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Cronaca Piazzale Clodio

Dimezzate le pene ai Casamonica: il Tribunale ordina la restituzione dei beni confiscati

La sentenza nel processo d'Appello. Assolti dodici dei trentuno condannati a 360 anni di pena. Caduta l'accusa di "associazione per delinquere"

Dodici assoluzioni per non aver commesso il fatto. Sei pene inferiori ai due anni e quattro mesi e otto condanne ridotte, con la maxi condanna in Primo Grado confermata solo per quattro esponenti della famiglia. Questo quando deciso dalla III Sezione Penale della Corte d'Appello di Roma nel secondo grado di giudizio del processo che riguarda il "Clan Casamonica".

BENI CONFISCATI - Oltre a questo anche la restituzione dei beni confiscati con macchine di grossa cilindrata, oro e ville in zona Romanina e Morena che ritornano nella disponibilità della famiglia di origine abruzzese che ha stabilito il proprio quartier generale nella periferia sud- est della Capitale.

PRIMO GRADO DI GIUDIZIO - Un dimezzamento della pena totale dopo che lo scorso 21 ottobre del 2013 sei esponenti del clan, che avevano rifiutato il rito abbreviato, vennero condannati ad 81 anni di carcere complessivi. Secondo i giudici i sei erano responsabili di "associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina". Lo stesso reato venne contestato ad altri 31 esponenti già condannati nel gennaio del 2012.

IL BLITZ A ROMANINA - Era il 23 gennaio 2012 quando con un maxi blitz polizia e carabinieri fecero irruzione nei bunker di via Devers e via Barzillai della famiglia nomade stanziata nella Capitale, con 39 fermi (tra i quali 15 donne) ed il sequestro di numerosi beni mobili ed immobili: 16 ville, 36 autovetture di lusso, un borsone pieno d'oro, diversi Rolex, 135 mila euro in contanti e diversi titoli.

"ROMA SUD COME SCAMPIA" - Secondo i giudici lo spaccio al minuto della cocaina era gestito dalle donne della famiglia che si appostavano davanti ogni portone e lì aspettavano i clienti che arrivavano da tutta la città, dalla provincia e, in particolare, dai Castelli Romani. Secondo la tesi accusatoria, il cliente arrivava con la sua auto, incanalata in una strada dove si creava una sola corsia di marcia parcheggiando ad hoc altri automezzi, specificava quante dosi desiderava e la donna lo “invitava” a fare il giro del palazzo. Parallelamente lei si avvicinava al nascondiglio più prossimo, una grata, una finestra, una fioriera, prendeva le dosi e l'acquisto era fatto.

CAMINETTI SEMPRE ACCESI - Nel frattempo le case rimanevano accese con i caminetti notte e giorno, estate ed inverno, con l'obiettivo di incenerire la 'merce' velocemente in caso di visita inattesa delle forze dell'ordine.

CASAMONICA IN FESTA - Ieri il ribaltamento della sentenza di Primo Grado con i carabinieri che hanno dovuto faticare non poco per trattenere la felicità degli imputati riuniti nei corridoi del Tribunale di piazzale Clodio.

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