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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Atac, i debiti e il piano di ristrutturazione: in arrivo sacrifici per i lavoratori

La relazione dell'assessore Improta ha fatto emergere la drammatica condizione delle casse dell'azienda. La prossima settimana, incontro in Campidoglio con i sindacati

Giornata di “cambiamento radicale”, per usare le parole del sindaco Marino, ma anche di allarme per l'azienda capitolina dei trasporti, l'Atac. Dopo l'annuncio di questa mattina dell'assessore alla Mobilità Improta, oggi pomeriggio l'ufficializzazione della nomina di Danilo Broggi, ad di Poste Assicura, ad amministratore delegato da parte dell'assemblea dei soci. Anche il cda è pronto.

Questa mattina, però, la riunione congiunta delle commissioni Trasporti e Bilancio, è stata anche l'occasione per fare il punto sulla situazione economico, finanziaria e organizzativa dell'azienda. E i dati forniti dall'assessore Improta sono tutt'altro che rassicuranti e delineano la necessità di mettere in campo una cura da cavallo per la municipalizzata. 744 milioni di euro di debiti e oltre 200 milioni di disavanzo stimati per la fine del 2013. Di questi, 417 verso i fornitori e 326 verso i sistemi bancari.

I primi a 'temere' possibili tagli, ridimensionamenti o radicali cambiamenti sono proprio i lavoratori. L'assessore Improta ha accennato di “minore produzione chilometrica” rispetto al contratto di servizio (104 chilometri a vettura rispetto ai 120 contrattualizzati). Ha poi parlato di “indicatori di produttività aziendale peggiorati” scagliandosi contro una “crescita anomala di assenteismo per malattie e permessi” e “accordi sindacali che hanno peggiorato la performance”. Di fronte a una perdita di esercizio che dal 2010 al 2012 è stata superiore ai 650 milioni di euro, uno dei problemi più rilevanti è proprio il fatto che Atac “non riesce ad onorare i volumi di produzione previsti dal contratto di servizio con l'amministrazione comunale, in particolare quella del trasporto di superficie”.

Pochi lavoratori in strada e troppi negli uffici, sembra essere la linea dettata per una “ristrutturazione” auspicata da più parti che impone un vero e proprio 'riequilibrio del personale'. Servono più autisti e addetti alla manutenzione. E, rispetto a questa carenza, gli amministrativi sono invece in abbondanza. Non sarebbe la prima volta che nelle stanze di via Prenestina si tenta questa operazione, ma senza successo. L'obiettivo affiorato dalle valutazioni emerse nel corso della giornata è quello di uno 'spostamento' di personale. L'ipotesi è che si tratti addirittura di qualche centinaio di persone. Una sorta di 'riconversione' dei dipendenti, da indirizzare verso le i settori che presentano pesanti carenze di organico. La sfida più difficile però è quella di portare avanti questa operazione, evitando i licenziamenti. E tra i lavoratori inizia già a serpeggiare qualche preoccupazione.

Il nodo è caldo, anche se non è stato affrontato direttamente nella seduta di commissione di oggi, è già stato messo all'ordine del giorno della prossima settimana. La presidente della commissione Mobilità, Anna Maria Cesaretti, ha avanzato rassicurazioni a riguardo annunciando la convocazione “delle organizzazioni sindacali per avviare un confronto sul nuovo assetto di Atac, al fine di salvaguardare i livelli occupazionali e il carattere pubblico dell'azienda”. Anche Enrico Gasbarra, segretario del Pd laziale ha lanciato segnali distensivi: i dipendenti “non possono pagare gli errori di altri” ha affermato augurandosi “un grande piano di risanamento e di rilancio” dell'azienda. “Sono sicuro che la nuova dirigenza saprà rasserenarli e valorizzarli”.

Più uomini 'in strada' anche per il settore dei controllori. Su 118 'verificatori' in organico solo 83 sono idonei e in media, solo 70 sono effettivamente operativi. Per mettere in campo “una politica di contrasto all'evasione”, come affermato dallo stesso Improta, serve quindi “un rafforzamento dell'organico”.

E se la questione della privatizzazione, “non è all'ordine del giorno”, per i prossimi mesi in progetto c'è una forte spinta alla 'valorizzazione' degli ex depositi di proprietà dell'azienda che potrebbe valere parecchie centinaia di milioni di euro. La delibera comunale che predispone il piano di vendita è già stata approvata dall'amministrazione Alemanno. Ma da questo piano di alienazioni l'azienda non “ha fatto cassa”.
 

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