rotate-mobile
Cronaca

Confermata la condanna per Bianchini, lo stupratore seriale: 14 anni e sei mesi

La Cassazione conferma la condanna nei confronti di Luca Bianchini, lo stupratore seriale che colpiva nei garage, attendendo le vittime per poi stuprarle

La condanna a 14 anni e 6 mesi di reclusione a carico di Luca Bianchini è stata confermata dalla Cassazione.  Bianchini fu arrestato il 10 luglio 2009 con l'accusa di essere il responsabile di tre stupri avvenuti in città, tutti con la stessa modalità: Bianchini colpiva nei garage condominiali dove attendeva la vittima per poi abusare di lei. Gli stupri avvennero tra la primavera e l'estate del 2009.

IL PROCESSO - Dopo l'arresto, ad incastrarlo fu il suo stesso Dna trovato sulle vittime. L'ex impiegato dalla doppia vita, in primo grado era stato condannato a 17 anni di reclusione dal Tribunale di Roma con sentenza del 16 ottobre 2010. Il 23 settembre del 2011 la condanna fu ridotta in appello a 14 anni e sei mesi e ieri sera la Suprema Corte ha convalidato il verdetto d'appello, più mite rispetto a quello di primo grado. I magistrati dell'appello avevano ridotto la pena ritenendola eccessiva perché influenzata dal clamore mediatico della vicenda.


ALEMANNO - Alemanno ha commentato la sentenza: “La condanna definitiva di Luca Bianchini è una notizia che la città di Roma aspettava. Nessun romano potrà dimenticare la brutalità e l'efferatezza che caratterizzarono l'azione seriale di questo personaggio, che si nascondeva dietro l'ipocrisia di un impegno politico. Mentre la sentenza della Cassazione chiude definitivamente questa pagina dolorosa il mio pensiero non può che andare alle donne vittime di quella violenza e alle loro famiglie".

STUPRATORE INSOSPETTABILE - Bianchini, in effetti, si presentava apparentemente come un insospettabile: un impiego da contabile presso un'azienda privata, una famiglia come tante, una fidanzata e una casa nel quartiere di Cinecittà Est. Quando gli agenti entrarono in casa sua cominciarono a vedere il lato nascosto dell'impiegato: sul suo comodino i poliziotti trovarono il libro Criminal Profiling di Massimo Picozzi, tante le cassette e i file pornografici sul suo pc e molti avevano ad oggetto stupri. I protagonisti tutti accomunati da un particolare: il mephisto nero, il passamontagna che Bianchini indossava durante i suoi stupri. In casa, oltre al passamontagna nero furono trovati anche lo scotch e il coltello che usava contro le sue vittime.

Si arrivò a lui grazie a serrate indagini e a un indizio comune: una macchina grigia e i primi numeri di targa e serrati interrogatori a Tor Carbone.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Confermata la condanna per Bianchini, lo stupratore seriale: 14 anni e sei mesi

RomaToday è in caricamento