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Cronaca

Mistero piede mozzato, si indaga sugli ultimi giorni di Gabriele Di Ponto

In Procura è stato aperto un fascicolo per omicidio volontario. In settimana gli esiti dell'esame del dna. Pochi dubbi sul fatto che il piede appartenga all'ultras laziale. Gli investigatori stanno provando a ricostruire gli ultimi giorni prima della sparizione

Ucciso e fatto a pezzi. E' questa l'ipotesi principale degli investigatori sul ritrovamento del piede mozzato nell'Aniene. L'arto, è cosa ormai praticamente certa, apparterebbe all'ultras laziale Gabriele Di Ponto. A riconoscere i tatuaggi è stata l'ex convivente. I suoi parenti ne avevano denunciato la scomparsa da alcuni giorni. Per l'ufficialità si attende ora l'esame del dna, i cui risultati dovrebbero giungere in settimana. Da parte degli inquirenti però i dubbi sono praticamente prossimi allo zero. In Procura c'è già un fascicolo per omicidio volontario e gli inquirenti sono al lavoro su Di Ponto per provare a ricostruire gli ultimi giorni di vita.

LA VITTIMA - Di Ponto viveva nel quartiere de La Rustica e negli ultimi tempi, secondo quanto si apprende, bazzicava dalle parti di San Basilio, una delle principali piazze di spaccio di Roma. Nel suo passato precedenti per rapina e droga che lo avevano portato in carcere. La prima volta nel 1997, quando fu arrestato per una rapina durante la quale si era travestito da Arlecchino. Poi nel 2008 un nuovo arresto. In mezzo la passione per la Lazio che nel 2006 lo portò a ricevere un Daspo. Da qualche mese viveva a La Rustica, dopo aver avuto casa anche a Guidonia. Di recente aveva sposato una 24enne italotunisina. Un matrimonio avversato dalla famiglia di lei. Il suocero di Di Ponto, in un'intervista a Il Messaggero, ha descritto l'uomo come "cattivissimo".

FACEBOOK - E l'ultras rapinatore non faceva nulla per nascondere quest'immagine. E' il suo profilo a riportare i continui riferimenti al carcere e alla vita criminale. Emblematica la condivisione di una foto con una frase che parla da sola: "I soldi fanno comodo a chiunque, ma se poi va male ricordati che non devi infamare. Non puoi tradire chi fino a oggi ti ha fatto mangiare". E proprio facebook traccia un punto di rottura rispetto alla normalità. E' il 24 luglio quando Di Ponto posta una serie di frasi e foto in serie, come faceva sempre. Poi il silenzio. Il profilo, attivissimo, diventa silenzioso. E proprio quel giorno potrebbe essere uno degli ultimi in cui è stato visto.

TELEFONINO - In casa non è stato ritrovato il suo telefonino che da giorni, secondo quanto riferito da chi lo conosce, è spento. Gli investigatori però puntano proprio sul cellulare per provare a ricostruire gli ultimi giorni di Di Ponto. Verranno analizzati i tabulati, scandagliati gli ultimi contatti, le ultime telefonate fatte e ricevute. Da lì si proverà a riannodare il filo che porta poi al ritrovamento del piede. Le ipotesi sono due: una è quella che vuole Di Ponto sparito volontariamente; l'altra invece porta ad un rapimento. In entrambi i casi però la situazione non sarebbe andata come previsto e si sarebbe arrivati, è l'idea di chi indaga, alla sua uccisione. 

IL RITROVAMENTO DEL PIEDE - Ucciso e fatto a pezzi quindi, ma allora perché è stato ritrovato solo un arto? E' questo il giallo nel giallo : le altri parti del suo corpo non si trovano. Tevere e Aniene sono stati scandagliati dalla polizia fluviale e non ci sono tracce del corpo dell'uomo. Qualcuno quindi potrebbe aver portato appositamente lì, in via Foce dell'Aniene, quel piede. L'arto, reciso in maniera precisa, si suppone con una motosega, potrebbe rappresentare un messaggio, un avvertimento per qualcuno. Importante sarà anche rintracciare chi ha effettuato la telefonata di segnalazione del piede. L'uomo, si suppone un pescatore, è poi sparito nel nulla. Un mistero, un altro, rende la storia di Gabriele Di Ponto ancora tutta da scrivere.  

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