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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Taroccavano Cud e buste paga: smantellata banda che così faceva truffe milionarie

E' stata arrestata la mente del sodalizio e denunciate 56 persone. Le indagini sono partite da una denuncia presentata dall'amministratore di una società raggirata di Roma

Una truffa milionaria ai danni di società finanziarie. Un meccanismo ormai oliato quello di una banda e del suo capo. Il sodalizio ricorreva alle persone in difficoltà economiche, prive di protesti e di altre situazioni pregiudizievoli, per disporre delle controparti utili alle richieste di finanziamento indirizzate a società finanziarie, cui veniva promesso, in contropartita, il 10% della somma erogata in prestito.

UN ARRESTO E 56 DENUNCE - Una banda specializzata, quindi nelle truffe ai danni di operatori finanziari che è stata sgominata dai Finanzieri del Comando Provinciale di Roma. I militari, dopo laboriose indagini, hanno arrestato la mente del sodalizio e denunciato 56 persone, accusate, a vario titolo, di "associazione a delinquere, truffa ai danni di società finanziarie e uso di atti falsi".

Un giro d'affari milionario quello realizzato dal sodalizio che aveva preparato tutto alla perfezione assegnando ruoli e compiti precisi ai vari membri, con tanto di professionisti e figure varie incaricate del procacciamento e della conclusione degli affari.

LA DENUNCIA - Gli accertamenti delle Fiamme Gialle del I Gruppo Roma, sotto la direzione ed il coordinamento della Procura della Repubblica di Roma, sono partiti da una denuncia presentata dall'amministratore di una società raggirata di Roma, con cui erano stati sottoscritti "quattro contratti di cessione del quinto dello stipendio" da altrettanti lavoratori di due società, i cui rapporti con queste erano in realtà inesistenti.

>>> LE IMMAGINI DELL'ARRESTO DEL CAPO BANDA <<<

COME AVVENIVA LA TRUFFA - L'artificio consisteva nel predisporre false buste paga e Certificati Unico Dipendente, così detto Cud dal 2015 poi Certificazione Unica, con cui "le società venivano indotte in errore facendo affidamento sul rapporto di lavoro e sull'entità dello stipendio".

Gli organizzatori delle truffe avevano pensato bene, secondo gli inquirenti, di "domiciliare presso i propri uffici le sedi delle imprese fasulle a nome delle quali veniva rilasciata la falsa documentazione" e, per rendere più credibile l'esistenza dei rapporti con i fantomatici datori di lavoro, veniva "simulato addirittura l'interessamento, con un trasferimento di chiamata, dell’ufficio deputato alla gestione del personale". Quarantadue sono i casi di raggiro accertati, per cifre che oscillavano tra i 10mila e i 30mila euro l'una, per un totale di oltre un milione di euro

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