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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Parco Big Bang al Torrino, Muciaccia: "Il vuoto"

"Uno "schiaffo" alla speranza nella discussione franca e alla pur minima salubrità e bellezza del verde"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RomaToday

 

"Eravano consapevoli del declino degli spazi pubblici, sia come spazi fisici sia come luoghi del dibattito, della partecipazione, della decisione. Sapevamo che il rischio che corre lo spazio pubblico della città, e il suo indebolimento nella vita della società urbana, non nascono oggi. Da decenni nelle periferie non si realizzano più piazze. Sempre piu pesantemente si pretende di sostituire agli spazi pubblici i "non luohi"..." (Edoardo Salzano).

Lo spazio pubblico, bene comune di cui ci stiamo occupando, recentemente inaugurato alla presenza dell'assessore all'Ambiente e del presidente del XII Municipio, è ancora una volta il giardino "Big bang" del Torrino.

Quello che sta avvenendo e che tutti hanno davanti agli occhi, cioè la morte per sete delle piante e degli alberi del giardino e il "silenzio assordante" delle istituzioni è già grave, ma ancor più grave è l'aspetto "simbolico" di tale incuria che diviene scandaloso e va sottolineato.

Con tale abbandono, a prescindere da questa o quella responsabilità specifica, si è voluta dare una risposta esemplare alla gente, uno "schiaffo" alla speranza nella discussione franca e alla pur minima salubrità e bellezza del verde, alla socializzazione che stava timidamente "germogliando" grazie alla sosta e al dialogo tra le persone, giovani e meno giovani, di un quartiere di periferia che purtroppo per qualcuno tale deve rimanere, basando ancora una volta il suo "organismo complessivo" sulle automobili, sui parcheggi, sugli svincoli, sui supermercati, sul cemento, sull'individualismo esasperato e sulla solitudine. Tutto ciò ha un nome: disgregazione, cioè scioglimento di quell'eventuale legame che si potrebbe creare tra le persone. E con ciò far venir meno il "diritto alla città", o "diritto alla vita urbana", o in altre parole "diritto alla democrazia".

Si possono in conclusione tratteggiare sinteticamente queste due "visioni" contrapposte della città: da una parte il quartiere "indefinito" viene visto e realizzato dal potere economico e politico solo come strumento per i propri fini, con il cittadino che diviene mero consumatore-comparsa e l'altra visione, sicuramente idealistica ma sicuramente più corretta, che invece vorrebbe al centro l'uomo nella sua complessità fisica e spirituale, per realizzare il quartiere nella "giusta misura" come luogo per abitare, lavorare, incontrarsi e scambiare idee, quindi pensare e sentirsi veramente a casa propria.

A noi tutti la scelta, se non è ormai troppo tardi!

Roma, luglio 2012

Arch. Massimo Muciaccia

cell. 3332343630

(le foto allegate sono di Paolo DG)

 

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