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Cronaca

Caso Vannini, l'avvocato della famiglia: "Si è completamente riaperta una porta. Può succedere di tutto"

Il legale: "L'attuale situazione è quella che mi ero prefigurato fin dall'inizio della vicenda. L'omicidio era lì, nel periodo successivo allo sparo, in quelle mendacità che si sono verificate tra lo sparo e i soccorsi"

Il caso relativo all'omicidio di Marco Vannini è di nuovo aperto e, sicuramente, più incerto dopo la decisione della Cassazione di venerdì scorso

L’avvocato Celestino Gnazi, legale della famiglia Vannini, è intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano: “E’ come se fosse successo ieri. Il tempo tende a sminuire, in questo caso no. Questo può dipendere da tanti motivi, ma certamente dipende anche dal senso angoscioso di ingiustizia che la famiglia ha subito. E’ un turbine questa vicenda e i genitori ne sono avvinti come se fosse il primo momento”.

“C’era una generalizzata sensazione che la vicenda dal punto di vista giudiziario si sarebbe chiusa il 7 febbraio, però noi ci credevamo e abbiamo fatto bene. Chi ha assistito al processo in Cassazione ha trovato dei giudici che sapevano perfettamente tutto, conoscevano gli atti, la rappresentante della Procura generale era assolutamente preparata, partecipe. E’ stato un processo in un tribunale che ti dava la sensazione che c’era partecipazione, conoscenza. Giudici di quel livello non si fanno certo influenzare dall’esterno, è chiaro che la pressione mediatica ha acceso i riflettori su questa vicenda che è particolare perché c’è anche un binario morale”, continua.

La mamma: "Marco si poteva salvare"

“Sotto il profilo giuridico la soluzione secondo me è assolutamente corretta, è quella che mi ero prefigurato fin dall’inizio della vicenda. E’ stato esploso un colpo di pistola, non ci sono elementi seri per dire che fosse omicidio volontario, c’è stato un ritardo enorme nei soccorsi, la conclusione è stata che a mio avviso non avremmo mai avuto la prova di chi aveva sperata e di come era successo, certamente si era subito percepito che quel ritardo nei soccorsi aveva determinato la morte del ragazzo e dunque l’omicidio era lì, nel periodo successivo allo sparo, in quella falsità, in quelle mendacità che si sono verificate tra lo sparo e i soccorsi. - spiega l'avvocato Gnazi - Nel processo c’erano da subito tutte le prove, a mio avviso sono state lette in modo inadeguato nei giudizi precedenti, certamente quello di secondo grado. Il 7 febbraio si è completamente riaperta una porta, quindi può succedere di tutto. Le motivazioni della sentenza della Cassazione saranno fondamentali. Con le motivazioni avremmo le istruzioni per l’uso”.

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