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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

"Caro Papa vieni a Rebibbia a vedere la situazione dei detenuti"

Don Sandro Spriano, cappellano del carcere romano Rebibbia, dalle pagine del Corriere della Sera scrive una lettera al Santo Padre, Benedetto XVI, per invitarlo a celebrare la Solennità dell'Assunta il 15 agosto nel penitenziario e vedere da vicino le difficili condizioni dei detenuti

Il cappellano del Nuovo complesso del carcere di Rebibbia, don Sandro Spriano, ha scritto dalle pagine del Corriere della Sera una lettera aperta al Pontefice Benedetto XVI per invitarlo a celebrare sabato prossimo la Solennità dell’Assunta presso il penitenziario romano: "Caro Papa Benedetto, ho fatto un sogno: che tu, la mattina del 15 agosto, ti presenti a Rebibbia, senza scorta e senza insegne, per celebrare la Solennità dell'Assunta".

La missiva al Santo Padre, però, non è solo un invito per una solenne celebrazione religiosa, ma è l’occasione per lanciare una denuncia pubblica sulla difficile situazione in cui versa il carcere: sovraffollamento delle celle, personale della polizia penitenziaria ridotto al minimo,

La descrizione dello stato del penitenziario viene descritta dal cappellano don Sandro in un dialogo immaginario con Benedetto XVI durante la visita: "Quanti detenuti sono ospitati in questo reparto? Circa 400, Santo Padre, e in tutto l'Istituto sono 1.600", scrive don Spriano in un dialogo immaginario con il papa in occasione della sua eventuale visita.

"E come mai - prosegue - soltanto 5 agenti di Polizia Penitenziaria? Gli agenti sono scarsi perché su 45mila in forza al Dap (Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria) soltanto 20mila prestano servizio nelle carceri".

Cruda l’immagine data delle celle in cui i detenuti in sovrannumero trascorrono quasi tutta l’intera giornata: "Questi sono i corridoi e le stanze dove gli 'ospiti' trascorrono immobili almeno venti ore della loro giornata: quattro detenuti in celle per due, otto in celle da quattro”.

L’ultimo appello che Don Spriano lancia nella sua lunga lettera è la richiesta a tutti i cristiani di raccogliersi in preghiera affinché "preghino per chi è in prigione" e per "fare posto nelle nostre case, nel lavoro, nella città a chi esce dal carcere dopo aver espiato la sua pena. L'accoglienza fraterna di uno solo - conclude - aumenterà di molto la nostra sicurezza e la nostra libertà”.
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