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Cronaca

Fiumicino, fatture false: arrestati tre funzionari della dogana dell'aeroporto

Sono accusati di falsità ideologica in atti pubblici, tentata truffa aggravata ai danni dello stato e corruzione

I Carabinieri della Compagnia Aeroporti di Roma con l’ausilio del Servizio Antifrode dell’Agenzia delle Dogane “Roma 2” hanno dato esecuzione a un’ordinanza che dispone la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di tre pubblici ufficiali dell’Agenzia dell’Aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino, facenti parte di un sodalizio criminale internazionale, operante nello scalo aeroportuale di Fiumicino e nel comune di Roma. L'ordinanza è stata emessa dal G.I.P. del Tribunale di Civitavecchia, su richiesta della locale Procura della Repubblica. I reati contestati sono: falsità ideologica in atti pubblici, tentata truffa aggravata ai danni dello stato e corruzione. 

I tre funzionari apponevano il timbro doganale, autorizzando alcuni cittadini cinesi al rimborso IVA su delle fatture relative a merce, per lo più capi di abbigliamento, scarpe e borse di note griffe, acquistata in Italia e fittiziamente destinata all’esportazione in Cina. I tre funzionari arrestati dai Carabinieri, rispettivamente di 58, 61 e 62 anni sono stati sottoposti al regime degli arresti domiciliari presso la loro abitazione.

Le indagini svolte dai Carabinieri hanno consentito di accertare che gli arrestati, su richiesta dei cittadini cinesi, omettevano di controllare i requisiti che il viaggiatore avrebbe dovuto possedere al fine di ottenere il citato rimborso IVA. Precisamente, non controllavano la merce oggetto della fattura e non verificavano l’esistenza di un biglietto aereo valido con destinazione verso un paese che si trova al di fuori della Comunità Europea.

Addirittura in un caso gli investigatori dell’Arma hanno accertato che un cittadino cinese nel giorno in cui ha ottenuto l’autorizzazione al rimborso IVA presso lo scalo aeroportuale di Fiumicino, di fatto si trovava all’estero a bordo di un aereo facente tratta cinese tra Wenzhou e Pechino.

Già nel corso delle indagini, nel luglio del 2016 i carabinieri avevano arrestato uno dei funzionari doganali e una cittadina cinese in flagranza del reato di corruzione. Il pubblico ufficiale infedele è stato, infatti, sorpreso mentre riceveva la somma di 6600 euro in cambio di 42 fatture timbrate. Oltre alla donna arrestata sono stati identificati altri 23 cittadini cinesi, iscritti nel registro degli indagati, che nel tempo grazie alla complicità dei funzionari corrotti hanno tentato di truffare lo Stato italiano provando a farsi autorizzare il rimborso IVA per numerose fatture.

Durante l’indagine sono state bloccate circa 40.000 fatture ingiustamente autorizzate, tutte emesse tra il 2014 e il 2016, per un valore complessivo di 2.260.000 euro che se fossero state effettivamente rimborsate avrebbero prodotto un danno erariale allo Stato Italiano di circa 500.000 euro. I provvedimenti sono scaturiti a conclusione di una complessa attività investigativa, avviata nel mese di marzo 2016, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Civitavecchia, dopo la segnalazione di alcune fatture sospette da parte del Servizio Antifrode della dogana.

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