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Cronaca

Mamma uccide i figli a Rebibbia, il racconto di Alice: "Ora Faith e Divine sono liberi"

L'avvocato di Alice Sebesta a RomaToday parla dei colloqui avvenuti con la detenuta: "Era in discussione la sua scarcerazione che sarebbe avvenuta proprio grazie ai figli"

"Adesso i miei figli sono liberi, gli ho dato la libertà. Ora sono in Paradiso". Con una lucida follia Alice Sebesta ha raccontato al suo avvocato difensore quanto compiuto nel reparto nido del carcere di Roma Rebibbia alle 12 di quel maledetto 18 settembre. Lì la 33enne georgiana nata in Germania, ha ucciso, sul colpo, la figlia più piccola, Faith nata a Monaco di Baviera il 7 marzo scorso.

Il fratellino Divine, nato sempre a Monaco il 2 febbraio del 2017, rimasto  ferito gravemente è stato portato all'ospedale Bambino Gesù, I medici hanno provato in tutti i modi di salvargli la vita. Nella serata di ieri, poi, l'annuncio: "La commissione incaricata dell'accertamento ha dovuto confermare purtroppo lo stato di morte cerebrale del bambino. Si valuta ancora, insieme alle autorità giudiziarie e al centro nazionale e regionale per i trapianti, la possibilità di donazione di organi". A raccontare dei colloqui avvenuti con la detenuta è il suo avvocato Andrea Palmiero che, a RomaToday, spiega di aver trovato una ragazza "psicologicamente distrutta" e in lacrime.

"Ora i miei figli sono liberi"

"Ora i miei figli sono liberi". Le parole, aberranti, di Sebesta fotografano tragicamente una vicenda che racconta il dramma del carcere, il corto circuito della legge riguartante le mamme detenute e le fragilità psicologiche di una donna che ha ucciso i propri figli. "Una vicenda assurda. Ero in discussione per la sua scarcerazione. Sabato l'ho incontrata. Lei sapeva che la diversa misura cautelare sarebbe avvenuta proprio perché aveva due figli piccoli". A spiegarlo è l'avvocato Palmiero, legale di Alice, che a RomaToday aggiunge: "L'ultima volta che l'ho vista, prima della tragedia, era sabato scorso. Sapeva che la sua scarcerazione sarebbe stata una questione di giorni e che ero stato al Tribunale del Riesame di Roma". 

Quindi il dramma. Prima con la morte di Fatih, poi con l'annuncio del Bambin Gesù della morte celebrale di Divine. "Ho parlato con Alice. Era in lacrime, tremava, si grattava continuamente le braccia. Ora è continuamente sedata. Ha vissuto tutto come una autopunizione. Il fatto che i figli fossero in carcere lo viveva come una doppia condanna. Non ha mai avuto problemi con la legge prima dell'arresto di fine agosto. Era incensurata e l'arresto l'ha devasta psicologicamente. Una ragazza troppo fragile per il carcere", aggiunge Palmiero che ribadisce: "Tuttavia non era immaginabile una tragedia del genere. La scarcerazione era vicina", ripete.

"Non è capace di intendere e di volere"

L'avvocato, che continua a seguire il caso, poi non ha dubbi: "Ora è obbligatoria una perizia psichiatrica. Un gesto del genere lascia intravedere una totale incapacità di intendere e volere, è totalmente insensato e illogico". Questa sarà la strategia difensiva. Quando gli chiediamo se avesse mai incontrato il padre di dei due piccoli uccisi risponde: "Ho conosciuto un uomo, ha detto di essere il padre di Fatih e Divine. Non aveva, però, con sè i documenti ed era con alcuni suoi connazionali. L'ho visto solo una volta poco dopo l'arresto poi sono rimasto in contatto con loro per ottenere un domicilio propedeutico alla scarcerazione. Trovata la casa, utile per l'iter per gli arresti domiciliari, sono spariti". 

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L'appello della Procura di Roma al padre

A tal proposito la Procura di Roma ha lanciato un appello per rintracciare il padre dei piccoli, Ehis E. di nazionalità nigeriana, al fine di ottenere anche da lui l'ok per l'espianto degli organi (qui i numeri da contattare). Nel frattempo riecheggiano, come macigni, la parole di Alice Sebesta. La donna, che si trovava detenuta per traffico di sostanze stupefacenti, si trova piantonata nel reparto di psichiatria dell' ospedale Pertini e ha passato le ultime 24 ore a piangere e pregare. 

L'accusa della Procura di Roma è di duplice omicidio. Sebesta era stata arrestata il 28 agosto scorso a Roma perché trovata in possesso di 15 chili di droga. Nei suoi confronti era stato applicato l'arresto in flagranza di reato.

Sospesi i vertici di Rebibbia

La tragedia ha avuto delle conseguenze anche di natura amministrativa. Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha, infatti, deciso per la 'linea dura' sospendendo il direttore della casa circondariale femminile, Ida Del Grosso, la sua vice, Gabriella Pedote, e il vice comandante del reparto di Polizia penitenziaria, Antonella Proietti. Il ministro, parlando di quanto accaduto, ha detto di avere preso questa decisione perché ha ritenuto che "sono stati fatti errori".

"Il messaggio - ha sottolineato Bonafede - deve essere chiaro: nel mondo della detenzione non si può sbagliare. Quel mondo vive in condizioni gravi; io mi sto impegnando e penso non solo ai detenuti, ma anche agli agenti penitenziari. Tuttavia se vedo qualcosa che non deve accadere io prendo subito provvedimenti".

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