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Incidenti stradali

La Capitale degli incidenti stradali: nel 2019 a Roma oltre 30.000 sinistri

Oltre 120mila gli interventi negli ultimi 4 anni. L'avvocato Assumma (Onvos): "C’è bisogno di una coscienza sociale maggiore"

Centoventimila incidenti negli ultimi 4 anni, oltre 30mila in questo 2019 in via di conclusione. Prosegue il trend statistico dei sinistri stradali rilevati quest'anno dagli agenti della Polizia Locale di Roma Capitale (escludendo il Grande Raccordo Anulare e parte delle strade statali dove ha competenza la Polizia Stradale). Roma si conferma Capitale degli incidenti stradali. A rendere noti i dati il sindacato dei 'caschi bianchi' Sulpl-Diccap Roma.

"Anche quest’anno abbiamo superato i 30000 incidenti rilevati mantenendo costante la cifra - scrive il sindacato della Polizia Locale -. Le cause? Alte velocità, distrazioni alla guida e uso di sostanze vietate sono le cause principali ma quello fondamentale, a cui si deve porre per forza rimedio, è l’eccessivo utilizzo di veicoli privati".

Ma cosa si potrebbe fare per far diminuire tali numeri, lo suggerisce ancora il Sulpl Diccap: "A Roma occorre comprimere il numero di veicoli circolanti tra italiani e stranieri perché le strade non sopportano più questo carico. Chiediamo all’amministrazione di impegnarsi a far si che, ogni volta che si procede a riasfaltare o ristrutturare complemente una strada, anche a seguito dei lavori delle società di servizi (gas, luce ed acqua) si provveda a modificare la struttura della stessa aumentando spazi per pedoni, bici e bus e togliendone pian piano alle automobili. Vogliamo Roma a dimensione europea - conclude il sindacato dei caschi bianchi - e non un grande ammasso di lamiere".

Di questi trentamila incidenti, alla data del 27 novembre, 111 sono risultati con esito mortale (a cui se ne devono aggiungere altri 8 avvenuti nel mese successivo), con circa 13mila feriti, fra cui oltre 190 refertati nei vari nosocomi con prognosi riservata.

A farne le spese soprattutto i pedoni, come nel caso dell'ultimo incidente che ha visto morire le giovani Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli. Come riportato nel "Rapporto 2019 sulle statistiche dell’incidentalità nei trasporti stradali" del MIT (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti), alla data del 27 novembre, gli utenti più coinvolti che hanno riportato lesioni sono i "conducenti delle due ruote ed il pedone che rappresenta l’utente più vulnerabile (movimenti meno controllabili e utilizzo della strada condizionato dall’età e dalla concentrazione della mobilità). Si evince, come dato significativo, proprio il numero dei decessi tra i pedoni nell’anno 2019 (37 morti) pari al 35% del totale (62 pedoni deceduti nell’anno 2018 pari al 44%)".

Nel complesso, il numero di decessi a causa degli incidenti stradali, negli ultimi 10 anni, mostra una tendenza in calo pur rilevando una media di circa 146 deceduti nel quinquennio. La media dei deceduti mensili nel 2006 era di 18 in un mese (un morto in strada ogni 2 giorni) con un picco storico di 29 deceduti, mentre nell’ultimo anno 2019 siamo scesi a circa 10 deceduti in media al mese con un picco di minimo storico pari a 3 deceduti.

Dati in diminuzione, ma pur sempre numeri da strage, che confermano anche quest'anno Roma come la Capitale degli incidenti stradali. 

“La maggior parte degli incidenti si verificano nelle strade ad alto scorrimento. Anche se qui va fatta una precisazione perché, in autostrada, i sinistri sono diminuiti – ha spiegato a Romatoday l’avvocato Piergiorgio Assumma dell’Osservatorio nazionale vittime omicidi stradali (Onvos) – dunque le strade più pericolose restano quelle che presentano delle intersezioni a raso, che aumentano la possibilità di collisione tra veicoli. Penso ad esempio alla via Pontina che infatti resta una delle più pericolose in assoluto a livello europeo”.

Cosa fare però per invertire i numeri che continuano a fare di Roma anche la Capitale degli incidenti stradali? “C’è bisogno di una coscienza sociale maggiore. Non bisogna innanzitutto credere di essere dei piloti provetti, e questo vale per qualsiasi tipo di veicolo si stia guidando. Un altro aspetto importante – ha sottolineato l’avvocato Assumma – è che bisogna avere un comportamento responsabile, evitando di andare oltre i propri limiti. Pensare che se si è bevuto un bicchiere se ne possono assumere anche due o tre, prima di mettersi alla guida, è profondamente sbagliato”.

Come fare quindi per creare questa coscienza civica?  “Bisogna intervenire mandando i messaggi corretti già a livello scolastico. – ha suggerito il presidente dell’ONVOS – L’educazione alla guida deve partire dai banchi di scuola, la formazione deve arrivare quindi anche prima che i ragazzi prendano la patente”. Occorre dunque lavorare su progetti di medio termine. Coinvolgendo insegnanti e studenti. Un obiettivo ambizioso ma su cui vale la pena scommettere se non si vuole, ogni anno, tornare a commentare i numeri di una strage silenziosa.


 

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