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Cronaca Primavalle / Via Carentino

Ndrangheta a Casalotti: covi sicuri e auto 'pulite' per i sodali del clan Bellocco

Tre le persone arrestate per favoreggiamento. I due rampolli dell'omonimo clan reggino venne arrestati a Roma nel luglio del 2012

Covi sicuri ed auto di lusso. Questo il trattamento con i quanti bianchi che veniva riservato nelle zone di Casalotti e Selva Nera nei confronti di Umberto e Francesco Bellocco, dell’omonimo clan della ‘ndrangheta operante a Rosarno (Reggio Calabria), arrestati dai carabinieri nel luglio del 2012 mentre si trovavano nella Capitale. Le ordinanze di custodia cautelare in carcere sono stati eseguite nel corso della notte a Roma e a Palmi, in Calabria

ORDINANZA DEL GIP - Tre gli arresti eseguiti dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Roma, con la collaborazione dell’Arma locale, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip presso il Tribunale di Roma su richiesta della Procura della Repubblica di Roma – Direzione Distrettuale Antimafia

FAVOREGGIAMENTO PERSONALE - I tre arrestati, tutti di origine calabrese, sono ritenuti responsabili dei reati di favoreggiamento personale e procurata inosservanza di pena, con l’aggravante di cui all’art. 7 del d.l. 152/1991 convertito nella L 203/1991, per avere operato al fine di agevolare la cosca della ‘ndrangheta “Bellocco”, operante a Rosarno e comuni limitrofi.

BELLOCCO A ROMA - La misura cautelare si basa sulle risultanze acquisite dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo Carabinieri di Roma a seguito della cattura dei latitanti Umberto Bellocco (classe 1983) e Francesco Bellocco (classe 1989) eseguito dai Carabinieri della Stazione di Roma Casalotti  il 24 luglio 2012 nel corso di un normale servizio di controllo del territorio, indagini che hanno consentito di individuare la rete di persone di cui i due Bellocco si avvalevano per trascorrere indisturbati la loro latitanza nella città di Roma.

ARRESTO ROCCAMBOLESECO - L’arresto dei Bellocco fu eseguito in circostanze rocambolesche da una pattuglia di Carabinieri in servizio serale che decise di procedere al controllo di un gruppo di giovani che sostavano in strada nei pressi di un complesso residenziale di via Carentino.

LATITANTI DA DUE ANNI - Alla vista dell’autoradio dei Carabinieri, i giovani si diedero alla fuga al fine di sottrarsi al controllo e i militari riuscirono a bloccarne due i quali, in un primo momento fornirono dei documenti di identità falsi e, successivamente, furono identificati nei citati cugini Bellocco Umberto e Francesco, all’epoca entrambi latitanti da due anni, in quanto destinatari di numerosi provvedimenti restrittivi emessi dalle Autorità Giudiziaria di Palmi e Reggio Calabria nel 2010 per gravi reati, tra i quali anche il reato associativo di tipo mafioso.

CLAN BELLOCCO DI ROSARNO - Riguardo allo spessore criminale dei due latitanti, i carabinieri evidenziano che: Umberto Bellocco è figlio di Giuseppe Bellocco, classe ‘48, con precedenti per associazione mafiosa, omicidio, estorsione, armi e altro, già latitante inserito nell’elenco dei 30 ricercati di massima pericolosità del Ministero degli Interni ed arrestato dal ROS dei Carabinieri nel 2007, in atto detenuto presso la casa circondariale di Terni, cugino di Gregorio Bellocco, quest’ultimo capo storico dell’omonima cosca; Francesco Bellocco (classe ’89) è figlio di Carmelo Bellocco, latitante fino al 1994, in atto detenuto presso la casa circondariale di L’Aquila, ritenuto elemento di spicco, unitamente al fratello Umberto (classe 1937) della medesima cosca.

RAMPOLLI DEL CLAN - In considerazione dello spessore criminale dei due latitanti arrestati, rampolli di un clan la cui operatività nella piana di Gioia Tauro è stata accertata con numerose sentenze, le indagini furono immediatamente assunte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di via in Selci che individuarono nell’immediatezza un appartamento di Casalotti in via Perlo, dove i due latitanti avevano predisposto la loro base logistica.

COVI SICURI - La perquisizione del covo consentiva di stabilire che i due ricercati si erano stabiliti a Roma da alcuni mesi ed erano operativi in attività illecite sul territorio; nel covo che era dotato di impianto di videosorveglianza, furono infatti rinvenuti numerosi telefoni, computer portatili, Jammer, ricevitori radio, macchine conta banconote, bilancini elettronici di precisione, un blocco notes con cifre ed appunti in codice, nonché l’Epistola di Leone IV, utilizzata dagli affiliati della ‘ndrangheta nel rito di iniziazione svolto in occasione delle nuove immissioni nelle cosche. I latitanti disponevano inoltre di 3 auto e 2 moto nuovissime, intestate a dei prestanome e poste sotto sequestro.

TRE ARRESTI - Le successive indagini del Nucleo Investigativo di Roma hanno consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza a carico degli odierni arrestati, un 32enne originario di Oppido Mamertina ma residente a Roma in zona Boccea e vicino al clan Gallico di Palmi (Reggio Calabria), un altro 32enne originario di Palmi ed un 36enne originario di Taurianova, sempre nel reggino. I tre avevano il compito di provvedere al supporto logistico necessario ai due latitanti per vivere in clandestinità. I tre personaggi, infatti, a vario titolo, avevano reperito e messo a disposizione dei cugini Bellocco l’appartamento di via Perlo, le autovetture e i motocicli, fittiziamente intestati, nonché i documenti di identità.

L'Epistola di Leone IV per i riti di iniziazione della 'ndrangheta  (1)-2

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