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Cronaca

Reumatologia del San Filippo Neri: dopo la chiusura aumentano i disagi per i cittadini

Agostini dichiara: "100 pazienti necessitano di proseguire le cure con i farmaci biologici che soltanto i medici ospedalieri possono somministrare"

La notizia della chiusura del reparto di Reumatologia del San Filippo Neri di Roma, ufficializzata il 20 febbraio scorso con la pubblicazione sul bollettino della Regione Lazio, ha provocato il blocco delle cure e la conseguente difficoltà dei pazienti di trovare un nuovo centro di riferimento. "Mi giungono segnalazioni da parte dei pazienti in cura nella struttura, - Riccardo Agostini, consigliere regionale e membro della commissione sanità - soprattutto per patologie come l’artrite reumautoide, che hanno difficoltà nel trovare in altri ospedali le cure adeguate alle loro necessità".

I pazienti in cura con farmaci biologici nel reparto sono infatti ancora in cerca di una nuova struttura dove proseguire le cure. "Si tratta di oltre 3mila pazienti complessivi, con patologie di diversa gravità – spiega Agostini - fino ad arrivare ai circa 100 pazienti che necessitano di proseguire le cure con i farmaci biologici che soltanto i medici ospedalieri possono somministrare. Allo stato attuale, di fatto, per molti di loro non è assicurata la continuità assistenziale, che in ogni caso non sarebbe priva di disagio a causa dello spostamento in altre strutture, magari più distanti dall’abitazione". 

Agostini ha concluso puntualizzando sulla necessità di assicurarsi una ricollocazione dei pazienti prima della sua chiusura: "Più volte, chiedendo la rimodulazione del piano di rientro della Sanità, ho sottolineato la necessità di modulare l’offerta in base alle effettive esigenze dei pazienti e dei territori, e questo mi sembra un caso emblematico. Meglio per tutti sarebbe mantenere in vita il Dipartimento di Reumatologia del S. Filippo Neri, che nel corso degli anni ha garantito un servizio puntuale a migliaia di persone. In ogni caso – conclude Agostini - prima di smantellare una struttura, sarebbe opportuno assicurarsi che tutti i pazienti in carico abbiano trovato una collocazione certa e quanto più possibile agevole". 

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