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Cronaca Prenestino / Via Mario Ugo Guattari

Sorelle bruciate vive a Centocelle, prese in Bosnia altre due persone

Nei giorni scorsi a Torino erano stati arrestati dalla Squadra Mobile di Roma altri due coautori dello stesso reato

Si chiude il cerchio nelle indagini relative all'omicidio delle tre sorelle rom bruciate vive in un camper a Centocelle lo scorso 10 maggio. Sono stati infatti individuate ed arrestate altre due persone accusate di essere coatuori del reato che sabato ha portato all'arresto di altre due persone. A finire in manette altri due Seferovic, Renato e Jonson. 

Il fermo  a Bosanka  Gradiska, località a circa 40 km da Banja Luka. Ad eseguirlo la polizia bosniaca. Renato e Jonson Seferovic sono stati individuati a seguito di attività investigative condotte dalla Polizia di Stato Squadra Mobile di Roma che, in stretta collaborazione con lo S.C.I.P. , Servizio cooperazione internazionale di polizia, ha seguito le loro tracce fino in  Bosnia. Lo stesso servizio ha avviato  uno scambio informativo con il collaterale servizio bosniaco al fine di addivenire alla loro cattura, richiedendo in tal senso l'accredito di  personale della  Squadra mobile romana presente sul posto  al momento della cattura con l'ufficiale di collegamento del competente Dipartimento della P.S.

Il provvedimento restrittivo è stato adottato anche per fini estradizionali e la posizione dei due fermati è ora al vaglio delle autorità bosniache. Sabato scorso a Torino erano stati arrestati dalla Squadra Mobile di Roma altri due coautori dello stesso reato.

Sorelle Halilovic bruciate nel camper 

La tragedia si consumò la notte del 10 maggio 2017, all’interno del parcheggio del centro Commerciale Primavera di piazza Mario Ugo Guatteri, si è sviluppato l’incendio di un camper in sosta con all’interno un nucleo familiare composto da 13 persone. A seguito dell’incendio, che ha totalmente combusto il camper, sono decedute le tre sorelle che non hanno fatto in tempo ad uscire dal veicolo.

Faida tra famiglie rom

Sin dai primi esiti dell’attività di indagine, basata tra l’altro sull’assunzione di informazioni testimoniali, analisi di impianti di videosorveglianza presenti nell’area interessata e l’espletamento di attività tecnica, è subito emerso che quanto accaduto era da ricondursi a problematiche esistenti tra il nucleo familiare Halilovic ed uno dei Seferovic, maturate all’interno della baraccopoli di via Salviati.

Episodi precedenti all'omicidio plurimo

A seguito di tali problematiche il padre delle tre vittime era da tempo entrato in forte contrasto con alcuni Seferovic. Infatti, l’omicidio del 10 maggio è stato preceduto da alcuni episodi di litigi e danneggiamenti, sintomatici del clima esistente fra i citati nuclei familiari. Pertanto, l’attività investigativa è stata indirizzata nei confronti del nucleo familiare dei Seferovic ed ha consentito di ricostruire la dinamica dei fatti accaduti il 10 maggio nonché degli eventi avvenuti nei giorni precedenti.

Lite per problemi economici

Le indagini hanno confermato quanto emerso nell’immediatezza, infatti è risultato che il nucleo familiare dei Seferovic dimorante presso il campo nomadi di Tor Sapienza, era da tempo in contrasto con il padre delle vittime per motivi economici.

Primo episodio incendiario

Tali contrasti hanno portato ad un primo episodio incendiario avvenuto lo scorso 5 maggio, allorquando in via Romolo Balzani i fratelli Seferovic Serif ed Andrea hanno lanciato due ordigni incendiari contro il camper della nonna delle vittime, ivi parcheggiato, che in pochi secondi facevano divampare un incendio di vaste proporzioni che distruggeva completamente il suddetto camper e danneggiava alcune vetture parcheggiate nei pressi.

Il Fiat Ducato bianco

Il successivo 10 maggio poi, in seguito ad una serie di ulteriori episodi sintomatici della tensione creatasi tra i due nuclei familiari il Serif Seferovic, unitamente ad altri due individui, a bordo di un furgone Fiat Ducato di colore bianco da lui condotto, si è recato in piazza Guattari con lo scopo di porre in essere l’azione omicidiaria.

Dalla Bosnia a Torino

Non appena commesso il fatto, il nucleo familiare si è immediatamente allontanato dal territorio nazionale per rifugiarsi in Bosnia. In seguito, i fratelli Serif ed Andrea hanno fatto ritorno in Italia, stabilendosi nella città di Torino.

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