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Cronaca

Torre Spaccata: il racconto dello “sfascio” quotidiano

Bruno Di Venuta del comitato residenti: "Sono anni che segnaliamo il degrado che dobbiamo subire per colpa degli sfasciaccarozze della zona, ma nessuno ci dà retta. Queste strutture oltre al degrado sono un danno per il traffico"

A Roma da una settimana non si parla d'altro. Dopo l'incendio che domenica scorsa ha spaventato l'Appia, i romani si sono accorti di avere dietro l'angolo delle possibili bombe ad orologeria, 130 per la precisione, chiamate, a seconda del folklore e della romanità più o meno spinta, smorzi, sfasci, autodemolitori, sfasciaccarrozze, rottamatori. Ci sono dei romani però che della presenza  degli “sfasci” si sono accorti da tempo, denunciando la loro pericolosità, e in molti casi abusività, a tutte le istituzioni possibili.

Stiamo parlando dei residenti di Torre Spaccata, territorio a sud est della Capitale ai limiti della Togliatti, a cavallo tra settimo e ottavo municipio. A loro basta aprire la finestra, andare a fare una passeggiata, stare fermi in fila con l'auto per avere a che fare con smorzi e sfasciaccarozze a cielo aperto. E dire che proprio in quella zona dovrebbe sorgere il parco più grande della Capitale, il Parco di Centocelle. Centoventicinque ettari sottoposti a vincolo archeologico e ambientale che però, per colpa del Casilino 900, degli stessi sfasci e di un degrado via via imperante non vede mai la luce. Un danno anche economico e di immagine per una zona, a cavallo tra quartieri come Quadraro, Centocelle, Don Bosco e appunto Torre Spaccata, che godrebbe di tutt'altra considerazione in assenza di tali problematiche.

sfasci-casilino900_2_2Noi pensiamo si possa parlare di disastro annunciato”, esordisce il presidente del Comitato di Quartiere Torre Spaccata Bruno Di Venuta in merito all'incendio di domenica scorsa. “Abbiamo segnalato la pericolosità degli sfasci a tutti quelli che potevamo: prefetto, carabinieri, Comune, Municipio, polizia. Tutti, ma di risposte sinora ne abbiamo ricevute ben poche. Ci voleva quanto successo domenica per destare l'attenzione sull'argomento”.

Di Venuta ci racconta l'impatto degli autodemolitori sul quartiere: “Gli incendi sono frequenti. Probabilmente non raggiungono le dimensioni di quello della scorsa domenica, ma qui in zona abbiamo spesso a che fare con questi depositi che vanno a fuoco. Oltre a questo però c'è anche l'impatto visivo. Basta aprire la finestra per trovarsi davanti uno spettacolo indecoroso: lamiere su lamiere, gettate su un'area che dovrebbe essere protetta”.

Il degrado degli sfasci si unisce a quello del Casilino 900. Aggiunge Di Venuta: “I roghi quotidiani nei campi rom, contro cui spesso abbiamo protestato, spesso vedono bruciare macchine. Spesso gli stessi rom vanno a saccheggiare queste strutture, con tutto quello che poi ne deriva”.

Gli sfasci hanno pesanti ripercussioni anche sul traffico. “La Togliatti”, incalza Di Venuta, “è una strada che in certi orari, pur essendo larghissima e a tre corsie, diventa della larghezza di poco più di una. Passi per il corridoio della mobilità che prende una corsia, ma è assurdo vedere file di clienti che si accalcano sulla strada per recarsi dallo sfascio di turno”.

Sul piano concordato questa settimana da Regione, Provincia e Comune e che prevede lo spostamento entro l'anno del 50% degli sfasci fuori dal Raccordo Di Venuta commenta: “Spero non si risolva nel solito annuncio spot. Sono anni che si promette questo spostamento, ma non arriva mai. C'era un accordo del 2008 che aveva individuato 6 aree e che poi non è stato messo in atto perchè dicono l'Infernaccio è diventata riserva naturale. Inutile dire che siamo contenti per l'Infernaccio, ma mi chiedo: perchè non portare avanti quel piano per le restante 5 aree?”.

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