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Cronaca Ostia

Ostia, il clan Fasciani è la mafia di Roma. Lo certifica la Cassazione: "Pericolosi come le cosche del sud"

La Cassazione: "Si può affermare che anche la città di Roma ha conosciuto l'esistenza di una presenza 'mafiosa', e il clan Fasciani rappresenta un emblematico esempio di mafia locale"

Il clan Fasciani di Ostia rappresenta la mafia di Roma. Non meno pericolosa anche delle cosche del sud Italia. La Cassazione lo certifica nero su bianco. E' quanto scrivono i giudici della seconda sezione penale nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso 29 novembre hanno riconosciuto l'associazione mafiosa per il clan di Ostia confermando di fatto la sentenza della Corte d'Appello.

"Si può affermare che anche la città di Roma ha conosciuto l'esistenza di una presenza 'mafiosa', sebbene in modo diverso da altre città del Sud, ma non per questo meno pericolosa o inquinante il tessuto economico-sociale di riferimento" e il clan Fasciani "rappresenta un emblematico esempio di 'mafia locale'".

"Ulteriore ed adeguato riscontro circa l'esistenza della pervasività si coglie nel riferimento alla 'zona grigia', ossia all'accertata succube sudditanza verso gli interessi del clan proveniente da professionisti di varia estrazione (dal direttore di banca ai custodi giudiziari, all'impiegata dell'Assobalneari, a funzionari pubblici, commercialisti), sempre pronti ad aderire o addirittura a prevenire con estremo zelo le richieste in ordine ai bisogni o alle aspettative più svariate, anche quando non compatibili con norme di legge o doveri deontologici, per il 'rispetto' portato verso il capo della consorteria ed il desiderio di evitare qualsiasi genere di insoddisfazione dei temibili interlocutori", si legge nelle motivazioni. 

"Un sodalizio semplice si eleva nella sua quotidiana operatività ad associazione mafiosa, attraverso ulteriori e pregnanti condotte tipiche alle quali tutti i sodali partecipano consapevolmente arrecando ciascuno un contributo causale finalisticamente orientato proprio ad acquisire egemonia criminale nel territorio di insediamento", spiega la Cassazione nelle 151 pagine della sentenza.

Arrestato Alessandro Fasciani: voleva lasciare l'Italia

"Del resto ricondurre alla sola figura di Carmine Fasciani il complesso dei fenomeni criminali pur emersi dall'attività di investigazione sarebbe riduttivo e semplicistico anche sotto il profilo della logicità. Infatti, condotte di sistematica valenza criminale consumate e sedimentate nel corso degli anni e in settori ben precisi e diversificati non possono che essere espressione di un'azione articolata secondo un preciso e preordinato programma criminoso che vede naturalmente al vertice il 'capo', il quale, nella realtà delle cose, deve necessariamente avvalersi di una struttura consolidata ed organizzata senza la quale egli, da solo e soprattutto in un periodo in cui era detenuto agli arresti ospedalieri e/o controllato, nulla avrebbe potuto realizzare di significativo, tanto più in un territorio ove operavano (e operano) altri agguerriti sodalizi".

L'arresto dei membri del clan Fasciani

I giudici della Suprema Corte hanno confermato in larga parte la sentenza facendo diventare definitive le condanne, fra gli altri, del capofamiglia Carmine Fasciani (27 anni e 10 mesi, la pena più alta), della moglie Silvia Franca Bartoli (12 anni e 5 mesi), delle figlie Sabrina e Azzurra Fasciani (rispettivamente 11 anni e 4 mesi e 7 anni e 2 mesi) e del fratello del boss Terenzio Fasciani (8 anni e 6 mesi). Gli arrestati furono portati in carcere dopo il blitz che avvenne nel luglio del 2013 attraverso l'operazione Alba Nuova.

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