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Incidenti stradali

Travolse il giovane Mario Delle Cave: carabiniere patteggia due anni

In carabiniere ha patteggiato la pena, ora sospesa. Distrutti i genitori della giovane promessa della palla a spicchi: "Giustizia oggi non è stata fatta"

Ha patteggiato due anni di reclusione, pena sospesa, il maresciallo dei carabinieri che il 7 settembre 2011 travolse e uccise in via Flaminia la giovanissima promessa del basket romano e italiano Mario Delle Cave. L’udienza si è tenuta questa mattina a porte chiuse di fronte al gip Rosalba Liso del tribunale di Roma.

Lo schianto avvenne pochi minuti dopo le 13, mentre il giovane Mario, in sella al suo scooter, con dietro un compagno di squadra, era fermo al semaforo poco dopo il poligono di tiro al volo, in direzione ponte Milvio. In attesa del verde, vennero purtroppo entrambi travolti dal furgone impazzito dei carabinieri e solo il giovane passeggero si salvò.

All’arrivo delle ambulanze e degli agenti della polizia municipale, il maresciallo testimoniò: "Provenivo a velocità moderata da via del Foro Italico e percorrendo la rampa discendente su viale Tor di Quinto iniziavo a frenare, ma il veicolo non ha frenato, ho quindi provato a sterzare, ma il veicolo non rispondeva e finiva per invadere la carreggiata di viale Tor di Quinto".

Circolò così in un primo momento l’ipotesi di un guasto ai freni o allo sterzo. Teoria prontamente smentita, poche settimane più tardi, nella ricostruzione della dinamica redatta da Ernesto De Angelis, consulente tecnico del pm Delia Cardia. "Gli impianti frenante e sterzante del Ducato funzionavano regolarmente" chiarì nella perizia il consulente. L’incidente avvenne poiché nell’affrontare la curva che immette su viale Tor di Quinto il maresciallo dei carabinieri "si strinse troppo verso destra e toccò con entrambe le ruote di destra contro il ciglio del marciapiede", perdendo così il controllo del mezzo che andò a invadere le altre corsie, il tutto "a una velocità di circa 70 chilometri orari" su un tratto dove il limite è fissato invece a 50.

Dopo la tragedia i familiari del giovane Mario si sono affidati alla Giesse - Gestione Sinistri, società specializzata in risarcimento danni. "Nonostante l’inaccettabile ostruzionismo, vista la gravità di quanto accaduto, da parte della compagnia assicurativa del mezzo dei carabinieri - spiega Paolo Ciceroni, responsabile della sede Giesse di Roma - stiamo per raggiungere l’accordo per il risarcimento dei parenti, anche di coloro che, inizialmente, la compagnia rifiutava incomprensibilmente di risarcire. Questo atteggiamento ha in ogni caso contribuito a rendere, se possibile, ancor più doloroso l’intero iter per i familiari".

Totalmente affranti, invece, i genitori di Mario dopo aver assistito al verdetto in tribunale: "Giustizia oggi non è stata fatta - il loro commento, tra le lacrime, subito dopo il patteggiamento - La giovane e preziosa vita di nostro figlio è stata ingiustamente portata via e nessuno di certo mai ce la ridarà. Essere costretti però, a distanza di anni, a vedere il responsabile della sua morte cavarsela con così poco è l’ennesima, orribile beffa che infanga la memoria di Mario e con la quale saremo costretti a convivere per il resto dei nostri giorni".

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