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Cronaca

Terrorismo, estradato Giulio Lolli: l'imprenditore 'pirata' è accusato di traffico di armi

Lolli quando era stato arrestato a Tripoli due anni fa era già considerato latitante per la giustizia italiana da 9 anni

Giulio Lolli è stato arrestato. Al suo rientro in Italia, a Roma, dopo essere stato rimpatrio dall'Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna (Aise) che ha curato i rapporti con le autorità libiche nelle varie fasi, i carabinieri del Raggruppamento operativo speciale hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa, su richiesta della procura di Roma, dal gip nei confronti del 54enne bolognese, a carico del quale gli inquirenti ipotizzano i reati di associazione con finalità di terrorismo internazionale e traffico di armi e munizioni da guerra. 

Lolli, quando era stato arrestato a Tripoli due anni fa, era già considerato latitante per la giustizia italiana da 9 anni; da quando cioè il sostituto procuratore Davide Ercolani, lo aveva indagato per associazione per delinquere, truffa, falso e appropriazione indebita. Soprannominato "il pirata" proprio per quella sua rocambolesca fuga a bordo di uno yacht verso le coste del Nordafrica, è stato consegnato al Ros dei Carabinieri.

Dalle indagini è emerso, fanno sapere i carabinieri del Ros, come "Lolli sia stato tra i comandanti del cartello islamista Majlis ShuraThuwar Benghazi" e operava sino "all'ottobre 2017 quale 'Comandante delle forze rivoluzionarie della marina'". Majlis Shura Thuwar Benghazi, formazione jihadista controllata dall'organizzazione terrorista Ansar Al Sharia (affiliata ad Al Qaeda, sino al suo definitivo scioglimento avvenuto a novembre 2017), era molto attiva nel 2017 nella città di Bengasi e nel 2017 aveva la sua base operativa a Misurata.

"Proprio da Misurata - sottolinea il Ros - Lolli si occupava di garantire alle milizie di Majlis Shura Thuwar Benghazi a Bengasi i rifornimenti di armi; approvvigionamenti che, via mare (non essendo sicuro il trasporto via terra), dovevano giungere da Misurata".

Le indagini su Lolli sono partite da due controlli "effettuati in acque internazionali, tra maggio e giugno 2017, al largo della Libia da parte di unità navali operanti nell'ambito della missione militare europea Eunavfor Med - 'Operazione Sophia'". In entrambe le circostanze, in ottemperanza alla risoluzione nr. 2292 (2016) del Consiglio di Sicurezza dell'Onu e in accordo al mandato dell'operazione, il Ros sottolinea che è stato trovato e sequestrato "un ingente quantitativo di armi da guerra, inclusi lanciarazzi e mine anticarro".

La Procura di Roma, gruppo antiterrorismo, assunta la direzione delle indagini, ha delegato il Reparto antiterrorismo del Ros e, per gli accertamenti iniziali, il Comando di Eunavfor Med - "Operazione Sophia", a sviluppare le indagini del caso, "dalle quali emergeva che l'imbarcazione fermata era (sino al suo trasferimento in Libia ormeggiata presso il porto turistico di Rimini) originariamente uno yacht registrato in Italia sotto il nome di 'Mephisto' poi ridenominato "El Mukhtar" all'atto della sua militarizzazione". L'arrestato, secondo l'accusa degli investigatori, "aveva effettuato analoga operazione in precedenza con un'altra imbarcazione, anche questa proveniente dall'Italia, la 'Leon', ridenominata 'Buka El Areibi'".

Dalle indagini è emerso che "Giulio Lolli, in concorso con altri soggetti, di cui tre già indagati, aveva fatto in modo di porre a disposizione la propria esperienza marittima, ed almeno due mezzi navali fatti venire dall'Italia, nella formazione e organizzazione delle truppe del Majlis Shura Thuwar Benghazi". Provvedimento equivalente è stato emesso dal gip anche a carico di un libico, censito tra i membri dell'equipaggio dell'El Mukhtarin occasione di entrambi i controlli in mare. Su altro fronte investigativo, i carabinieri del comando provinciale di Rimini hanno eseguito nei confronti di Lolli ulteriori due provvedimenti restrittivi emessi dal gip di Rimini in relazione ad ipotesi di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio e la fede pubblica, legati a numerose compravendite di imbarcazioni di lusso, nonché di estorsione. Concluse le formalità del caso, Lolli è stato condotto nel carcere di "Regina Coeli" a disposizione del Gip di Roma. 

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