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Cronaca

Buste esplosive a Roma: possibile matrice anarchica antimilitarista

Sotto la lente le possibili connessioni tra le vittime e i loro precedenti impieghi

La matrice anarchica. Questa la pista, che con il passare delle ore, prende corpo tra gli inquirenti che indagano sulle esplosioni di tre pacchi bomba tra Roma e Fiumicino avvenute nelle scorse ore. È quanto emerge al termine di un vertice svolto in Procura a Roma tra il procuratore aggiunto Francesco Caporale, il pm Francesco Dall'Olio e i vertici della Digos di Roma e del Ros dei Carabinieri.

Al momento non è pervenuta alcuna rivendicazione. Sotto la lente le possibili connessioni tra le vittime e i loro precedenti impieghi, che potrebbero far pensare a una matrice anarchica di stampo antimilitarista. 

I plichi contenevano una quantità di esplosivo atta ad offendere e non ad uccidere. Una mano capace che ha utilizzato una modalità ben determinata per confezionare i tre plichi bomba esplosi.

Il tipo di confezionamento dei tre plichi con una busta A4 gialla e l'utilizzo di una scatolina in legno contenente un innesco attivabile all'apertura, lasciano pensare agli inquirenti che dietro ai tre plichi ci sia una figura esperta e con chiari intenti dimostrativi.  Elementi che al momento inducono la Procura a seguire tutte le ipotesi, dando maggiormente peso alla pista anarchica.

La destinataria del pacco bomba esploso l'altra notte al Centro smistamento poste di via Cappannini, a Fiumicino, è un'ex dipendente dell'Università di Tor Vergata. Secondo quanto emerso, ad avvalorare la pista anarchica potrebbe essere un accordo tra la seconda università e l'Aeronautica militare, siglato nell'ottobre scorso. 

La busta con l'esplosivo avrebbe dovuto essere spedita presso l'abitazione della donna, ma è esplosa domenica sera tra le mani di una lavoratrice del centro di smistamento di Fiumicino, ferendola alle mani e al viso con una prognosi di 10 giorni. 

Una seconda busta, esplosa alle 19:15 di lunedì è stata recapitata in via Fusco, nel quartiere della Balduina, a una ex dipendente, esperta di biotecnologie, di 68 anni dell'Università del Sacro Cuore. Anche in questo caso, ad attirare l'attenzione degli inquirenti sarebbe un'intesa siglata in passato tra l'ateneo e il Comando di Reazione Rapida della NATO in Italia. 

In questo caso la donna ferita è stata giudicata guaribile in 30 giorni. Apparentemente senza connessione, per ora, l'episodio avvenuto il 2 marzo alle 18:30, quando un'altra busta contenente un ordigno simile è esplosa in via Piagge, nel quartiere romano di Colle Salario: destinataria del plico un'impiegata dell'Inail 54enne. 

Per lei le ferite sono state giudicate guaribili in 20 giorni. E' stato accertato che le vittime non si conoscevano tra loro e che i mittenti dei tre plichi, falsificati, sono stati scelti con attenzione in modo da suscitare fiducia nei destinatari.

Inquirenti e investigatori non escludono che possano esserci altri plichi esplosivi in circolazione come i tre pacchi bomba esplosi.

In particolare, sono state allertate le Poste Italiane per effettuare controlli su plichi e pacchi in transito al centro smistamento posta di Fiumicino, dove è rimasta ferita un'addetta che ha riportato 10 giorni di prognosi.
 

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