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Cronaca

Mafia Capitale: indagini sulle coperture delle forze dell'ordine

Proseguono le investigazioni sul Mondo di Mezzo, inquirenti al lavoro per scoperchiare presunte zone grigie tra uomini in divisa e il sistema allestito da Carminati

Solo la punta di un iceberg. Questo quanto hanno fatto intendere il procuratore Capo Giuseppe Pignatone ed il Procuratore Aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia Michele Prestipino nella conferenza stampa che ha portato ai 37 arresti per "associazione di tipo mafioso" e ai 40 indagati scoperti al termine della prima fase di indagine della Operazione Mondo di Mezzo. Un sistema oliato da decenni di connivenza tra il "mondo dei vivi e quello dei morti", tra loro appunto il sistema messo in piedi da Massimo Carminati, nella cosiddetta terra di mezzo.

CONNIVENZA DELLE FORZE DELL'ORDINE - Dopo aver accertato la presenza nell'Urbe della longa mano della Mafia Capitale e del 'sistema' attuato da Massimo Carminati, il 'Guercio' che dai Nar è passato alla Banda della Magliana attraversando 40 anni di misteri italiani, l'inchiesta della Procura della Repubblica di Roma punta ora a chiarire le coperture e gli appoggi nelle forze dell'ordine su cui il gruppo ha potuto contare.

ZONE GRIGIE - Obiettivo dei Magistrati è scoperchiare presunte zone grigie tra gli uomini in divisa che avrebbero fornito notizie e elementi preziosi a Carminati sullo stato delle indagini. Al momento, in base a quanto si apprende, gli inquirenti sono al lavoro per identificare ulteriori soggetti che hanno garantito al clan comunicazioni sensibili.

CARMINATI INFORMATO DELL'ARRESTO - Una connivenza talmente radicata che in queste ore è uscita l'indiscrezione sul fatto che Carminati "Forse era informato" del possibile arresto. Una ipotesi avvalorata dall'improvviso cambio di abitudini dell'uomo che ha ispirato la figura del 'Nero' del Romanzo Criminale di Giancarlo De Cataldo, come del fatto che avesse smesso di utilizzare il cellulare, facendo ricorso a cabine telefoniche per contattare i suoi amici o sodali. I magistrati della Procura di Roma sono convinti che l'ex terrorista dei Nar fosse stato in qualche modo informato dell'arrivo imminente di un provvedimento restrittivo.

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