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Cronaca

Traffico di rifiuti, arrestato Manlio Cerroni: con lui in manette sei persone

Le accuse sono di associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti. A finire in manette anche il presidente della Regione Lazio Bruno Landi

Associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti. Questa la pesante accusa per la quale sono finite in manette sette persone arrestate dai carabinieri del Noe di Roma nell'ambito dell'inchiesta sulla gestione dei rifiuti del Lazio. Tra loro anche il proprietario della discarica di Malagrotta, Manlio Cerroni, chiusa dopo oltre trent'anni di attività il primo ottobre dello scorso anno. Oltre agli arresti, le forze dell'ordine hanno provveduto al sequestro di più di 18 milioni di euro a società del gruppo Cerroni che gestiscono la discarica romana e quella di Albano Laziale. In totale i carabinieri del Noe e la Guardia di Finanza hanno eseguito anche ventidue perquisizioni.

GLI ARRESTI - In manette, oltre al patron della 'monnezza' romana anche l’ex presidente della Regione Lazio Bruno Landi, secondo l'ordinanza organizzatore dell'associazione e stretto collaboratore dell'imprenditore nonché 'cerniera' fra il gruppo Cerroni e le strutture politico-amministrative della Regione Lazio. Gli altri arrestati sono Luca Fegatelli, fino al 2010 a capo della Direzione regionale Energia, il manager Francesco Rando, ingegnere, amministratore unico di molte imprese riconducibili a Cerroni e storico collaboratore dello stesso, l’imprenditore Piero Giovi, socio di molte imprese riconducibili all'avvocato di Pisoniano, Raniero De Filippis e Pino Sicignano, preposto all'impianto di trattamento meccanico biologico e supervisore delle attività operative condotte del Gruppo Cerroni ad Albano Laziale presso la Pontina Ambiente. I destinatari delle ordinanze di custodia cautelare si trovano tutti ai domiciliari.

I REATI - Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse per i reati di associazione per delinquere (416 c.p.), traffico di rifiuti (260 D. lgs. 152/2006), frode in pubbliche forniture (356 c.p.), truffa in danno di enti pubblici (640 c.p.), falsità ideologica commessa da pubblici ufficiali in atti pubblici (479 c.p.) nei confronti di Manlio Cerroni, noto imprenditore del settore dei rifiuti.

L'INCHIESTA - Ecco i nomi dei 21 indagati COLARI - "Grazie a noi Roma non è come Napoli" FILONE 1 - Impianti di trattamento di Albano FILONE 2 - L'inceneritore di Albano FILONE 3 - Monti dell'Ortaccio FILONE 4 - I rifiuti di Anzio e Nettuno VIDEO - Quando Cerroni diceva: "Io benefattore"

'FATTI GRAVI' - L'ordinanza coercitiva parla di “fatti di inaudita gravità anche per le dirette implicazioni sulla politica di gestione dei rifiuti e per le ricadute negative sulla collettività”. Nell'ordinanza si scrive infatti dell'esistenza, a far data almeno dal 2008, di una stabile struttura organizzativa 'informale' sovrapposta a quella formale delle società relative al gruppo imprenditoriale guidato da Manlio Cerroni, secondo quanto emerso soprannominato 'supremo' dagli stessi sodali, avente un indeterminato programma criminoso e un assetto variabile secondo le attività svolte, le vicende della vita o i cambiamenti all'interno dell'apparato politico-amministrativo.

LE INDAGINI - Le indagini sono state condotte dai militari del Noe (Nucleo operativo ecologico) diretti dal colonnello Sergio De Caprio, anche noto come 'Ultimo' (che nel 1993 catturò Totò Riina), e coordinati dal capitano Pietro Rajola Pescarini. I provvedimenti eseguiti oggi dai militari sono scaturiti dalla ordinanza emessa dal G.I.P. Massimo Battistini. Diversi i filoni di indagine sviluppati dai militari dei N.O.E. e dalla Sezione Operativa Centrale dal 2008 sino ad oggi a cui ha collaborato anche la Procura della Repubblica di Velletri.

PERQUISIZIONI - Nella stessa operazione di Polizia sono state eseguite ventidue perquisizioni locali presso i domicili e gli uffici dei soggetti indagati, presso le sedi delle diverse imprese del gruppo Cerroni nonché numerose perquisizioni personali e locali a carico di altri indagati.

SEQUESTRO - Gli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Roma stanno procedendo al sequestro, per equivalente, della somma complessiva di euro 18.890.923,33 alle società E.GIOVI srl (gestore della discarica di Malagrotta) e Pontina Ambiente srl (gestore della discarica di Albano Laziale), provento dei reati di traffico di rifiuti.

LA RICOSTRUZIONE - Secondo quanto si apprende dall'ordinanza, accanto al nocciolo duro vi è la presenza di altri soggetti che si associano a vicende specifiche. Subito sotto Cerroni, nella piramide organizzativa, si trovava Landi in 'qualità' di organizzatore, secondo gli inquirenti in grado di condizionare l'attività dei vari enti pubblici coinvolti nella gestione del ciclo dei rifiuti nel Lazio, a partire dalla Regione sino all'Arpa, al fine di consentire al gruppo imprenditoriale riconducibile a Cerroni di realizzare e mantenere un sostanziale monopolio nella gestione dei rifiuti solidi urbani prodotti dai comuni delle varie aree territoriali ottimali.

IL SODALIZIO - L'esistenza e il funzionamento di tale sodalizio criminale costituito da soggetti privati (Cerroni, Landi, Rando, Giovi, Sicignano), pubblici funzionari (il deceduto Arcangelo Spagnoli, Luca Fegatelli) e politici (tra cui il deceduto Mario Di Carlo, Giovanni Hermanin de Reichfield e Giovannetti Romano, quest'ultimo segretario particolare dell'ex assessore Pietro di Paolantonio) è stata nel tempo monitorata dagli investigatori e ricostruita grazie all'utilizzo massiccio di intercettazioni telefoniche, all'assunzione di sommarie informazioni testimoniali, a corpose acquisizioni documentali, ad accurate consulenze tecniche.

QUATTRO FILONI - Quattro i filoni di indagine scaturiti da queste attività. Il primo, già al vaglio della procura di Velletri, riguarda la gestione dell'impianto di raccolta e trattamento rifiuti di Albano Laziale da parte della Pontina Ambiente. Secondo l'accusa solo una parte dei rifiuti era destinato al termovalorizzatore e il resto andava in discarica con la realizzazione di un ingiusto profitto derivante dalla differenza tra quanto percepito per il trattamento dei rifiuti e quanto effettivamente speso (11 milioni di profitto in sei anni). Inoltre per la Procura il termovalorizzatore di Albano Laziale fu autorizzato nonostante la presenza nell'area di un impianto già operante a Colleferro ma che non appartiene a Cerroni. Altro punto riguarda la realizzazione di un invaso per un discarica in località Monti dell'Ortaccio, prima opzione del post Malagrotta. Qui, secondo l'accusa, il gruppo Cerroni realizzava la struttura di una futura discarica (circa 3 milioni di metri cubi), smaltendo poi le rocce e terre da scavo (da qualificarsi come rifiuti) all'interno della discarica di Malagrotta, operazione che ha generato un profitto per le casse della E. GIOVI (impresa riconducibile al gruppo Cerroni) stimato in non meno di 8 milioni di euro. Infine Cerroni ed il suo storico collaboratore Landi, con la complicità di funzionari della pubblica amministrazione, facevano in modo da impedire alla concorrente Rida Ambiente di accedere allo smaltimento dei rifiuti nei comuni di Anzio e Nettuno a favore della Pontina Ambiente.

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