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Cronaca

Carabiniere ucciso, tutte le risposte ai dubbi sull'omicidio di Mario Cerciello Rega

La stampa italiana e quella americana hanno ascoltato le parole della Procura e dei carabinieri in merito alle indagini per la morte di Mario Cerciello Rega: "Basta ombre e presunti misteri". Sulla foto del ragazzo americano bendato "nessuna indulgenza"

Si poteva fare qualcosa per evitare la morte di Mario Cerciello Rega? Il collega del carabiniere ucciso a Roma poteva sparare? Finnegan Lee Elder sapeva che si stava trovando davanti a due militari? Chi è il responsabile della foto fatta a Gabriel Natale-Hjorth poi diffusa sul web e sulla stampa? Tante le domande che, fin dall'arresto dei due giovani californiani, hanno tenuto con il fiato sospeso chi cercava risposte in quello che, a tutti gli effetti, è un intervento sfociato poi nella tragedia. Una serie di eventi che trovano nell'amara dichiarazione del comandante provinciale dei carabinieri di Roma, Francesco Gargaro una cruda e triste verità: "Mario Cerciello Rega non aveva l'arma con sé, l'aveva dimenticata".

E' quanto emerso nella conferenza stampa che si è tenuta martedì 30 luglio in piazza San Lorenzo in Lucina, quartier generale dei carabinieri a cui hanno partecipato anche il procuratore facente funzioni di Roma, Michele Prestipino, il procuratore aggiunto, Nunzia D'Elia e il comandante del Reparto Mobile, il colonnello Lorenzo D'Aloia.

Ognuno, per sua competenza, si è espresso, davanti ai giornalisti italiani e statunitensi, per districare la matassa su un caso sul quale la Procura "continuerà le indagini. Vi sono alcuni aspetti della vicenda che devono essere ancora approfonditi. Accertamenti saranno condotti dal mio ufficio con scrupolo e tempestività", ha assicurato Prestipino. Quali sono, invece, i punti fermi sui quali forze dell'ordine e inquirenti basano le proprie certezze? I carabinieri e la Procura oggi hanno raccontato la loro verità.

Il video della conferenza stampa completa

Perché i carabinieri non hanno sparato? Mario Cerciello Rega non aveva la pistola 

La notizia più importante la dà il Colonnello Gargaro: "Cerciello non aveva arma con sé, ma aveva le manette. La pistola probabilmente l'aveva dimenticata. Solo lui sapeva perché". Poi aggiunge: "Se anche avesse avuto la pistola non avrebbe avuto la possibilità di reagire" per l'aggressione fulminea di Finnegan Lee Elder.

La pistola era nel suo armadietto in caserma, spiegano i carabinieri, ecco perché Mario Cerciello Rega non si è difeso. Varriale, che aveva la pistola, era invece "impegnato in una colluttazione con Natale Hjorth e impossibilitato a correre in aiuto del vicebrigadiere".

"Non immaginavano di trovarsi di fronte una persona con un coltello di 18 centimetri, e non si aspettavano neanche di essere aggrediti nel momento in cui si qualificavano come carabinieri", ha aggiunto Gargaro ribadendo che "Varriale non poteva sparare a un soggetto in fuga. I colpi in aria a scopo intimidatorio non sono previsti dal nostro ordinamento".

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Cerciello Rega e Varriale hanno agito da soli?

Cerciello Rega e Varriale, secondo la verità riportata dall'Arma, avevano la copertura dovuta. "Si trattava di un servizio che a Roma si fa ogni giorno, o quasi" ha sottolineato con forza Gargaro che ha anche smentito l'assenza di pattuglie di appoggio ai due carabinieri: "Nella zona c'erano già 4 auto nostre che non dovevano essere visibili per non pregiudicare l'operazione".

Pattuglie che sono intervenute dopo l'allarme dato. "Tra l'albergo degli americani e il luogo dell'omicidio la distanza è minima, 30 secondi fatti di corsa" e così l'intervento di quei militari è stato inutile. I due carabinieri, aggiunge Gargaro, "non immaginavano che sarebbero stati aggrediti".

Come mai sono intervenuti i carabinieri di piazza Farnese e non di Trastevere?

Sul perché quando la scena si è spostata da Trastevere a Prati non siano intervenuti i carabinieri della stazione territorialmente competente ma invece la pattuglia di Cerciello Rega e Varriale, il comandante provinciale è chiaro: "I primi contatti e la notizia li hanno avuti i militari di piazza Farnese e quindi sono intervenuti loro. Da Trastevere sono tre chilometri e i tempi dell'appuntamento erano molto stretti, neanche ci sarebbe stato il tempo di passare la chiamata. Le pattuglie erano già lì e sono state lasciate lì perché sapevano che sarebbero potute intervenire". 

Non solo Gargaro è duro anche con chi getta "ombre" sulla vicenda: "Esprimo il disappunto mio e di tutti i carabinieri di Roma per i presunti misteri sollevati e diffusi in merito a questa vicenda in questi giorni. Una ricostruzione attenta e scrupolosa ha dimostrato la correttezza e la regolarità dell'intervento, tra l'altro ricorrente a Roma, anche per i cosiddetti cavalli di ritorno. Azioni adottate tutte con le stesse modalità nel rispetto delle regole". 

"Svolgiamo servizi in borghese nei luoghi della movida - ha spiegato - per rispondere alla ricorrente richiesta di sicurezza da parte dei cittadini, fatto già oggetto di riunioni del Cosp. Lo facciamo nel fine settimana, poi negli altri giorni interveniamo sia in divisa che in borghese per contrastare quello che viene lamentato, ovvero lo spaccio di stupefacenti e reati contro il patrimonio".

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Come sta il carabiniere Andrea Varriale? 

Andrea Varriale è provato ma è in buona salute. "Il suo equilibrio e la sua serenità potrebbero permettergli di rientrare in servizio nella stessa caserma una volta ultimati i sei giorni di malattia - spiega il colonnello Gargaro - certo non capita tutti i giorni di veder morire un collega".

Il coltello usato da Finnegan Lee Elder portato dagli Usa

L'arma del delitto è stata portata in Italia da Elder nei giorni precedenti al delitto. "Lui aveva il coltello, nelle tasche dei pantaloni o all'interno della felpa. Secondo noi, poi, è impossibile che Natale non sapesse che il suo amico fosse armato", ha detto il comandante Lorenzo D'Aloia.

La tipologia di lama è detta "Trench knife" Ka-Bar Camillus, con lama brunita e con impugnatura di anelli di cuoio ingrassato e pomolo in metallo brunito. Un modello scelto dalla Difesa statunitense perché ritenuto maneggevole, multiuso e con una lama robusta.

Ma come ha fatto il 19enne americano a portare in aereo il coltello col quale ha ucciso il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega? La risposta è "semplice": negli Stati Uniti si può. Secondo le regole dell'Autorità sulla sicurezza dei trasporti americana, è infatti possibile trasportare in volo un coltello come il Ka-Bar imbarcato in stiva da Elder.

Il caso dei "magrebini"

E' lo stesso Brugiatelli a indicare che i due in fuga sono nord africani. Dopo aver inizialmente indicato ai Carabinieri in due magrebini i soggetti che avevano incontrato Varriale e Cerciello Rega, poi ucciso al termine di una colluttazione, avrebbe poi ritrattato. "La sera in caserma, davanti all'evidenza ha ammesso che i due erano americani", ha detto Gargaro. Secondo il gip "mente sapendo di mentire", si legge nell'ordinanza. Ma perché? Probabilmente perché "non vuole essere tirato in ballo in questa vicenda", dicono i carabinieri. 

Brugiatelli ha qualche precedente di anni fa e non è "non è un informatore". Varriale, sotto choc per il compagno trafitto da 11 coltellate, dirà invece quel che piano piano ricorda: ovvero che erano cittadini occidentali. A complicare le ricerche sui magrebini forse anche la confusione dovuta alla presenza di un cittadino egiziano, tale Tamer. 

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