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Cronaca

Casamonica, l'associazione mafiosa "orizzontale" del clan: quando la forza è il senso di appartenenza

"Il clan è caratterizzato da un comune senso di appartenenza, è un vincolo che lega tutti i Casamonica per cui, alla bisogna o nei momenti di difficoltà, tutti sono a disposizione degli interessi della famiglia"

La forza del clan Casamonica è la famiglia, il senso di appartenenza. Un elemento così solido tanto che, secondo il Gip Zsuzsa Mendola, quella del gruppo criminale è ormai una associazione mafiosa 'orizzontale'. 

Il giudice lo scrive nell'ordinanza di 467 pagine dell'indagine 'Noi proteggiamo Roma' che ha portato all'arresto di 20 persone del clan Casamonica, 15 in carcere e 5 ai domiciliari, e al sequestro di un patrimonio di circa 20 milioni di euro: "La vicenda relativa al funerale di Casamonica Vittorio, ha ulteriormente messo in luce l'esistenza di una vera e propria associazione mafiosa di tipo 'orizzontale', la cui forza è dettata dall'appartenenza alla famiglia Casamonica. Avuto riguardo alla fattispecie in esame, è quindi dimostrata l'esistenza di un'organizzazione articolata e basata su schemi operativi predeterminati".

Giuseppe e Ferruccio Casamonica

"Il clan - si legge nell'ordinanza - è caratterizzato da un comune senso di appartenenza alla medesima famiglia, è un vincolo che lega praticamente tutti i Casamonica per cui, alla bisogna o nei momenti di difficoltà, tutti (e sono tantissimi) sono a disposizione degli interessi della famiglia. Tuttavia, a seconda della zona di competenza, ogni nucleo familiare ha la sua autonomia e il suo capo. Il capo del singolo nucleo familiare, di solito, è il padre o il primogenito".

L'operazione 'Noi proteggiamo Roma' (i nomi degli arrestati) ha consentito di individuare di due gruppi con a capo Giuseppe Casamonica e Ferruccio Casamonica, che hanno strutturato "un'associazione di tipo mafioso finalizzata, attraverso la commissione di reati fine tra i quali usura, estorsione, esercizio abusivo di attività finanziaria e intestazione fittizia di beni, a procurarsi ingiusti profitti e/o vantaggi per sé e per i membri del sodalizio criminale, per ciascuno dei quali sono stati delineati ruoli e compiti".

I due nuclei familiari dei Casamonica - strettamente legati da vincoli di parentela - hanno operato in diversi quartieri della Capitale (Romanina, Anagnina, Tuscolano) ma anche nei comuni limitrofi di Grottaferrata, Frascati, Albano, Monte Compatri e San Cesareo, "radicandosi sul territorio nel corso di oltre vent'anni e riuscendo a ostentare, per il solo fatto di far parte di un gruppo di una comunità etnica di cospicue dimensioni, una capacità di intimidazione effettiva". 

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Le intercettazioni e i collaboratori di giustizia raccontano i Casamonica

L'indagine ha potuto contare anche sulle dichiarazioni di quattro collaboratori di giustizia. Tutti i collaboratori hanno descritto chiaramente la particolare struttura del clan: "Un sistema complesso costituito da più nuclei familiari, collegati tra loro in maniera orizzontale e non verticistica, dediti a numerose attività criminali, i quali, pur essendo autonomi, sono sempre pronti a unirsi qualora vi sia necessità di far fronte a pericoli o minacce provenienti dall'esterno, in quanto legati da un comune senso di appartenenza alla medesima famiglia". 

Non esiste un capo assoluto di tutti, un capo dei capi, conferma uno dei collaboratori di giustizia. La conferma della struttura orizzontale e dell'autonomia delle diverse famiglie che compongono il clan Casamonica, viene confermata anche dalle intercettazioni. Significativa, per gli investigatori, è la conversazione in cui il fedelissimo sodale Daniele Pace, rispondendo al suo interlocutore sull'importanza del sodalizio criminale al quale appartiene, asserisce esplicitamente: "A Roma? La prima!". 

Il senso di appartenenza ad una associazione di stampo mafioso equiparabile, secondo gli inquirenti, "alle consorterie 'tradizionali' (camorra o 'ndrangheta) e il riconoscimento della sussistenza del vincolo associativo vengono ribaditi in modo esplicito nel corso di altre intercettazioni". 

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"I Casamonica proteggono Roma"

Ma nelle intercettazioni, però, c'è anche un senso di persecuzione che la famiglia nomade ha. "Perché i Casamonica proteggono Roma. La camorra vo' entrà a Roma e i calabresi vonno entrà a Roma". "Je da fastidio perche' noi proteggemo Roma".  

E' Guido Casamonica, figlio di Ferruccio, che lamentandosi dei provvedimenti giudiziari emessi nei confronti di altri membri del clan, afferma che l'annientamento del sodalizio sarebbe finalizzato a consentire alle organizzazioni forti di mettere le mani su Roma: "Devono far entrare. Devono far entrare organizzazioni forti a Roma ecco perché ce vonno distrugge a noi!! La camorra e la 'ndrangheta". Sottolineando, poco dopo, che la presenza dei Casamonica sul territorio consente di proteggere la Capitale, sottraendo conseguentemente la città al controllo dei clan camorristici e delle cosche calabresi.

Ma più che a "proteggere Roma", secondo la Procura e la Squadra mobile capitola, i Casamonica pensavano a grossi giri estorsioni e usura, oltre al controllo di diverse attività economiche. 

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