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Cronaca

Fiorito in carcere, Gip: “Si è appropriato di un milione e 300 mila euro”

Nell'ordinanza figurano fatture distrutte, movimenti di soldi da milioni, bonifici sospetti e acquisti di una villa e auto coi soldi del Pdl

Immagini quasi da film se non fosse che il protagonista è Franco Fiorito, ex capogruppo regionale del Pdl e tutt'ora presidente della commissione bilancio al consiglio regionale.
Questa mattina Fiorito è stato arrestato dagli uomini della Guardia di Finanza in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Roma, su richiesta della Procura della Repubblica. Così, per l'ex capogruppo si sono aperte le porte del carcere di Regina Coeli.

L'ARRESTO E LE ACCUSE – L'accusa è di peculato ed era già stata formulata nei giorni scorsi portando poi allo scandalo nella Regione Lazio, il cosiddetto Laziogate, e alle dimissioni del presidente Renata Polverini. L'arresto è avvenuto perché la Procura di Roma ritiene che ci sia pericolo di fuga, inquinamento delle prove e di reiterazione del reato.
Fiorito è accusato di essersi appropriato di un milione e 300 mila euro, dai fondi destinati al gruppo consiliare alla Pisana del Popolo della Libertà. Inoltre, secondo quanto scrive il Gip del tribunale di Roma nell'ordinanza di custodia cautelare, avrebbe messo in atto un "inquinamento probatorio" attraverso "il depistaggio mediatico nei confronti dei testimoni a suo carico".

OSTACOLI ALLE INDAGINI - Nell'ordinanza viene anche contestato a Fiorito di "non essere stato prontamente reperibile" in occasione della perquisizione del 14 settembre scorso. In quell'occasione, è detto nel provvedimento, i finanzieri non hanno infatti trovato la documentazione sottratta al gruppo Pdl della Regione, che invece lo stesso ex capogruppo ha consegnato ai magistrati 5 giorni dopo.

FATTURE NEL TRITACARTE - Inoltre, frammenti di fatture destinate al gruppo consiliare del Pdl sono stati ritrovati nel tritacarte e nella pattumiera dell'abitazione" di Fiorito. Lo scrive ancora il Gip nell'ordinanza. Dunque Fiorito, che disponeva "liberamente della documentazione che custodiva", avrebbe di fatto manipolato o distrutto parte della stessa.
La documentazione, si legge nell'ordinanza di custodia cautelare, ha come oggetto "cravatte di seta, sciarpe in lana-seta e portadocumenti in pelle". Sempre il Gip contesta a Fiorito "di non essere stato prontamente reperibile in occasione della perquisizione del 14 settembre scorso". Quel giorno, è scritto nel provvedimento, "la Guardia di Finanza non ha trovato la documentazione sottratta al gruppo Pdl della Regione, che invece lo stesso ex capogruppo ha consegnato cinque giorni dopo".

SOLDI MOVIMENTATI – Quindi l'ordinanza specifica l'ammontare dei soldi che Fiorito avrebbe accumulato: Sono 193 i bonifici, per 1,380 milioni di euro, finiti sui suoi conti. La somma, per i pm, è stata sottratta dal conto del gruppo Pdl. Complessivamente Fiorito avrebbe movimentato, in due anni, 6 milioni di euro.  Dei sei milioni per l'attività del gruppo consiliare movimentato da Franco Fiorito negli ultimi due anni, 4 milioni sarebbero di soli bonifici. Di questi, 1 milione e 380 mila euro sarebbero finiti nei conti personali dell'ex capogruppo. In base a quanto accertato, inoltre, Fiorito avrebbe indirizzato nei conti all'estero, aperti in Spagna, circa 350 mila euro mentre poco più di un milione sarebbe stato girato nei conti correnti italiani.
Ora l'attenzione di investigatori si incentra su circa 4 milioni e 600 mila euro. L'arresto di Fiorito, infatti, non coincide con la conclusione delle indagini della Procura di Roma che proseguono con ulteriori accertamenti sul denaro "gestito" dall'ex capogruppo. Dei sei milioni movimentati negli ultimi due anni gli inquirenti si stanno concentrando in primo luogo sui 2,6 milioni euro in bonifici diretti a terzi e su altri due milioni fuoriusciti dai conti attraverso assegni, contanti e carte di credito.

Al momento sul registro degli indagati, oltre a Fiorito, restano iscritti per concorso in peculato i due ex caposegreteria, Bruni Galassi e Pierluigi Boschi. I due, sentiti come testimoni il 17 settembre scorso, si difesero affermando di aver eseguito solo ordini che gli venivano dati. I pm vogliono verificare la gran massa di bonifici fatti verso terzi tra cui ci sono anche i 4 emessi, per un totale di 7 mila euro, in favore dell'ex fidanzata di Fiorito, Samantha Reali.

BANCOMAT, ASSEGNI E CARTE DI CREDITO – Ma come venivano movimentati tutti questi soldi? Secondo i pm, da parte dell'ex capogruppo c'è stato un "utilizzo incontrollato" di carte di credito, carte bancomat e assegni, tanto che "molte spese, per quanto si è finora potuto verificare, non trovano corrispondente giustificazione contabile". Per quanto riguarda gli assegni emessi sul conto corrente del Pdl, è scritto nell'ordinanza, "i numeri sono imponenti" perché "vi sono oltre 130 assegni per un valore complessivo di euro 369.149,10".

Le carte di credito/debito, invece, "sono state utilizzate per un totale di euro 184.400 e sono stati accertati prelevamenti di contante allo sportello per euro 121.350 e prelevamenti con carta bancomat per un totale di euro 26.804".
Si tratta "evidentemente - prosegue il Gip - di cifre la cui somma è di molto superiore a quella di euro 237.898,95 che risulta dai 51 documenti fiscali, peraltro non rinvenuti in occasione delle perquisizioni, ma prodotti dallo stesso Fiorito in sede di interrogatorio e contenuti nella cosiddetta
cartellina 'spese del gruppo', relativamente al periodo 22.12.2010-2.8.2012". Con quei soldi, dice Fiorito allo stesso pm durante l'interrogatorio, sono stati ad esempio "verosimilmente" acquistati "accessori per bagno impiegati nella sede del partito di Anagni e Frosinone e... stoffa per le tende da
apporre nelle medesime sedi". "Come se gli arredi di una sede locale del partito politico - chiosa il Gip - corrispondano agli scopi istituzionali del gruppo consiliare istituito presso il consiglio
 regionale della regione Lazio".

SOLDI ALLA STAMPA PER LA “GUERRA POLITICA” - Secondo il Gip Stefano Aprile, Fiorito ha utilizzato, in particolare, alcune fatture per "formare dossier riguardanti i suoi più diretti avversari politici nell'ambito del Gruppo consiliare e consegnarli agli organi di informazione".
Il gip nell'ordinanza scrive anche che la fattura riguardante una prestazione effettuata dal Gruppo consiliare, e per la quale sta indagando la procura di Viterbo, è "correttamente pagata per l'importo originario e non per quello alterato e che l'intera documentazione era nella disponibilità di Fiorito". Da ciò, desume il giudice, "Fiorito o i suoi correi hanno alterato la fattura regolarmente saldata e l'hanno consegnata alla stampa per avviare la campagna di fango" nella faida interna al Pdl.

 

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