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Cronaca Tor Bella Monaca / Via dell'Archeologia, 106

"Il buco è famoso in tutta Roma", il cliente dei pusher racconta come avviene lo spaccio nel Ferro di Cavallo

Gli ultimi arresti dei carabinieri hanno dato un duro colpo all'organizzazione criminale che gestiva la piazza di spiaccio di via dell'Archeologia

"Il buco è famoso in tutta Roma. Vengono tutti qui". Sono le parole di Alessandro, un cliente dei pusher di Tor Bella Monaca e il luogo da lui indicato è la scala H del civico 106 di via dell'Archeologia, cuore del cosiddetto Ferro di Cavallo, la base dello spaccio dell'organizzazione criminale sgominata dai carabinieri che, nella mattinata del 23 ottobre, hanno arrestato 16 persone

Un blitz all'alba che ha permesso anche di determinare come il sodalizio aveva improntato i propri affari, con turni e stipendi che facevano passare le mansioni di spacciatore e vedetta come veri e propri impieghi pagati fino a 200 euro al giorno. Nell'ordinanza firmata dal Gip Francesca Ciranna vengono puntati i fari anche sul luogo teatro dell'attività di spaccio, quello che in gergo viene chiamato il "buco".

Un nome con il quale i clienti lo indicavano per le modalità con le quali acquistavano lo stupefacente. "Viene chiamato così per il metodo utilizzato dai ragazzi che vendono la coca, cedono la dose attraverso un foro presente nel muro del palazzo. Il "buco" è famoso in tutta la città per la qualità della cocaina che c'è lì", sottolinea Alessandro, cliente abituale.

Secondo quanto ricostruito, chi voleva un po' di "sballo" arrivava al civico 160 di via dell'Archeologia, poi si fermava accanto ad uno dei pali. Qui venivano indirizzari al "buco" e, una volta giunti alla meta, i clienti inserivano all'interno della fessura la somma per acquistare una singola dose di cocaina (con 30 euro si acquistava un involucro tra 0,3 e 0,4 grammi, un "pezzo piccolo"; con 50 euro si comprava un involucro di cocaina tra 0,6 e 0,7 grammi, un "pezzo grosso"). 

Un modus operandi appena descritto, che era adottato soprattutto durante i turni 20:30/04:30 e 04:30/09:00. In queste fasce orarie i pusher utilizzavano sempre il metodo del "buco".

Durante il turno 09:00/17:30, a discrezione del pusher, la cessione avveniva invece o attraverso il "buco" o nascondendo le dosi di cocaina da spacciare, in vari posti presenti in zona (aiuole, piante, grate, fessure, condotti, vani di ascensore, cassonetti). 

Il Gip Ciranna, nell'ordinanza, spiega: "Il "buco" è una fessura praticata nella parte inferiore del telaio delle cassette della posta, presenti all'interno dell'ingresso della palazzina popolare di via dell'Archeologia, scala H, appositamente praticato dall'organizzazione criminale, per consentire il passaggio denaro/stupefacente. Tale stratagemma consentiva al pusher di ricevere il denaro e consegnare lo stupefacente richiesto, modalità che gli permetteva di non essere visto e quindi riconosciuto, e di essere protetto da un'eventuale azione a sorpresa delle forze dell'ordine". 

Una modalità che, secondo quando scritto dal Giudice, "poneva in uno stato di vera e propria prigionia i residenti di quel civico che, per poter accedere alle loro abitazioni, dovevano aspettare che il pusher di turno aprisse loro il portone condominiale, e se non apriva poiché avvisato della presenza delle forze dell'ordine, il residente era costretto ad aspettare all'esterno del palazzo per molto tempo". Una tecnica simile a quella che RomaToday aveva descitto già lo scorso febbraio.

Significativa è una intercettazione: un acquirente si avvicina al "buco" e dà 30 euro. Il pusher allunga la mano, e poi risponde "Pe' 30 euro devi aspettà un quarto d'ora. Ripassa. Sennò ce l'ho da cinquanta". Il cliente, desideroso della sua dose, ha però i soldi contati e prova a contrattare: "O prendete er telefono?". 

"Fai vede, faccia ar buco. Al buco t'ho detto. Fai vedè", la risposta. I secondi di silenzio. Il cliente spera, ma niente. "A me nun me serve, mettiti ar buco zì, mettiti ar buco. Te devo vedè. Tiè nun ce serve. Ma che telefono è? Faceva schifo". L'offerta viene rifiutata e il cliente è costretto ad aspettare: sono le regole del "buco"

  
 

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