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Cronaca

Gabriele Di Ponto, la conferma del dna: il piede mozzato è il suo. Resta il giallo del corpo

La conferma, ad una settimana dal riconoscimento, arriva dagli esami del dna effettuati dalla polizia scientifica. Ancora nessuna traccia del resto del corpo

C'erano pochi dubbi, ma il ritardo dei risultati del dna e il mancato ritrovamento del suo corpo stavano cominciando a far sorgere qualche dubbio. Appartiene a Gabriele Di Ponto il piede mozzato ritrovato in via Foce dell'Aniene. La conferma, ad una settimana dal riconoscimento, arriva dagli esami del dna effettuati dalla polizia scientifica. Comparati i tessuti della gamba con le tracce raccolte nell'appartamento a La Rustica dell'ultras laziale, i risultati hanno avallato il riconoscimento effettuato dall'ex compagna. 

Quei tatuaggi, quelle scritte lasciavano pochi dubbi. Ad aumentarli però il mancato ritrovamento del corpo del quale ancora oggi continua a non esserci traccia. Resta quindi il giallo. Che fine ha fatto l'ultras laziale? Difficile pensare che il corpo possa trovarsi nell'Aniene o sul Tevere. In questi giorni la polizia ha scandagliato in lungo e in largo i due fiumi, senza trovare nessuna traccia. 

Solo una gamba, tagliata sotto il ginocchio con una sega elettrica, quanto basta per rendere visibili i tatuaggi e per poterlo riconoscere e identificare. Questa al momento l'unica traccia per quello che gli investigatori non hanno dubbi sia un omicidio. Una delle ipotesi che emerge, in merito al ritrovamento del solo piede, è quella di un messaggio da recapitare a qualcuno. "Gabriele è morto" si sarebbe voluto far sapere permettendo alla polizia di ritrovare quell'arto. Ma chi doveva sapere?

Potrebbe essere questo l'ennesimo giallo nel giallo di questo caso. Al momento gli investigatori della squadra mobile stanno battendo delle piste relative al passato di Di Ponto. Numerosi i precedenti dell'ultras biancoceleste che negli ultimi tempi si sarebbe riavvicinato agli ambienti dello spaccio del suo quartiere, San Basilio. 

Da qui una prima pista. Si è infatti parlato di una banda di albanesi o di una vendetta per uno sgarro, fatti che avrebbero portato al rapimento prima e poi all'uccisione con annessa tortura e amputazione del piede. In tal senso però il riserbo è massimo. Individuata la pista da battere, l'idea di chi indaga è che si possa quindi giungere al corpo ed eventualmente all'avvertimento che si voleva dare facendo ritrovare la gamba. 

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