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Cronaca Civitavecchia

Bancarotta fraudolenta: sequestrati 4 milioni di euro ad otto indagati

La Guardia di Finanza ha scoperto gli illeciti di due imprenditori e dei loro complici. Al centro delle indagini una società di impiantistica

Da una verifica fiscale del 2016 al sequestro di quasi 4 milioni di euro. Gli uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma, coordinati dalla Procura della Repubblica di Civitavecchia, hanno scoperto il sistema utilizzato da otto soggetti, tra cui due noti imprenditori civitavecchiesi, indagati per bancarotta fraudolenta. La misura cautelare è l’epilogo di una complessa attività investigativa nei confronti di una società attiva nel settore dell’installazione di impianti elettrici industriali e per l’edilizia.

La verifica fiscale e le indagini

Il controllo del 2016 aveva consentito di scoprire le modalità attraverso le quali un imprenditore brindisino classe 1949 ed un imprenditore messinese classe 1944, entrambi risultati amministratori di fatto della verificata, avessero simulato una cessione di ramo d’azienda e una vendita immobiliare, al fine di sottrarre i beni aziendali alle procedure coattive di riscossione del rilevante debito tributario accumulato pari a circa 4.700.000 euro. Infatti, gli stessi, ben consapevoli che l’impresa da loro gestita fosse sconosciuta al Fisco, avevano omesso di dichiarare oltre 4.500.000 di euro di ricavi aziendali conseguiti, peraltro, preoccupandosi di far figurare, nel tempo, quali rappresentanti formali della società, dei meri prestanome.

Le Fiamme Gialle hanno verificato che gli illeciti venivano commessi dal 2011, grazie anche alla compiacenza delle consorti degli imprenditori indagati, divenute pure formali proprietarie di una delle imprese beneficiarie, nonché di due teste di legno, rispettivamente amministratori di diritto attuale e pro tempore della società decotta. Fondamentale per la riuscita del piano è risultato, inoltre, il contributo tecnico fornito da un noto commercialista civitavecchiese, che ha anche rivestito la figura di amministratore di diritto pro tempore delle società beneficiarie delle indebite cessioni. Le compravendite, in realtà, non erano altro che mere operazioni contabili tese ad impoverire e, successivamente, a svuotare la società dei propri assets patrimoniali e finanziari, ammontanti a circa 3.000.000 euro, a vantaggio esclusivo degli indagati oltre che di due soggetti giuridici, di fatto riconducibili - in termini di gestione - ai medesimi imprenditori. 

Il sequestro dei beni

Scoperti gli artifizi contabili attraverso i quali era stato falsificato il bilancio d’esercizio 2015, con conseguenti illeciti profitti in danno dell’Ente di riscossione, la Procura della Repubblica ha richiesto il fallimento d’ufficio della società verificata. Inoltre, accogliendo integralmente la prospettazione del pm procedente, il gip del Tribunale di Civitavecchia ha disposto il sequestro preventivo del seguente compendio patrimoniale, risultato nella disponibilità diretta o indiretta delle otto persone indagate: un capannone industriale, un ufficio e disponibilità finanziarie, intestate alla società beneficiaria nonché quindici immobili, un’autovettura, un motociclo, quote societarie e denaro di proprietà degli indagati, per un valore complessivo di oltre 3.750.000 euro.

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