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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Camorra, usura e gioco d'azzardo: gli affari del clan Giuliano sul litorale romano

Grandi affari a Ladispoli. I criminali pretendevano prestiti usurari ad un tasso che arrivava al 120% dell'importo versato. Tre gli arresti tra gli affiliati al clan Giuliano di Napoli

Tassi usurai arrivati al 120% e controllo del gioco d'azzardo sul litorale romano. Erano questi, alcuni, degli affari di tre persone appartenenti al clan Giuliano di Napoli. Le indagini della Direzione Investigativa Antimafia di Roma hanno portato all'arresti dei malviventi perché "avevano organizzato con un sodalizio legato alla camorra la gestione dell'usura e del gioco d'azzardo nel territorio di Ladispoli". 

I tre provvedimenti di custodia cautelare sono stati emessi dal gip di Civitavecchia. I tre avevano organizzato, secondo quanto riporta la DIA, sul litorale romano "una vera e propria colonia camorrista".

L'indagine, denominata 'Alsium', ha consentito di far luce sulle dinamiche di infiltrazione nell'economia laziale di clan camorristici, attraverso propri referenti stanziatisi da tempo in quel territorio. 

I malviventi secondo gli inquirenti avrebbero "costituito e gestito da dieci anni un articolato sistema di usura ai danni di cittadini e imprenditori locali in crisi economica, molti dei quali anche a causa del vizio del gioco d'azzardo, incoraggiato peraltro dagli stessi usurai che lo gestivano sulla piazza di Ladispoli".

Le intercettazioni telefoniche e le testimonianze di alcune vittime "vessate e prostrate dagli usurai arrestati a Ladispoli" hanno portato alla luce come i criminali pretendessero prestiti usurari ad un tasso che arrivava al 120% dell'importo versato. Il giro d'affari negli anni è arrivato a centinaia di migliaia di euro a scapito di decine di soggetti.

Un dipendente pubblico, in particolare, con il vizio del gioco e delle scommesse calcistiche clandestine, ha dichiarato di aver accumulato in tre anni di giocate 'sulla fiducia' un debito di oltre 10 mila euro e di "essere stato minacciato", nonostante avesse già consegnato denaro proveniente dalla cessione del quinto dello stipendio. 

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