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Cronaca

Bimbo morto durante il parto: omicidio colposo per i medici, risarcimento alla famiglia

Il Tribunale di Roma ha emesso, ieri, la sentenza di primo grado. Decisivo il tempo perso prima del parto: fu omicidio colposo. Alla famiglia seicentomila euro di risarcimento

Le si erano rotte le acque al settimo mese. Un tracciato Ctg, necessario per valutare lo stato di salute del feto, non ottimale. E un'attesa di qualche giorno risultata decisiva per la tragedia. E' racchiusa qui la storia del piccolo di otto mesi nato morto al San Camillo nel 2009. I genitori, difesi dall'avvocato Teresa Manente, avevano immediatamente iniziato la loro battaglia perchè chi di dovere pagasse. E ieri ci sono stati i primi provvedimenti ufficiali. Il tribunale, infatti, ha condannato ad otto mesi di reclusione i due medici del reparto di ginecologia, accusati di omicidio colposo. In piu, da piazzale Clodio hanno disposto un risarcimento alla famiglia di seicentomila euro. 

I FATTI - E' il 2009 e la donna, fra il settimo e l'ottavo mese di gravidanza, comincia ad avere dei problemi. Le si sarebbero rotte le acque e il tracciato Ctg successivo avrebbe dato esito negativo. I risultati dello strumento per monitorare i battiti del piccolo e le contrazioni della mamma avrebbero dovuto spingere i medici "all'immediato trasferimento della donna in sala operatoria per l'esecuzione di un parto cesareo". Trasferimento immediato, però, mai avvenuto. Ed è proprio da qui, dalla decisiva perdita di tempo, che nascono le condanne ai due dottori.

LA PERDITA DI TEMPO -  Una decisione tempestiva, infatti, "avrebbe evitato il prolungamento della sofferenza del feto e scongiurato la morte del piccolo". Il parto, però, nonostante lo stato di salute della donna e il Ctg negativo, fu rimandato. E proprio durante le operazioni per la nascita del piccolo si consumò la tragedia. Dovuta, probabilmente, ad un arresto cardiocircolatorio per la compressione del cordone ombelicale. 

LA DIFESA - La vicenda, comunque, sembra ben lontana dalla conclusione. I due medici condannati ieri in primo grado, con ogni probabilità, ricorreranno in appello, come annunciato dall'avvocato Roberta Pagliarella a 'Repubblica'. "Sono certa che non è stato commesso il fatto che ci viene addebitato - ha detto la legale di uno dei due dottori del San Camillo - molto probabilmente chiederemo l'appello". 

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