Ne parla anche il New York Times. E poco importa che l'inglese del traduttore sia da 3 in pagella, che il titolo elogi o stronchi il sindaco, che Marino sia zavorra o salvagente di una barca vicina all'affondo. Al cittadino medio, quello che la città la vive sulla pelle, importa sì, finché non utilizza i servizi pubblici della città. 

La realtà è amara e davanti agli occhi di tutti: prendere i mezzi nelle ore di punta è come sperimentare un girone dantesco. Luglio insegna, dal primo del mese proteste, guasti, ritardi e banchine invase dalla calca sudata che aspetta secoli il passaggio di un treno sono all'ordine del giorno. Camminare in un'area verde, specie se sei fuori dalla vetrina della città, è un salto a ostacoli tra siringhe, cartacce e bottiglie di birra che spuntano tra erbacce da savana. 

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Ma anche solo percorrere la via sotto casa per andare a gettare l'immondizia nei secchioni non è un bello spettacolo: i marciapiedi a Roma non li pulisce nessuno. Pigneto, Torpignattara, Centocelle, Monteverde, Colli Portuensi, Prati, San Paolo, Magliana, Tuscolano. Sporcizia in strada e cassonetti stracolmi di rifiuti sono cartoline quotidiane. Ne arrivano a decine dai lettori in redazione. Foto, video, testimonianze di una città al collasso.

Non si salvano i quartieri centrali. Da Trastevere al Colosseo passando per le vie intorno al Vaticano attraversate tutti i giorni da centinaia di turisti, non è difficile incappare in cestini dell'immondizia strapieni, resti di cibo, cartoni, sacchetti. Roma è sporca. E a ricordarcelo non serve il New York Times.