Incidente in Corso Francia, il perito: "Gaia e Camilla non erano sulle strisce"
Secondo l'esperto le due ragazze erano a 15 metri di distanza dall'attraversamento. "Non si parli di concorso di colpa" dice l'avvocato della famiglia di una delle vittime
Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli, le due 16enni travolte e uccise da un'auto in Corso Francia la notte tra il 21 e il 22 dicembre, non erano sulle strisce pedonali. Quello che sembrava più di un sospetto, poco dopo la tragedia, ora è stato messo nero su bianco da una perizia del consulente della Procura di Roma.
Dopo le dovute misurazioni l'esperto Mario Scipione ha scritto che le due ragazze erano a 15 metri dall'attraversamento pedonale. La relazione arrivata ai Pm conferma però anche l'alta velocità, e parla anche di "concorso di colpa": la palla passerà ora ai giudici per determinare in quale percentuale, anche sulla base dei calcoli e della perizia sul mezzo.
Secondo la tesi dei Pm e degli avvocati difensori, l'incidente sarebbe comunque potuto essere evitato se la macchina fosse andata piano e se Pietro Genovese non avesse bevuto. La perizia, tuttavia, potrebbe alleggerire la posizione del ragazzo al processo.
Il perito Scipione, nelle sua analisi, ha visionato l'auto posta sotto sequestro, ha studiato i rilievi effettuati dalla polizia locale e ha verificato il punto d'urto, la corsia percorsa, la sincronizzazione dei semafori e le condizioni di visibilità al momento dello scontro. Mesi di indagini per capire se Gaia e Camilla erano veramente sulle strisce, oppure no.
La perizia conferma, ad ogni modo, il quadro che già era emerso in un primo momento. Il punto focale, ora, è determinare se Pietro Genovese non fosse andato a quella velocità sostenuta e se quella sera non avesse bevuto (era risultato positivo all’alcol test) probabilmente Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli non sarebbero state investite.
"Stiamo lavorando alla redazione del rapporto del nostro consulente, siamo fiduciosi", dice l'avvocato Giulia Bongiorno che assiste i von Freymann mentre il suo collega Cesare Piraino, che assiste i Romagnoli, si augura che "non si parli ancora di concorso di colpa tra autista e vittime".