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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Nomentano / Via Guglielmo Saliceto

Manifestazione all'ambasciata ivoriana: "Vogliamo il passaporto!"

Una delegazione di immigrati della Costa D'Avorio richiede un incontro con l'ambasciatrice

Soffiavano nei fischietti la frustrazione, agitavano le braccia solo per far sventolare la bandiera del loro Paese. Questa mattina, ad “animare” il centro di Roma, una determinata e pacifica manifestazione, organizzata da una delegazione di cittadini ivoriani, appena fuori l’ambasciata, in via Guglielmo Saliceto.

Al grido di “Madame l’ambassadeur, mon passeport!”, i presenti chiedevano a gran voce un incontro con l’ambasciatrice Jannie Tagliante Saracino, per chiarire la questione riguardante il rilascio del nuovo passaporto biometrico. La legislazione in merito è cambiata e molti, per far partire l’iter o anche solo per la conversione del documento, sono rimasti impigliati tra le maglie della burocrazia.

La presidente di Hamef, Fatou Diako: “Vogliamo un incontro con l’ambasciatrice”

Abbiamo intervistato Fatou Diako, presidente della Onlus Hamef, che da anni difende i diritti degli immigrati e ne promuove l’integrazione. “Prima l’ambasciata per il passaporto richiedeva tre documenti: quello di nascita, quello d’identità e uno dei due genitori. Ora vogliono un’attestazione di identità biometrica, che si può ottenere solo tornando in Costa D’Avorio. Ma i ragazzi non possono tornare nel loro Paese con il permesso di soggiorno umanitario che gli è stato rilasciato”.

protesta ambasciata ivoriana

Questo, tra l’altro, viene conquistato a fatica presso i centri di accoglienza: “Una volta che la Commissione territoriale decide di concedere il permesso di soggiorno umanitario, la questura li blocca perché pretende il passaporto. E per il passaporto l’ambasciata, che rappresenta il nostro Paese in Italia, richiede la nuova attestazione...” . Insomma un cane italo-ivoriano che si morde la coda.

Da qui l’idea di organizzare una manifestazione: “Vogliamo chiedere all’ambasciata la possibilità di ottenere direttamente l’attestazione qui in ambasciata. Stiamo cercando di avere un incontro. Abbiamo scritto, anche attraverso i nostri avvocati, ma non ci hanno mai risposto. Allora siamo venuti qui direttamente, con un piccolo numero di persone, per non arrecare troppo disturbo, ma al tempo stesso far valere le nostre istanze".

La situazione che descrive Fatou Diako è pesante: "Questi ragazzi stanno soffrendo, hanno lasciato casa loro a causa di gravi problemi. L’ambasciatrice deve aiutarli ad inserirsi nella società italiana. Invece loro lottano per ottenere un permesso di soggiorno, restano in un centro di accoglienza almeno tre anni e poi restano bloccati. È la prima volta che organizziamo una manifestazione. Significa che le cose non vanno”.

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