singole responsabilità degli operatori. Niente di più infondato. Per cui - precisa Romano - mettendo da parte l'ipocrisia bisogna dire che nessuno fino ad oggi si è preso la briga o non ha voluto, calcolare quanti operatori sanitari occorrono per trattare al meglio un paziente al quale è stato assegnato come è successo in questo caso, ad esempio un codice verde. Al contempo stabilire i carichi di lavoro significa anche stabilire sopratutto quanti pazienti, rispetto alla ricettività dell'ospedale e al personale in organico si possono trattare nell'arco delle ventiquattr'ore".

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