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Cronaca

Caso Cucchi, parlano i giudici: "E' stato picchiato, indagini da rifare"

Dopo l'assoluzione di tutti gli imputati per la morte di Stefano, sono state depositate le motivazioni della sentenza della corte d'Assise d'Appello: per i giudici si deve indagare anche sui carabiniere

C'è bisogno di  nuove indagini perché Stefano "è stato picchiato". Fondamentale è capire da chi. Arrivano, dopo l'assoluzione di tutti gli imputati nei mesi scorsi, le motivazioni della sentenza del 31 ottobre scorso sul caso Cucchi. Gli atti vanno trasmessi al pubblico ministero in modo che sia lui a valutare "la possibilità di svolgere ulteriori indagini al fine di accertare eventuali responsabilità di persone diverse'' dai poliziotti della penitenziaria già giudicati.

Nelle pagine della Corte d'Assise d'Appello di Roma i giudici riportano lo svolgimento del processo chiarendo che, se ancora non ci sono certezze  sulle cause della morte, adesso bisogna fare luce su cosa ha fatto chi ha avuto in custodia Cucchi dopo l'arresto, a cominciare dai carabinieri. Per il collegio dei giudici, presieduto da Mario Lucio D'Andria "le lesioni subite dal Cucchi debbono essere necessariamente collegate a un'azione di percosse; e comunque da un'azione volontaria, che può essere consistita anche in una semplice spinta, che abbia provocato la caduta a terra, con impatto sia del coccige che della testa contro una parete o contro il pavimento. Non può essere definita una 'astratta congettura' l'ipotesi prospettata in primo grado, secondo cui l'azione violenta sarebbe stata commessa dai carabinieri che lo hanno avuto in custodia nella fase successiva alla perquisizione domiciliare".

Tutto fondato su testimonianza che attesterebbero che "già prima di arrivare in tribunale Cucchi aveva segni e disturbi che facevano pensare a un fatto traumatico avvenuto nel corso della notte".

"RIAPRITE LE INDAGINI" - I primi a chiedere la riapertura delle indagini sul caso erano stati i familiari di Stefano, in prima linea la sorella Ilaria, in lacrime in tribunale dopo la sentenza di assoluzione

La giustizia malata ha ucciso Stefano. Attenderemo le motivazioni e andremo avanti. Chi ha commesso un errore deve pagare, ma non con la vita come mio fratello


La famiglia Cucchi aveva subito annunciato il ricorso in Cassazione dopo la lettura delle motivazioni e presentando un esposto in Procura contro il perito Arbarello. Quella sentenza aveva anche dato vita a una catena di solidarietà nei confronti della famiglia di Stefano, sia da parte della società civile che delle istituzioni. Poco dopo la sentenza a Roma era stata organizzata una fiaccolata di fronte di fronte al Consiglio superiore della magistratura. Inoltre la famiglia Cucchi era stata invitata dal presidente del Senato Pietro Grasso e dal premier Matteo Renzi a un incontro per chiarire i punti oscuri della vicenda.

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