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Cronaca

Caffarella: è scontro tra procura e legale di Racz, domani la decisione sulla scarcerazione

Il pm Barba: “Sono stati loro. Se non sono stati loro hanno assistito o fatto da palo”. L'avvocato La Marca: “Loyos è stato indottrinato dalla polizia a confessare ciò che era scritto nella querela della 14enne”

Il Tribunale del riesame di Roma si esprimerà entro domani in merito alla richiesta di scarcerazione di Alexandru Isztoika Loyos e di Karol Racz, i due romeni accusati dello stupro avvenuto nel parco della Caffarella.

Nel corso dell'udienza per il riesame non sono mancati i colpi di scena e i botta e risposta tra la procura, rappresentata dal Pm Barba e la difesa di Karol Racz, gestita dall'avvocato Lorenzo La Marca. Il pubblico ministero Barba ha ribadito la colpevolezza dei due, aggiungendo però un'ulteriore ipotesi: “Sono convinto che i due romeni fossero nel parco della Caffarella. Se non sono stati loro a compiere la violenza sessuale hanno assistito o fatto da palo”.

Barba ha poi spiegato che alla base della sua richiesta di mantenimento in carcere dei due romeni c'è la confessione di Loyos, da considerare, nonostante sia stata ritrattata, veritiera. Inoltre oggi si è appreso che il pubblico ministero ha  depositato sabato scorso intercettazioni ambientali fatte dalla polizia il 4 marzo nei locali della questura di Roma che riguarderebbero colloqui tra cinque persone, sembra testimoni a favore di Karol Racz.

Su queste intercettazioni c'è stato il primo scontro con la difesa, rappresentata dall'avvocato La Marca che in merito ha dichiarato: “Quei cinque testimoni scagionano Racz. Sono testi che riferiscono di altre persone in grado di confermare il suo alibi ma il pm ha cercato di screditare queste persone oggi in udienza".

Nel corso dell'udienza è inoltre spuntato fuori un testimone dello stupro, un medico che il giorno di San Valentino faceva jogging al parco della Caffarella. L'uomo, sentito in un procedimento del pm Tiziana Cugini per la rapina ed il furto di telefoni cellulari avvenuto nel parco il giorno di San Valentino, lo stesso dello stupro, riferì di due uomini dell'est europeo incontrati nel parco e dal quale era stato infastidito poiché si erano seduti sui suoi attrezzi. La circostanza fu comunicata dal magistrato al collega Vincenzo Barba, titolare del fascicolo sulla violenza sessuale. Risentito dalla squadra mobile il medico confermò i fatti e, tramite ricognizione fotografica, indicò in Alexandru Isztoika Loyos e Karol Racz i due uomini incontrati verso le 17.30. Lo stupro della ragazzina di 14 anni avvenne alle 18.

Anche su questo La Marca ha avanzato le proprie riserve: “Si tratta di una persona, di un passante che avrebbe visto i due romeni al parco ma non ha assistito allo stupro e poi potrebbe essere stato condizionato dalle foto che in questi giorni sono sui giornali”.

La Marca all'uscita dell'udienza è stato un fiume in piena, lanciando anche accuse piuttosto pesanti nei confronti della questura e della procura: “Aleksandru Izstoika Loyos è stato picchiato, sottoposto a torture e seviziato e alla fine alla polizia ha fatto il nome del più debole, della persona che veniva sfruttata, del più fesso del campo. Racz non si sa spiegare il perché. Ma con la violenza sessuale non ha nulla a che fare".

La Marca argomenta questa accusa spiegando che ai danni di Loyos sarebbe avvenuto un indottrinamento. Ciò sarebbe secondo lui dimostrato dal fatto che  “i due ragazzi al momento dell'approccio che avrebbe preceduto la violenza, secondo quanto riferito successivamente dallo stesso sedicenne alla polizia, non erano sulla panchina accanto al parco della Caffarella ma si trovavano già nel parco stesso”.

Secondo La Marca, agli atti depositati al Riesame, vi sarebbe una dichiarazione del fidanzatino della giovane stuprata, che ha modificato in parte quanto dichiarato nei giorni precedenti e cioé che la coppia di fidanzatini, come emerge dalla querela della quattordicenne, erano stati trascinati fin dentro il parco. "Si tratta di minorenni e non voglio parlare di queste cose”, ha detto La Marca, “ma Izstoika è stato indottrinato dalla polizia a confessare ciò che era scritto nella querela della quattordicenne. Successivamente il ragazzo ha modificato in parte la versione su ciò che è accaduto nell'approccio e questo è differente su quello che era scritto nella querela".

Infine secondo La Marca la prova centrale dell'innocenza di Racz è l'esame del Dna che non appartiene al suo assistito.
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